ARTIFICIALI & Co |
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Easy
jerk Testo e foto di Filippo Fuligni (lippus) - Febb. 2011
Da qualche anno mi sto dedicando con
passione alla pesca del luccio, il re dei predatori delle nostre acque
interne, e la tecnica che amo di più è la pesca con i Jerk,
soprattutto quelli grossi . Da buon
autocostruttore ho, fin dall’inizio, cercato di costruirmeli da solo,
ma avevo delle grosse difficoltà, soprattutto logistiche. In casa ho a disposizione ben 50
(CINQUANTA!!!) cm di ripostiglio, in cui gli unici attrezzi utilizzabili
sono: seghetto, lima e carta abrasiva (ho provato a spacciare un traforo
elettrico come un attrezzo fondamentale per la pulizia del ripostiglio,
ma la consorte, stranamente, non ci ha creduto …), questo mi ha
limitato molto in quanto per costruire dei jerk degni di questo nome è
necessario usare dei legni duri di discreto spessore, tipo il mogano, e
lavorarli con attrezzi manuali è praticamente impossibile o quantomeno
ti serve 1 anno di lavorazione e 1 anno di riabilitazione dopo che ti
sei disfatto tutte le articolazioni delle braccia , e
sinceramente non mi sembrava una grande idea. La svolta l’ho avuta da quando ho
cominciato ad usare la resina, questo mi ha permesso la creazione di
tutti i possibili tipi di esca a prescindere dalle dimensioni e dalla
robustezza che queste devono avere, il tutto utilizzando pochissimi
attrezzi, pochissimo spazio e (cosa fondamentale onde evitare istinti
omicidi da parte della moglie) facendo poca polvere o sporco. Chi mi conosce, e soprattutto conosce
la mia pigrizia, sa già che il metodo che propongo è semplice, veloce
ed estremamente pratico, che non concede nulla a particolari secondari
non strettamente legati all’efficacia in pesca. Sul sito sono già presenti dei
tutorial su come realizzare stampi ed esche in resina, ma nessuno è
esattamente uguale al mio metodo, per
questo dettaglierò al massimo tutte le fasi in modo da essere il più
chiaro possibile, per fare in modo che tutti possano essere in grado di
riprodurlo senza difficoltà. Bando alle ciance e partiamo. Attrezzi necessari:
Materiali necessari per il master:
Materiali necessari per lo stampo:
Materiali necessari per la
realizzazione degli artificiali:
Materiale necessario per la
finitura degli artificiali (tinteggiatura e impermeabilizzazione):
Come potete vedere i materiali fondamentali sono: la gomma siliconica per stampi, la resina epossidica bi componente e le microsfere di vetro cave, il resto sono materiali facilmente reperibili in qualsiasi ferramenta o negozi di bricolage. Sul forum: http://autocostruzione.forumcommunity.net , ci sono tutte le indicazioni di dove poterli reperire, ma in alternativa possiamo guardare su Ebay, dove è possibile trovarli facilmente. Realizziamo il master Il primo passo è creare il modello da
duplicare, possiamo usare anche un’esca commerciale che già abbiamo,
ma, personalmente, questo non mi darebbe nessuna soddisfazione, quindi
realizziamo, con le nostre mani, anche la sagoma del master. Qui ci possiamo sbizzarrire, ci sono
decine e decine di sagome da cui possiamo prendere spunto, ma se
seguiamo un paio di dritte potremo realizzare degli artificiali che
funzionano SEMPRE e COMUNQUE. E cioè se noi facciamo un jerk di forma
ovoidale spesso 2cm piombato al centro, siamo sicuri al 100% che avremo
un’esca che si muoverà sempre e comunque bene, sia sul recupero
dritto che jerkato, a prescindere dalla sua dimensione. Premesso questo, indovinate un po’
che tipo di jerk realizzeremo?
