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“Fai da Te” - Gli antialga estremi

(Testo e foto di Loris Ferrari 10/02)

Ci sono ambienti talmente difficili che anche utilizzando artificiali muniti di antialga in nylon non consentono più di otto, dieci lanci prima di impigliare comunque da qualche parte o peggio, perdere l’artificiale.

Mi riferisco ad esempio alle foreste di alberi sommersi, alle ramaie ed alle legnere, alle strutture artificiali formate dall’uomo con grossi massi sovrapposti (e magari tenuti assieme dalla rete metallica… insomma a tutti quegli ostacoli davvero tosti in cui possono imbattersi gli artificiali, mentre nuotano zigzagando o frullando, alla ricerca del predatore.

I pesci più grossi però, proprio in questi difficili ambienti hanno eletto le loro tane, vi stazionano quasi tutto l’anno (riproduzione esclusa), perché in gioventù, nelle acque aperte, hanno avuto sicuramente brutte esperienze.

L’altro motivo è dato dal fatto che nascondendosi il più possibile alla vista delle potenziali prede di passaggio, dietro ad ostacoli solidi, si sentono a loro volta più protetti dalle insidie portate principalmente dall’uomo, riuscendo maggiormente a sferrare attacchi vincenti ed ottimizzando le risorse energetiche.

Se vogliamo insidiarli con continuità e con successo, dobbiamo perciò rischiare il tutto per tutto e portare proprio in quelle zone a “pascolare” i nostri artificiali.

Una delle esche di maggior successo ed antialga, utilizzata in tutto il mondo è sicuramente il Jigs piombato e munito di ciuffo di filamenti in nylon.

E’ sicuramente un’esca tremendamente efficace, che è stata ampiamente trattata in altre pagine del sito; oggi invece vi insegnerò a costruire robusti antialga da applicare alle ancorette ed agli ami di due noti artificiali, come i rotanti e gli spinnerbaits.

Diventa quindi importantissimo, non solo salvare il ns. artificiale dalle insidie degli ambienti più ostici, ma altrettanto importante, ai fini delle catture, è che il ns. artificiale non diminuisca le possibilità di rimanere adescante, riuscendo a passare indenne fra gli ostacoli del fondale, senza sporcarsi né caricarsi di erbe ed alghe.

Se anche riuscissimo a salvare l’artificiale, ma lo agganciassimo ogni due lanci fra gli ostacoli, non otterremmo altro risultato che spaventare tutti i pesci del circondario, mettendo tutto il branco in allarme.

Gli antialga che vi propongo, non sono indirizzati alla cattura di trotelle, cavedanelli od altri piccoli pesci ma sono indirizzati a grossi esemplari di Bass, Sandre, Lucci e Siluri che hanno eletto le loro tane in posti davvero impossibili.

L’antialga “estremo” per le ancorette:

E’ un antialga conosciuto da anni e semplice da costruire, ma preferisco riproporlo per farlo conoscere alle nuove leve dello spinning.

Basta prendere tre pezzetti di acciaio inox dello 0,40 o dello 0,60 lunghi sui 4 centimetri.

Ad un centimetro da una delle estremità, occorre fare una piega secca a quarantacinque gradi con le pinze a becco lungo e poi infilarli dentro all’occhiello dell’ancoretta, badando bene che ogni ferretto finisca nelle scanalature centrali del corpo dell’ancoretta stessa, fra una saldatura e l’altra.

Tenendo fermi i tre ferretti con una mano, si inizierà ad avvolgerci del comune filo ritorto da legature (io uso il colore rosso, ma immagino vada bene qualsiasi tinta), fino ad avvolgere tutto il gambo dell’ancoretta.

Ora con alcune gocce di Attack distribuite con la punta di uno stuzzicadenti, fissiamo la legatura.

Io poi per irrobustire il tutto, avvolgo anche il gambo con filo di rame sottile.

Una volta finita l’operazione di fissaggio, con le mani posiziono correttamente i ferretti sopra le punte dell’ancoretta e poi sempre utilizzando le pinze, faccio una piega parallela all’amo che poi taglio a misura tenendo solamente un paio di millimetri.

Queste operazioni non impediscono poi il fissaggio ulteriore di un fiocco di lana (rosso, giallo, arancio…) o di un ciuffo di piume o di pelo per aumentare il volume dell’artificiale e migliorarne il lancio.

