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Come realizzare camere d'aria negli artificiali in resina Testo e foto di Francesco Costantini alisa Mastro Geppetto - Pubblicato Febbraio 2009
Quando ho iniziato ad usare la resina per
clonare i miei auto costruiti, ho avuto la fortuna di avere un maestro
telematico come Mr C. che, per mia gioia, è anche un mio caro amico:
Stefano. È stato grazie a lui se ho avuto la
possibilità di imparare rapidamente e facilmente a maneggiare le resine
e, soprattutto, ad avere qualche dritta e trucco per risparmiare tempo,
denaro e delusioni, e ci tengo a dire che, con ogni probabilità, molte
delle cose che scriverò in questo tutorial sono farina del suo sacco,
più che del mio. Detto questo, passo ad illustrarvi il
modo che uso per “alleggerire” gli artificiali in resina, poiché
tra questi e quelli in legno, c’è di mezzo una diversa galleggiabilità:
quando ho piombato il mio primo popper in resina, completamente piena,
lo piombai con la stessa quantità di piombo che usavo per quelli in
legno, e scoprii, tra le risate mie e di chi era con me alla prova in
acqua, che affondava lentissimamente, quasi come fosse un suspending.
Ecco quindi che nasce la necessità di fare artificiali alleggeriti,
oppure di usare stampi che creino due “gusci” da incollare in
seguito, proprio come gli artificiali industriali. Io scelgo di utilizzare il primo metodo,
cioè di creare camere d’aria, per due motivi: il primo è che lo
ritengo più versatile, in quanto da la possibilità di crearle dove
voglio io, giocando quindi con gli assetti, utilizzando una semplice
fresa per il Dremel e un po’ di fantasia e voglia di provare; il
secondo motivo è che sono un pigro infinito, e non ho voglia di
mettermi a modificare gli stampi che ho già fatto… Qualsiasi sia la motivazione che vi ha
portato a fare artificiali pieni, proprio come me, spero che questo
tutorial sia utile per chiarire qualche dubbio e, soprattutto, per
invogliare a lavorare con la resina, visto che è un’operazione
divertente, veloce e facile. Dunque, visto che sul forum ci sono già
due ottimi tutorial di SlimD su come preparare gli stampi, partiamo
dall’artificiale appena uscito dallo stampo, pronto per la
lavorazione: Quello che dobbiamo fare, è tagliarlo a
metà nel senso della lunghezza. Io ho usato lo stesso traforo elettrico
che uso per il legno, ma potete usare anche una normale sega da ferro o
qualsiasi strumento che vi sia comodo, o che riteniate adatto allo
scopo: Una volta tagliato a metà, facendo
attenzione alle dita, ci troveremo, ovviamente, due metà del nostro
caro artificiale: Fatto questo, prendiamo una delle due metà
e con una penna, facciamo uno schema sommario di quella che sarà la
nostra futura camera d’aria e, se volete, quello che sarà lo scasso
per l’armatura. Io, per abitudine, li faccio sempre entrambi: Dopodiché, con il Dremel ed una fresa,
procediamo a fare sia la camera d’aria che lo scasso per l’armatura: E, una volta fatto questo, ci troviamo di
fronte al problema della simmetria dei fori. Io l’ho risolto con il
principio dei tamponi e dei timbri, ovvero coloro con un pennellino e
con un colore acceso tutte le parti dell’artificiale che non sono
state scavate; e non faccio altro che unire le due metà
dell’artificiale quando il colore è ancora molto fresco, tenendole
unite con pinze a molla o anche con le mani, per qualche minuto; Una volta separate, questo sarà lo
schema speculare e simmetrico della camera d’aria e dello scasso per
l’armatura: Con il solito Dremel e la fresa,
armandoci di pazienza perché ammetto che è effettivamente
un’operazione noiosa, ripetiamo il procedimento e creiamo, anche in
questa metà, le due cavità; Quindi, una volta fatto anche questo
passo, possiamo preparare l’armatura e l’occorrente per quello che
sarà il rattling, se volete inserirlo. Io, per chiarezza esplicativa,
l’ho inserito, ma devo ammettere che personalmente non credo affatto
nella sua efficacia; Il mio rattling è costituito da un
pallino di piombo da non so quanti grammi (come vedete la precisione
maniacale è sempre una mia prerogativa…) e da una perlina ricavata da
un tappo della vasca. Avete presente quella catena di perline che
collega il tappo al suo alloggio? Ecco, casa mia ne è completamente
priva… Inseriamo tutto quello che abbiamo
preparato nei suoi alloggiamenti: Incolliamo le due metà con colla
bicomponente, prestando attenzione a non riempire la camera d’aria,
altrimenti il nostro rattling si incollerà, e teniamo unite le due metà
con pinze o in una morsa; Facciamo lo scasso per la piombatura; E piombiamo il nostro popper. Quello che
vedete in questa foto è stagno, ma ovviamente potete usare quello che
vi preferite, secondo i vostri metodi costruttivi; e arrivati a questo punto non dobbiamo
fare altro che stuccare, verniciare ed impermeabilizzare: non ho messo
foto di questi passaggi perché sono procedimenti molto conosciuti, non
per negligenza. Sarei stato inutilmente prolisso. Bene, questo è quanto, come si suol
dire. Ma prima di chiudere, vorrei dire che questo è solo il mio modo,
e che la mia speranza è quella di aver chiarito qualche dubbio e, in
misura maggiore, di aver mostrato che lavorare con la resina è
un’operazione estremamente facile e minimalista: basta solo un tavolo,
una bilancia, un bicchiere di plastica, e i nostri artificiali sono
pronti per essere lavorati. Mi auguro di aver creato delle basi dalle
quali partire per migliorie ed evoluzioni di questo sistema. Un saluto a tutti, e grazie a chi ha
avuto la pazienza di leggere fin qui. Francesco Costantini
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