Esatto un jerk ovoidale. Per prima cosa prendiamo del legno,
nel nostro caso della balsa. La balsa perché è facilissima da
lavorare, anche se fragilissima, ma siccome non dovremo realizzare un
artificiale vero e proprio ma solo la sua sagoma, è forse il materiale
migliore da usare. Scegliamo un listello spesso 2 cm
e posizionamolo sul nostro piano di lavoro, per disegnare il
contorno dell’oggetto, basta prendere qualcosa di rotondo tipo:
barattoli, coperchi, insalatiere ecc ecc ecc, che abbiano un diametro
superiore a quello del nostro futuro artificiale. Usando questo oggetto
come dima tracciamo sul legno un semicerchio. Tracciamo un altro semicerchio facendo
in modo che intersechi quello precedentemente disegnato , e la distanza
tra i 2 punti di intersecazione sia uguale a quella che vogliamo. In
questo caso la lunghezza totale è di circa 7cm, ma il principio è
valido per dimensioni maggiori, tanto che se lo facciamo circa 10-12 cm
faremo un jerk classico, di circa 80-100gr di peso, che va bene in
qualsiasi situazione. Ecco fatto, il disegno è già pronto,
con un seghetto a ferro lo scontorniamo grossolanamente. Poi con una lima a legno, arriviamo a
filo del contorno tracciato. Con della carta abrasiva abbastanza
grossa ci limitiamo ad arrotondare gli angoli vivi dei bordi, senza
effettuare nessuna rastrematura in testa ed in coda. Con una matita segniamo 3 punti in cui
poi andremo ad inserire gli occhielli anteriore, posteriore e ventrale,
quest’ultimo andrà inserito non al centro del ventre ma spostato
verso l’anteriore, in questo modo lasciamo spazio libero per il
posizionamento della zavorra e aumentiamo la distanza con l’anello di
coda, questo permette l’uso di ancorette di maggiore diametro senza
che si incastrino tra loro (ricordo che per una ferrata più sicura,
soprattutto con i lucci, l’ancoretta di pancia deve avere un diametro
discretamente maggiore dello spessore dell’artificiale). Prepariamo degli anellini con del filo
di acciaio inox morbido da 1,5mm oppure 1 o 1,2mm se acciaio inox
rigido. Non importa fare un gambo molto lungo, perché non dovranno
reggere peso, basta che rimangano in posizione. Li inseriamo nel legno in
corrispondenza dei punti segnati, questa operazione non necessita di
fare fori con il trapano o altro, la balsa è talmente tenera che basta
premere un po’ per farli penetrare in profondità. Con una goccia di
colla cianoacrilica blocchiamo il tutto. Il master è praticamente finito, ma
prima di poter essere usato per fare lo stampo dobbiamo rendere
omogenea, dura e non porosa la superficie, per questo usiamo della
resina epossidica bicomponente data molto fluida in modo che penetri in
profondità nel legno. Quando la resina è completamente
indurita, lisciamo la superficie con della carta abrasiva molto fine, ed
il nostro master è finalmente pronto.
Prepariamo lo stampo La costruzione dello stampo è la fase
più importante di tutta la lavorazione, se vogliamo creare degli
artificiali in resina, perché un buono stampo permetterà di realizzare
facilmente buoni artificiali, al contrario se lo facciamo male, avremo o
degli artificiali sbagliati o perderemo molto tempo nella loro
lavorazione. Per prima cosa procuriamoci una superficie piana e sufficientemente robusta, nel mio caso una lastra di policarbonato da 5mm, ma va bene qualsiasi cosa piana, liscia, ed impermeabile. Con della plastilina o stucco da
vetrai, creiamo una base spessa circa di 1cm, e più grande della nostra
sagoma di circa 2cm per ogni lato. Su questa base affoghiamo il dorso del
nostro master, facendolo affondare per tutta la profondità dello
stucco. Con un lapis, una penna o comunque una
qualsiasi cosa spessa 5/10mm, pratichiamo dei buchi sulla superficie
dello stucco, questi fori serviranno da guida per la parte superiore
dello stampo che realizzeremo in seguito. Dobbiamo ora preparare la “gabbia”
all’interno della quale andremo a colare lo stampo vero e proprio.
Personalmente riciclo le scatole delle scarpe, sperando che la moglie
non se ne accorga J, ma si
può usare tutto quello che si vuole (cartone, compensato, ecc ecc).
Praticamente ritagliamo dei rettangoli di cartone con cui creiamo una
scatoletta tenuta unita con del nastro adesivo, questa scatoletta dovrà
essere più larga di almeno 2cm di ogni lato del nostro master, e più
alta di almeno 3cm. Una volta costruita la caliamo da sopra, ingabbiando
il master, e la affondiamo nello stucco, in modo da creare una cavità a
tenuta stagna. E’ ora completare la prima valva del
nostro stampo, per fare ciò abbiamo bisogno di gomma siliconica per
stampi, nel nostro caso non serve di eccelsa qualità, ci possiamo
accontentare anche di prodotti di qualità medio-bassa. Prendiamo quindi
la giusta quantità di gomma e la uniamo con il suo catalizzatore. Versiamo il composto nello scomparto
preparato, versandolo lentamente, facendo in modo che si distribuisca
equamente e non ci sia la formazione di bolle d’aria rilevanti. Una volta che la gomma si è indurita
terminando completamente la catalisi, togliamo la scatola di cartone che
abbiamo realizzato, togliamo la plastilina e quello che otterremo sarà
qualcosa di simile alla prossima immagine. Dobbiamo preparare la parte superiore
dello stampo che farà anche da “tappo”, per prima cosa cospargiamo
tutta la superficie superiore con del grasso di vasellina, o comunque
una qualunque sostanza grassa che faccia da distaccante. Riprendiamo la nostra scatolina di
cartone e la rimontiamo intorno al semistampo. Nel caso vedessimo che
non lo chiude ermeticamente, sigilliamo le “crepe” con dello stucco
da vetrai/plastilina. Sempre con dello stucco da
vetrai/plastilina realizziamo dei coni che applicheremo sul dorso del
master, questi coni saranno il nostro canale di colata e lo sfogo
d’aria. Prepariamo un altro po’ di gomma
siliconica da stampi e la versiamo dentro la nostra scatoletta, facendo
in modo che questa colata superi di almeno 1,5/2cm il dorso del master. Una volta che anche questa gomma si è
indurita, il nostro stampo è pronto, togliamo quindi la scatola di
cartone e lo stucco usato. Questo è l’aspetto che ha il nostro
“capolavoro” , non sarà esteticamente
bellissimo, ma è molto funzionale e pratico.
