ARTIFICIALI & Co

 

 

 

 

 

“Fai da Te”
Hair Jig con “antialga estremi”     

(Testo e foto di Loris Ferrari 02/06)

Ci sono ambienti talmente difficili che anche utilizzando Jig commerciali muniti di antialga formati da ciuffetti di nylon non consentono più di otto, dieci lanci prima di impigliare comunque da qualche parte o peggio, perdere l’artificiale.

Mi riferisco ad esempio alle foreste di alberi sommersi, alle ramaie ed alle legnere, alle strutture artificiali formate dall’uomo con grossi massi sovrapposti (e magari tenuti assieme dalla rete metallica… insomma a tutti quegli ostacoli davvero tosti in cui possono imbattersi gli artificiali, mentre nuotano zigzagando o frullando, alla ricerca del predatore.

Praticando il Flipping dentro queste strutture, è molto facile perdere artificiali su artificiali, ecco perché dopo le positive esperienze già ottenute sugli spinnerbait, ho adottato un diverso tipo di antialga anche per questo interessante gruppo di artificiali.

Perché si impigliano i Jigs:

Una delle esche di maggior successo, utilizzata in tutto il mondo per ricercare il pesce nel cuore degli ostacoli, è sicuramente il Jigs un amo a testa piombata (di forme diverse) e munita di una protezione antialga formata generalmente da un ciuffo di filamenti in nylon.

Sia l’amo rivolto all’insù che il ciuffo posto diagonalmente a protezione della punta, ne fanno una buona esca antialga, una delle poche che riesce a permettere la pesca direttamente dentro ai canneti ed alla vegetazione.  

E’ sicuramente un’esca di provata efficacia, una di quelle esche che non possono mancare nella dotazione di ogni buon lanciatore, ha però il limite di avere una protezione che funziona egregiamente nei confronti degli ostacoli che giungono dall’alto, ma può fare ben poco nei confronti degli ostacoli che arrivano di lato.

Basta uno scarto laterale dell’esca dovuto ad un nostro colpo secco di polso, o dovuto all’esca che ha sbattuto su di un tronco o su un ciuffo di canne oppure causato da un pesce che ha abboccato svogliatamente, che l’esca si impiglia immediatamente. 

La protezione laterale è praticamente inesistente poiché il ciuffo di setole plastiche è poco più grande della punta dell’amo e basta una leggera pressione laterale per vanificarne la protezione ed agganciarsi.

E’ molto semplice verificare quello che sto dicendo, vi basterà prendere in mano un Jig, con le dita scorrere lungo le setole lateralmente verso la punta dell’amo e noterete quanto sia facile, con una minima pressione, conficcarsi il dito stesso nella punta.

Capito il limite di questo tipo di protezione, vi sarà più facile comprendere il perché sia andato alla ricerca di un sistema che oltre a proteggere la punta dell’amo dagli ostacoli che giungono dall’alto, abbia voluto proteggerne anche i lati.

Con le punte super affilate che possiedono gli ami moderni, è spesso molto difficile liberare l’esca dall’ostacolo e tantissime volte il tiro alla fune che ne consegue, finisce solamente per conficcare sempre più profondamente l’amo nell’ostacolo, provocando la perdita della nostra esca.

Chi pesca con quest’esca con assiduità sa di cosa parlo; il Jig rende pochissimo in acque libere, mentre in quelle troppo ricche di ostacoli, rischia fortemente di essere perso in fretta.

Diventa quindi importantissimo, non solo salvare il ns. artificiale dalle insidie degli ambienti più ostici, ma altrettanto importante, ai fini delle catture, è che il ns. artificiale non diminuisca le possibilità di rimanere adescante, riuscendo a passare indenne fra gli ostacoli del fondale, senza sporcarsi né caricarsi di erbe ed alghe. 

Se anche riuscissimo a salvare l’artificiale, ma lo agganciassimo ogni due lanci fra gli ostacoli, non otterremmo altro risultato che spaventare tutti i pesci del circondario, mettendo tutto il branco in allarme.  

Cosa sono gli Hair Jig:

Gli Hair Jig non sono altro che comunissimi Jig a testa piombata ma adornati con uno skirt in pelo o piume di animale al posto del solito formato da ciuffi sintetici in silicone o altro materiale gommoso.

