ARTIFICIALI & Co

 

 

 

 

 Testo e foto di Gianni Burani - Pubblicato Luglio 2006 - aggiornamento Maggio 2008

Premessa

Sono convinto che l’artificiale miracoloso non esiste, anche se devo dire che il 18 Maggio 2006, questa mia convinzione ha un pochino vacillato.

Vi racconto velocemente di quella mattina di Maggio  prima di passare alla spiegazione costruttiva del “miracoloso cheppianetor” , come scherzosamente è stato soprannominato questo particolare ondulante, dopo che il  report della vicenda è stato pubblicato  sul forum degli apostoli dello spinning (www.apostolidellospinning.it).

Io e l’amico Loris Ferrari  arriviamo in Taro di buon ora. La cheppia è presente sul tratto di fiume vicino a Parma già da qualche settimana e questa non è la prima uscita dell’anno. Iniziamo a lanciare i “soliti” ondulanti “memphis”, “ardito” e compagnia da 5 e 8 grammi e le catture, se pur fiacche, iniziano ad animare la mattina. L’annata non è  delle più entusiasmanti infatti le sequenze di catture senza sosta dell’anno prima  sono solo un ricordo.  La taglia medie delle cheppie invece è piuttosto buona e questo basta ed avanza per trascinarci per l’ennesima volta in riva al fiume.

Le cheppie, quest’anno (2006 ndr), debbono essere ricercate con costanza nei correntini, nelle lame d’acqua, nei giri di corrente,  su vari livelli , salendo e muovendosi continuamente lungo il fiume, con recuperi a volte veloci a volte lentissimi rasenti il fondo.

Per non parlare dell’artificiale a cui le cheppie sembrano abituarsi molto presto e questo costringe a frequenti cambi di colore e peso.

Tra un cambio di artificiale e l’altro decido di provare un pò di ondulanti autocostruiti il giorno prima, in previsione proprio di affrontare il Taro.

Inizio  a lanciare l’artificiale ed una bella cheppia abbocca al primissimo recupero. Poi un’altra , poi un’altra, poi un’altra ancora in una sequenza fatta piu’ o meno, di una cattura a lancio.

Chi pesca le cheppie sa che la cosa non è poi cosi strana, queste giornate esistono eccome. Quello che ha reso anomala la sequenza di catture è che nello stesso identico momento, l’amico Loris, certamente molto più esperto del sottoscritto con i clupeidi, otteneva una sequenza di abboccare decisamente inferiore alla mia. Loris  incuriosito mi chiese di provare l’artificiale ed immediatamente  si rese conto e mi confermò la differenza, iniziando a catturare con ritmi decisamente superiori a prima.

Ho continuato a pescare con quell’ondulante  tutto il giorno fino a quando con un lancio piu lungo del solito, ho agganciato un tronco sulla riva opposta del fiume. Li giace il glorioso cheppianetor nr. 1,  stremato e senza quasi più carta olografica di rivestimento.  

Tanto è bastato per affibbiargli scherzosamente come detto  il nomignolo di “miracoloso cheppianetor”, anche se  lo ribadisco , l’artificiale miracoloso aimè non esiste e mai esisterà, semmai, come insegna questa vicenda, esistono artificiali che possono fare la differenza e non a caso spesso  sono artificiali autocostruiti.

Assodato che non si è trattato di miracolo a cosa era dovuto tanto potere catturante?

Un insieme di cose: 

1) La  forma:  come si vede dalle foto  la parte anteriore è più grossa della coda. Unitamente al peso genera una rotazione molto ampia , abbastanza particolare. 

3) La livrea: Una specificità importante a mio avviso che approfondirò in seguito. Oltre a non avere molti riscontri nei competitor commerciali (competitor in senso sportivo dato che il cheppianetor non è in commercio), risulta particolarmente visibile anche in profondità. 

2) L'elevato peso specifico : Ho tenuto per ultima questa caratteristica ma è la piu' importante. L'elevato peso specifico consente all’artificiale di tenere bene i correntoni. Il nuoto inoltre può essere velocizzato pur mantenendo l’artificiale in profondità e le cheppie spesso si muovono negli strati bassi di acqua o gradiscono muoversi nei punti più profondi dove gli artificiali commerciali di 5 o 8 grammi in acciaio, faticano a mantenersi. Il peso poi permette lanci lunghissimi con il  vantaggio di sondare completamente intere lame d’acqua, alzando la probabilità di passare a tiro di una cheppia ben disposta. 

In definitiva il cheppianetor nuota  in modo "diverso"  ed in strati di acqua "differenti" rispetto alla maggior parte degli ondulanti utilizzati in quel tratto di Taro. 