Teniamo poi conto che il ciuffo bagnato, sposta il peso verso il fondo dell’artificiale, migliorando la rotazione anche ai bassi regimi di recupero.

 

La ricetta:

Si trattava in origine di un Martin 28 grammi che è stato alleggerito inserendo sul trave da 1 mm. d’acciaio inox,  una sferetta di piombo da 5 grammi, seguita da perline di plastica. L’antialga è stato formato da pezzetti di acciaio inox da 0,60 mm.

La foto dell’antialga terminato, penso che basti per fugare qualsiasi dubbio costruttivo.

Martin_antialga_acciaio.jpg (39794 byte)

In questo modo l’antialga diventa davvero tosto, solamente la pressione esercitata da grosse mandibole che si chiudono mentre sferrano l’attacco, riescono a piegare i ferretti metallici e quindi a permettere la presa degli ami dell’ancoretta. In tutti gli altri casi l’antialga consentirà di passare indenne fra gli ostacoli difficili. 

Questa robustezza ovviamente è nello stesso tempo la forza ma anche il limite di questo sistema. Appena le condizioni di pesca diventano più abbordabili, conviene passare ad artificiali muniti di antialga più morbidi, come quelli in nylon, appunto.

 

L’antialga “estremo” per gli Spinnerbait:

Già lo Spinnerbait è considerato comunemente un artificiale antialga eccellente, visto l’unico amo posizionato all’insù.

Negli ambienti descritti sopra però si riescono a perdere pure questi stupendi artificiali.

Questo succede perché urtando sugli ostacoli rigidi, si modifica repentinamente l’assetto di nuoto dell’artificiale, inclinandolo pericolosamente.

Spesso succede che l’amo così fuori assetto, riesca a far presa su un ramo o in mezzo ad una roccia, provocando la perdita dell’artificiale.

Ho allora adottato un antialga in acciaio inox che attraversa in alto il corpo dello spinnerbait, si aggancia all’inizio dell’armatura metallica e si va a fermare sull’amo con il principio del sistema a molla.

Si costruisce semplicemente tagliando un pezzo di acciaio inox dello 0,60 lungo una decina di centimetri.

Basterà inizialmente piegarlo in due parti uguali, con le pinze a becchi conici, badando bene di tenere una curvatura finale ampia, appena più grande della punta dell’amo da proteggere.

Con le pinze a becchi lunghi e piatti, bisognerà poi fargli una piega a ca. 3 millimetri dalla curvatura stessa, angolandola di ca. 45 gradi.

Ora posizionate la curvatura dell’acciaio a metà della punta dell’amo e con le mani arcuare leggermente le due estremità d’acciaio, tenendole unite, misurando la lunghezza occorrente per arrivare all’inizio della armatura metallica dello spinnerbait.

Più precisamente, arrivare ad un centimetro sopra l’inizio del piombo dello spinnerbait.

Determinata la giusta misura, tagliamo l’eccedenza delle due estremità con le tronchesi e pieghiamo l’ultimo mezzo centimetro inizialmente a ca. 90 gradi.

Spinner_antialga_pezzi.jpg (37328 byte)

Tenendo queste due parti unite, posizioniamole all’inizio della armatura vicino al piombo e tenendole ferme con una mano, iniziamo a legarle assieme all’armatura utilizzando il solito filo di cotone ritorto per legature o del filato di montaggio per la pesca a mosca.

Spinner_antialga_legatura_2.jpg (21023 byte)

Una volta terminata la legatura, con la punta di uno stuzzicadenti distribuiamo una goccia di colla cianocrilata su tutta la superficie, fino a fissare bene il tutto.

Spinner_antialga_pezzi_sfusi.jpg (29613 byte)

Appena essiccata la colla, potremo piegare definitivamente l’acciaio, per fare in modo chela protezione aperta rimanga sopra all’amo per almeno un centimetro.

Lo terremo in questa posizione anche durante il suo inutilizzo, per non far perdere le caratteristiche di elasticità all’antialga. Anche se a dire il vero, basta di nuovo forzare verso l’alto i due ferretti contemporaneamente, per ripristinare l’effetto “molla”.

Quando invece useremo l’artificiale a pesca, ci basterà fissare l’antialga sotto la punta dell’amo e questo sarà sufficiente a farlo diventare un ottimo “salvavita” ed antincaglio per l’esca stessa.

Spinner_antialga_finito.jpg (38729 byte)

Durante l’abboccata, il pesce schiaccerà verso il basso il sistema con relativa facilità esattamente come gli ami della Eagle Claw con ferretto, a cui liberamente mi sono ispirato.