Impareremo la ricetta per costruire brutti ma efficaci Jigs con lo skirt in bucktail, un ciuffo di peli molto valido soprattutto in ambienti dove è molto impiegato quello siliconico o di elastici e da impiegare preferibilmente nelle stagioni come la primavera o l’autunno.

Il bucktail non è altro che il pelo della coda di cervo maschio (quello della femmina non va bene perché viene indebolito dall’urina), e che potrete trovare in ogni buon negozio specializzato nella pesca a mosca.

Nella foto sottostante potete vedere una coda intera, colorata in giallo, ma ne esistono di parecchie tonalità diverse, anche se il giallo o l’arancio sono fra i miei colori preferiti, anche da impiegare per il luccio.

Gli altri materiali occorrenti:

In questo articolo impareremo a costruire Jigs per poter sondare qualsiasi tipo di ostacolo, riducendo notevolmente gli incagli e le perdite dell’artificiale stesso.

Occorrono gli stessi materiali della costruzione dei normali Jigs; esistono in commercio appositi ami ad occhiello già piegati ad angolo retto e particolari stampi con le diverse forme della testa, per fonderci dentro il piombo.

Io invece vi illustrerò il sistema per farvi interamente l’esca, partendo da normali ami commerciali (a paletta o ad occhiello), che si possono trovare in qualsiasi negozio di pesca.

Con l’acciaio inox dello 0,80 o da un millimetro, andremo a farci l’occhiello piegato, con il filo metallico o con striscioline di lamierino di piombo andremo a formare il grosso del corpo ed infine con il mastice verticale da marmisti andremo a fissare ed a sagomarne grossolanamente la forma.

Con la lima per metalli andremo a rifinire il corpo che sarà così pronto per la successiva fase di inserimento della protezione antialga e della decorazione.

Tengo a sottolineare che la protezione antialga può essere messa prima, ovvero già dentro al primo corpo formato da filo metallico, ma questo dipenderà dalle nostre preferenze; in quest’ultimo caso si eviterà la fase di legatura dell’antialga.

Sicuramente la nostra esca alla fine risulterà esteticamente molto meno bello di quelli commerciali, così lisci ed impeccabili, ma vi assicuro, che il pesce non ne terrà conto e li abboccherà ugualmente senza problema alcuno.

Sono arrivato a credere dopo anni di utilizzo di quest’esca, che il pesce valuti solamente l’insieme e non il dettaglio; consideri globalmente tutta l’esca, formata anche dallo skirt e dal trailer e non si soffermi troppo sui dettagli della testa.

Anni fa li facevo belli in ogni particolare, con squame ed occhietti, ma mi sono man mano reso conto che non valeva la pena perdere eccessivamente tempo in questa direzione, visto che non dovevo venderli ma impiegarli personalmente; ora quando li costruisco penso alla azione che voglio far loro ottenere (ad esempio Stand Up) ed al peso che devono alla fine avere per essere impiegati in questo o quell’ambiente e nient’altro (piccoli, medi, grossi – leggeri, medi e pesanti).

Con cosa fare l’antialga:

Prima utilizzavo l’acciaio inox da 0,60 millimetri, come nelle due foto sottostanti, ora ha iniziato ad utilizzare un acciaio americano di color rame perché non voglio insospettire il pesce con luccichii strani, ma questo può essere solamente una mia fobia.

Pescando in ambienti poco battuti è ovvio che una simile precauzione è sicuramente eccessiva, ma se viceversa peschiamo in arcinote acque pubbliche o tiriamo solamente al grosso e smaliziato esemplare, questo può essere un dettaglio che può fare la differenza.

Se lo trovate, vi consiglio l’acciaio della foto qui sotto. Io lo utilizzo solitamente per costruire meravigliosi cavetti da luccio, ma mi sono accorto che è molto versatile anche per questo utilizzo.

Essendo già di questo bel colore ramato opaco, risulta assai meno visibile in acqua e perciò si evita di doverlo colorare successivamente per renderlo antiriflesso.

Penso sia noto a tutti che il primo colore che sparisce sott’acqua è il rosso, una tonalità simile pertanto non credo sia aggressiva e metta in allarme più di tanto il pesce.

Costruiamo l’amo da Jig:

Se non troviamo in commercio gli appositi ami da Jig o non abbiamo voglia di importarli direttamente dall’estero, non ci sono problemi, con un pezzetto di acciaio inox da 0,80 o da un millimetro, è possibile utilizzare i comuni ami in commercio, sia ad occhiello che a paletta.