Questo è sufficiente al nostro amato clupeide per non associarlo ad esperienze negative precedenti e per attaccarlo senza indugi, in particolare se la stagione è inoltrata e le cheppie si sono già viste passare davanti al naso i soliti gettonatissimi ondulanti commerciali.

La costruzione

Bene vediamo adesso la semplice costruzione,  ma non fabbricatelo in troppi altrimenti, con la prossima risalita, sarò costretto a ritornare agli ardito, memphis e co… :-)

I materiali occorrenti per la costruzione sono:

  • Piombo a goccia con foro in linea. Fondamentalmente ne utilizzo di 3 tipi :  5gr. (cheppianetor leggero), 10 gr. (cheppianetor medio), 20 gr. (cheppianetor pesante);
  • Filo di acciaio inox da 0.8mm;
  • Carta olografica per pacchi regalo o simile, con base argento oppure oro
  • Split ring ed amo singolo. Io utilizzo dei robusti ami da carpfishing rientranti ;del nr. 2 per i cheppianetor pesanti o del nr.4 per i medi o leggeri;
  • Colla cianoacrilica;
  • Protettivo trasparente;
  • Opzionali e per eventuali variazioni sul tema, colori acrilici o tempere;

Si prende il piombo a goccia e si inserisce nel foro un abbondante spezzone di filo inox da 0.8mm.

Su una base robusta e solida, a colpi di martello, ribattiamo,  appiattendolo, il fianco del piombo fino a quando non si è formata una foglia di spessore 1,5-2mm.  

Se necessario con delle forbici da lattoniere rifiliamo i bordi.

Realizziamo ora il primo anello chiuso.

Quindi il secondo anello chiuso dalla parte opposta. L'armatura è completata.

Sulle due superfici piatte incolliamo, con colla cianoacrilica (attak), la carta olografica, cercando di farla aderire molto bene ed evitando la formazione di bolle.  

Io procedo in questo modo. Applico la colla su una superficie del piombo appiattito che poi appoggio sulla carta olografica. Per migliorare leggermente l'aderenza è possibili eliminare la patina di ossido presente sul pb passando della carta abrasiva a grana grossa o una lima.

Quando la colla ha fatto presa, con un cutter o un paio di forbici affilate, rifilo il bordo della carta olografica. 

Ripeto la stessa operazione anche per la parte opposta.

Ora diamo una forma a "S" al nostro cheppianetor utilizzando una pinza a becchi tondi.  L'ampiezza della "S", sarà quella che determinerà anche la frequenza di oscillazione dell'esca in recupero. 

Piu' la "S" è  aperta piu' le oscillazioni saranno larghe e rade, piu' la "S" è stretta ed accentuata piu' le oscillazioni saranno strette e frequenti. Io utilizzo un cheppianetor con una "S" poco accentuata o aperta nei correntini e per presentazioni molto veloci. Al contrario uso un cheppianetor con una "S" piu' accentuata per recuperi piu' lenti o per l'utilizzo nei tratti di fiume a corso lento

Per dare meglio l'idea, una "S" che io intendo "accentuata" e quindi ideale per recuperi lenti, è quella della foto sotto. 

Procediamo prima da un lato...

poi dall'altro.

L'ideale sarebbe lasciare il cheppianetor cosi com'è, con la carta olografica nuda e cruda in modo che gli effetti olografici abbiano il massimo risalto. Tuttavia, per dare maggiore solidità e durata, è consigliabile proteggere il tutto con il  trasparente lucido:  plastivel ,  protettivo da parquet o  resina epossidica trasparente a piacere e quanto basta.  

Magari fate come me e tenetene uno privo del protettivo in tasca, da usare solo per i momenti di minore attività dei clupedi...provare per credere. E' possibile che dopo qualche lancio la carta olografica se ne andrà, la risistemerete poi.

Possiamo anche realizzare dei cheppianetor con carta argentata non olografica , ma solo da alternare agli originali olografici che rimangono a mia avviso i piu' catturanti. In questo caso possiamo sfumare  con leggeri e rarefatti toni di azzurro, verde, giallo o rosso a piacere, prima di finire con il protettivo trasparente.

Manca una sola cosa al nostro cheppianetor ossia l'amo singolo che inseriremo grazie al classico split ring . Essendo un artificiale specifico per le cheppie, usate sempre un amo singolo senza ardiglione, anche se i regolamenti locali non lo impongono

L'amo singolo deve essere posizionato nella parte stretta, come da foto sotto, questo è essenziale per avere il cheppianetor che nuoti come un ... cheppianetor. 