La sequenza di costruzione illustrata dalle foto, chiarirà ogni eventuale dubbio.

Per chi fosse interessato a riprodurre questi artificiali, adatti particolarmente alla pesca degli esocidi e dei grossi bass, in mezzo a dostacoli solidi, fornisco volentieri i dettagli più importanti:

La ricetta:

Ho utilizzato un filo di acciaio inox da 1 mm. lungo una quindicina di centimetri.

Come zavorra ho utilizzato un’oliva di piombo forata da 15 grammi.

L’amo è di acciaio inox,ritorto, ad occhiello (Jaguar 6/0 tipo 528/R), che ho prima fissato all’occhiello dell’armatura con del sottile filo metallico zincato, per dargli la giusta inclinazione e poi con del mastice da marmisti verticale, color paglierino.

Dopo aver usato un primer epossidico a due componenti per il piombo, ho verniciato il corpo dell’artificiale e poi ho finito l’opera con la vernice bicomponente per legature KK1.

Le palette, le perline metalliche, i cavalierini e gli skirt utilizzati sono pezzi normalmente reperibili nei migliori negozi e venduti anche per corrispondenza.

L’unico accorgimento che ho adottato per lo spinnerbait a due palette è un cilindretto plastico cavo,lungo ca. 3 centimetri, ricavato dal corpo di un cotton fioc; serve a tener lontana la prima paletta dalla piega a “V” dell’artificiale, migliorandone, a mio parere, il nuoto durante le fasi di discesa sul fondo.

Noterete anche, che rispetto agli spinnerbait normalmente reperibili, ho volutamente tenuto lontano l’amo dalla piombatura.

Ho notato in questo modo, un aumento delle abboccate andate a buon fine; è perciò un accorgimento che consiglio a tutti.

Nell’attaccare l’artificiale al filo, non utilizzate girelle e moschettoni, perché non fanno altro che contribuire ad impigliare erbe od altri sedimenti, o peggio a far perdere l’artificiale, vanificando di fatto l’accorgimento dell’antialga.

Lo spinnerbait è un’esca che non ruota, l’uso della girella ed il moschettone è solamente una nostra pigrizia, impariamo a dedicare un minuto alla costruzione del nodo, ne guadagneremo sicuramente in termini di catture.

Se invece vorrete usare anche il cavetto d’acciaio, pescando il luccio, un piccolo anello di silicone basterà per non far scivolare all’indietro, lungo l’armatura, il moschettone.

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Conclusioni:

Può darsi che inizialmente valutiate con sufficienza questi metodi antialga perché siete già ampiamente soddisfatti dei vostri sistemi soliti.

Vi basterà però trovarvi in una delle situazioni che vi ho descritto in premessa per rendervi conto che certe volte ci si sente davvero impotenti di fronte a queste eventualità.

Oppure vi basterà perdere uno o più spinnerbait classici, sotto ad un groviglio di tronchi, come è successo a me quest’anno, per rimanere nel dubbio che forse oltre all’ostacolo c’era anche lo zampino di un grosso e smaliziato pesce…

A volte poi, percorrendo la riva di un fiume, ci si imbatte in un albero caduto in acqua.

Sarebbe un errore gravissimo, come fanno solitamente i principianti, aggirare l’albero e continuare i lanci di nuovo in acque aperte.

E’ molto meglio adottare uno di questi sistemi di “antialga estremi” e provare nella migliore posizione in cui vi siete imbattuti, ovvero lanciare nei pressi della base dell’alberto in acqua e dei grossi rami sommersi…nove volte su dieci avrete gradite sorprese!

Costruendovi e portando con voi qualcuna di queste esche “super protette” avrete un’arma in più per cercare di risolvere al meglio ogni situazione e non dovrete più saltare a piedi pari gli spot più promettenti…proprio quelli saltati dagli altri pescatori provvisti di esche classiche e canonicamente “nude”.

Tenetemi informato, scrivendomi via e-mail, sulle vs. esperienze pratiche in pesca, fatemi partecipe dei risultati raggiunti, segnalatemi eventuali vs. particolari avventure, e non fatemi mancare le vs. critiche ed osservazioni, mi serviranno per migliorare sempre di più il mio modo di vivere la pesca.

... in bocca alla balena ! ! !

Loris Ferrari

(per la e-mail vedi in home page)

 

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