Credo che la sequenza sottostante sia esplicativa sul procedimento da adottare per costruire l’anello al nostro amo e renderlo costretto con la piombatura a rimanere rivolto con la punta verso l’alto.

Nella terza foto è stato impiegato per costruire la testa, il filo fusibile di piombo da un millimetro ma come ho detto sopra potremo usare qualunque tipo di metallo perché una volta annegato sotto lo strato di mastice, non darà futuri problemi di ruggine.

Determiniamo la forma:

Nella foto sottostante potete vedere varie forme di jigs, già ricoperte dal mastice da marmisti e già parzialmente rifinite con la lima per metalli. Le prime due partendo da sinistra sono Jigs “stand up” ovvero che una volta giunti sul fondo, mantengono il trailer obliquamente verso l’alto, rendendolo particolarmente adescante.

Utilizzo questa forma della testa soprattutto per innescare i gamberi siliconici, in questo modo una volta giunti sul fondo tengono le chele aperte rivolte verso l’alto, proprio come si comportano i gamberi veri, riuscendo a far ottenere abboccate anche con l’esca ferma sul fondo.

Gli altri due sopra sono forme classiche da bass, il più piccolo con l’occhiello in linea, da usarsi soprattutto d’estate ed in presenza di pesce apatico, mentre gli ultimi due, più grandi sono più adatti per Lucci e Lucioperca.

Costruiamo gli antialga:

Tagliamo un pezzetto di acciaio dello 0,60 dalla nostra matassina lungo una decina di centimetri e pieghiamolo in due parti uguali.

Ora andiamo a piegare con le pinze a becchi lunghi e piatti a novanta gradi la piega appena effettuata formando un segmento di circa mezzo centimetro.

Questa parte andrà appoggiata al corpo del nostro Jig, preventivamente fermato su un morsetto da moschisti e verrà fissato ad esso con un filo metallico zincato dello 0,30 avvolto strettamente su tutta la superficie di appoggio.

Il passo successivo è quello di avvolgere sul filo metallico del filo per legature di qualsiasi colore e poi bloccare il tutto con una goccia di Attack distribuita con la punta di uno stuzzicadenti.

In questo modo si crea un supporto rugoso che io trovo ideale per fissare successivamente in mmodo stabile lo skirt in pelo di cervo (bucktail).

Prima di terminare l’antialga, curvandolo e tagliandolo alla giusta misura, bisogna andare a fissare lo skirt in pelo di cervo, ma prima possiamo procedere alla verniciatura delle nostre teste di Jig. Potrete sbizzarrirvi con qualsiasi colore, io ormai li coloro in verde o scuri, perché ritengo che il colore abbia ben poca importanza ai fini pratici.

Mi piace in particolare il colore verde perché è un colore ampiamente presente e conosciuto sott’acqua e lo ritengo poco allarmante per i pesci. Assolutamente validi risultano poi i marroni, i blu scuri i neri ed i rossi.

Se volete prima di procedere oltre, potrete anche dare una o più mani di protezione trasparente. Se il Jig vi preme poco, potrete dare una sola mano di vernice senza alcuna protezione trasparente, oppure impiegare il trasparente più economico che avete, riservando quello più costoso ai lavori più pregiati, come la protezione dei minnows.

Essendo un artificiale destinato ad un impiego costante nello sporco e negli ostacoli, non dura mai a lungo, qualsiasi cosa noi adotteremo per proteggere la superficie della nostra testa, sarà purtroppo destinata a durare poco. Preferisco allora esserne consapevole e prepararmi a restaurarli spesso, magari con un veloce colpo di pennello e una mano di vernice trasparente monocomponente.

Fissiamo lo skirt in bucktail:

Prima di piegare i nostri due ferretti antialga, dovremo fermare il nostro amo sul morsetto da moschista e procedere a fissare il pelo di cervo.

Non starò a descrivere le fasi di dressing del nostro Jig perché già descritte ed illustrate in altri articoli, ricordo semplicemente che vanno tagliati piccoli ciuffetti di pelo dalla nostra coda, che poi andremo a fermare con il filo da legature sul nostro Jig.

E’ meglio praticare spesso dei nodi di chiusura e fermare il tutto con gocce di Attack distribuite sulla legatura con la punta di uno stuzzicadenti.