La livrea oleografica

Ovviamente il cheppianetor puo' essere personalizzato a piacere, livrea inclusa. Io stesso ho realizzato dei cheppianetor gialli, rossi, figer tiger, ma devo dirvi che in seguito li ho abbandonati. Con queste colorazioni infatti, non ho avuto gli stessi risultati in termini di catture che ho avuto con i cheppianetor realizzati con una livrea olografica. 

Onestamente questo puo' anche essere la conseguenza di un mio inconscio auto-convincimento, giustificato, per altro, dalle numerose catture, ma anche no.

Potere catturante effettivo o auto-convincimento ,ci tengo in ogni caso a rimarcare il particolare effetto ottico della carta olografica che, se colpita da una fonte luminosa,  riflette la luce scomponendola in tutti i colori dell'iride.  

Variando il punto di osservazione il colore riflesso cambia così come cambia variando l'angolo con cui la luce colpisce la superficie. Nella breve clip qui sotto ho ripreso un pezzo di carta olografica che uso nel realizzare i cheppianetor mentre viene colpita da una fonte luminosa in  movimento.

Non sappiamo come le cheppie percepiscono la luce ed i colori. Quel che è certo è che non sono infastidite da un tale cocktail e da una tale varianza di colori, anzi direi che è vero il contrario. Posso con certezza affermare questo dato che nelle ultime tre stagioni ho utilizzato con grande continuità  proprio dei cheppianetor olografici.

Vi sono varie carte di questo tipo con i disegni piu' strani e gli effetti piu' suggestivi e particolari.

Il mio consiglio, potendo scegliere, è di utilizzare una carta olografica dal disegno a piccoli rombi o parallelepipedi, magari irregolari (vedi foto sotto). Nessun motivo in particolare se non che i parallelepipedi o i piccoli rombi somigliano molto alle scaglie di un pesce.

Bene, se vi ho convinto, non vi rimane che conservare la carta olografica utilizzata per impachettare qualche regalo ricevuto magari a Natale o fare un salto nella cartoleria più vicina. Ne serve una quantità davvero esigua e con un foglio da pochi euro avete garantita la livrea a decine e decine di ondulanti.

Precisazioni

Utilizzando lo stesso sistema si possono creare varie forme, io stesso lo ho fatto, ma non è un caso se ho messo unicamente le foto di un'unica forma (a buon intenditor poche parole…).

Come ribadito più volte nell'articolo e come dice il nome si tratta di un artificiale pensato specificatamente per la pesca delle cheppie. Per questo motivo non lo ho ancora provato con continuità con altri pesci, tuttavia, di tanto in tanto anche aspi e silurotti sembrano gradire.

Diversi costruttori, ho poi scoperto successivamente alla prima pubblicazione di questo articolo, realizzano già da molti anni ondulanti partendo da un peso o da una lamina di piombo. Mi dicono che  nei grandi laghi del nord, c'e' chi utilizza ondulanti in piombo da 30 e passa anni. A loro va certamente la paternità della intuizione "ondulante in piombo" e non al sottoscritto.  Poco conta se sono arrivato ad utilizzare il piombo, per così dire, in maniera autonoma. Detto doverosamente questo il cheppianetor  ha delle sue particolarità che mi sono sentito di sottolineare e condividere e che lo rendono un artificiale abbastanza particolare proprio perchè pensato per un pesce specifico ed in un certo senso anche per un fiume specifico: il Taro. 

Raccomandazioni

Quando manipoliamo il piombo non dimentichiamo di proteggerci le mani e le vie respiratorie. Laviamoci le mani con abbondante acqua saponata spesso, durante ed a fine lavoro. Smaltiamo eventuali residui di lavorazione e gli scarti in maniera adeguata nelle isole ecologiche preposte allo scopo. Oltre queste regole elementari esistono sul web diverse raccomandazioni dettagliate per la manipolazione del piombo che vi consiglio di consultare.

Conclusioni

Se avete richieste o chiarimenti sul cheppianetor, che non avete trovato in queste righe o se volete raccontarmi di catture effettuate con una replica del cheppianetor o con artificiali simili, potete scrivermi all’indirizzo che trovate in home page. 

Infine una ultimissima cosa. Il cheppienetor è nato nel 2006 come scritto all'inizio. Nel frattempo ho sperimentato altre soluzioni o meglio delle evoluzioni di  questa semplice esca sempre partendo dalle stesse materie prime. Se la cosa vi interessa continuate a seguirci...se ne potrebbero vedere delle belle ... 

Ciao e buona permanenza sul nostro sito.

Gianni Burani

 

 

 

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