Creiamo l’artificiale Per prima cosa va realizzata
l’armatura, nel nostro caso non sarà passante ma realizzata tramite
occhielli, ma a differenza di quelli a vite, questi saranno inseriti
prima della colata ed alle estremità lasceremo 2 “baffetti” di filo
di acciaio in modo da ancorarli ancora di più. Tenete presente che con
questo artificiale e questi materiali, il carico di rottura della
struttura (artificiale/armatura) si calcola in ALCUNI QUINTALI, quindi
suppongo sia sufficiente .
Prendiamo quindi del filo di acciaio da 1,5mm se Aisi316 (morbido) o da
1-1,2mm se Aisi304 (duro), e con l’aiuto delle classiche pinzette a
becchi tondi, ci costruiamo 3 occhielli, facendo il “gambo” lungo
almeno 2cm. Per la piombatura io utilizzo dei pallettoni di piombo da 10-15gr se lo voglio affondante, 5-8 se lo voglio galleggiante. Inseriamo gli occhielli nello stampo
andando ad infilarli nelle sedi lasciate dagli occhielli del master , ciò
li farà stare perfettamente in posizione, poi inserisco il piombo,
esattamente al centro di quello che sarà la pancia. E’ giunta l’ora della resina
epossidica, prepariamone la giusta quantità mescolando, nelle
proporzioni indicate nella confezione, i due componenti. Non ho dato
notazioni precise sulle proporzioni, perché ogni resina epossidica ha
le sue percentuali di miscelazione tra resina e catalizzatore, va quindi
posta molta attenzione alle indicazioni del produttore, pena una errata
catalisi e quindi un artificiale da buttare. Alla resina
appena preparata vanno aggiunte delle cariche inerti per renderla
galleggiante, nel nostro caso microsfere di vetro cave. Io vado
generalmente ad occhio, ma considerate che se aggiungiamo tante
microsfere da far raddoppiare il volume della resina otterremo una
miscela fluida e appena galleggiante, aggiungendo ancora microsfere
aumenteremo la galleggiabilità diminuendo però la fluidità e la
resistenza. Se con le microsfere triplichiamo il volume, avremo un
composto che ha un peso specifico tra il samba e la balsa. In questo caso, stiamo facendo dei
jerk, quindi cerchiamo di imitare il più possibile il legno di
eccellenza per questi artificiali, cioè il mogano, quindi facciamo un
composto poco galleggiante, aggiungendo tante microsfere da raddoppiare
il volume della resina stessa. Coliamo la miscela appena preparata
nello stampo ed aspettiamo che catalizzi indurendosi quel tanto che
basta da poter essere estratta. Questo tempo dipende dal tipo di resina
che utilizziamo e può variare da alcuni minuti a svariate ore.
Il nostro artificiale appena sfornato
avrà questo aspetto: Con un cutter ripuliamo il grezzo da
tutti i residui della colata, e con della carta abrasiva lisciamo la
superficie da eventuali asperità, se abbiamo fatto bene lo stampo non
avremo molto da lavorare. A questo punto possiamo passare alla
fase “artistica” della verniciatura, e se ci piace, possiamo
applicare della carta stagnola adesiva sui lati, per un migliore effetto
“squame”. Non occorre nessun tipo di fondo, se non nel caso di
eventuali crateri dovuti a microbolle di aria, in quanto la resina
addizionata a microsfere è una perfetta superficie per la verniciatura. Una volta colorato l’artificiale, proteggiamolo con almeno 3 mani di resina epossidica, visto che è comunque un’esca dedicata a pesci “seri”.
Conclusione Il metodo sopra descritto può essere
utilizzato per realizzare qualsiasi tipo di jerk, e di qualsiasi
dimensione, senza nessun tipo di vincolo relativo all’attrezzatura e
allo spazio che abbiamo a disposizione, tanto che possiamo costruirli
anche nella cucina di casa (magari quando la moglie non c’è, onde
evitare le sue ire omicide se per caso gli macchiamo il tavolo ).
Oltretutto la maggiore perdita di tempo è la realizzazione dello
stampo, una volta fatto questo i tempi per produrre il singolo pezzo
sono molto ridotti. Gli artificiali nella foto sottostante
sono stati tutti creati con questo metodo. Per adesso è tutto, spero di poter
essere stato di aiuto a qualcuno. Quindi vi lascio con il consueto ….
Buona P…………..ermanenza sul sito . Filippo Fuligni
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