Si fermano i ciuffetti di pelo in modo circolare su tutta la superficie del nostro Jig in modo da coprire interamente tutto il nostro amo poi si aggiungono nuovi ciuffi di pelo sopra i primi fino a formare un volume complessivo di nostro gradimento.

E’ possibile anche inserire delle piume, ad es. di collo di gallo o di Marabou, oppure mettere una o due striscioline di pelo di coniglio (rabbit strips), che eccedano la lunghezza dell’amo di alcuni centimetri, in modo da poter evitare il trailer in silicone o in cotenna.

Dagli artificiali costruiti dai nostri cugini pescatori a mosca, potremo prendere un sacco di idee per decorare al meglio il nostro hair Jig.

Terminiamo l’antialga:

Con le pinze a becchi conici andiamo a piegare uno alla volta i due ferretti fino a farli scavalcare l’amo superiormente di tre o quattro millimetri e lateralmente di altrettanti.

E’ molto importante che l’ultimo tratto del ferretto sia parallelo alla punta dell’amo, in modo che per almeno un centimetro  questo riesca a garantire una protezione concreta alla punta.

Se piegato correttamente il ferretto dovrà terminare sopra alla punta stessa di alcuni millimetri e fermarsi di lato alla punta dell’amo stesso.

Passata la punta dell’amo di alcuni millimetri, con le pinze a becchi piatti bisognerà fare al ferretto una piega verso il basso angolandola di ca. 45 gradi lasciarne un due o tre millimetri e poi tagliarne l’eccedenza con le tronchesi.

Ripetiamo la stessa operazione sull’altro ferretto ed il nostro antialga sarà terminato.

Ricordiamoci di controllare spesso i due ferretti durante la pesca e ripristinare il giusto assetto soprattutto dopo ogni cattura, per mantenere integro l’effetto di protezione dagli ostacoli.

Utilizzando il diametro di filo dello 0,60 si riuscirà ad ottenere un ottimo compromesso, ovvero un buon effetto antialga che però rimane in grado di essere facilmente schiacciato verso il basso da abboccate anche di pesci di taglia medio piccola.

In questo modo salveremo la nostra esca durante i recuperi fra gli ostacoli, ma soprattutto riusciremo a catturare i pesci che la attaccano.

Nella foto sopra un Hair Jig da Luccio con corpo in pelo di cervo e coda in striscia di coniglio, il massimo della naturalezza in acqua. Sopra una confezione di cotenne di maiale ottime come trailer per i Jigs soprattutto nelle stagioni fredde.

Nella foto sopra un Hair Jig da Black Bass con corpo in pelo di cervo, si noti la corretta posizione dei ferretti antialga. Si possono spostare verso l’alto durante l’inserimento del trailer ma poi andranno di nuovo piegati con le dita in questa posizione.

Nelle tre foto sopra diversi esempi di  Hair Jig per  Black Bass, Lucioperca e Lucci con corpo in pelo di cervo e trailers in gomma siliconica.

La naturalezza del pelo di cervo unito alla mobilità del silicone formano un connubio davvero irresistibile per il predatore.

In queste foto potrete anche osservare come la testa del Jig sia davvero poca cosa rispetto all’insieme dell’esca, ecco perché sostengo che possiamo certamente evitare ad una eccessiva rifinitura di questa parte, privilegiando almeno in questo caso la velocità di costruzione.

Girelle e moschettoni?

Nell’attaccare l’artificiale al filo, non utilizzate girelle e moschettoni, perché non fanno altro che contribuire ad impigliare erbe od altri sedimenti o peggio, a far perdere l’artificiale, vanificando di fatto l’accorgimento dell’antialga.

Il Jig è un’esca che non ruota, l’uso della girella ed il moschettone è solamente una nostra pigrizia, impariamo a dedicare un minuto alla costruzione corretta del nodo, ne guadagneremo sicuramente in termini di catture.

Il cavetto d’acciaio:

Se invece dovete usare anche il cavetto d’acciaio pescando il luccio, consiglio di prepararvi a casa i Jig aggiungendovi almeno una ventina di centimetri di acciaio color rame della Tooth Proof (proprio quello già utilizzato per fare gli antialga), praticando l’occhiello direttamente sul Jig e facendogli un altro occhiello alla fine del cavetto dove andremo a legare il nostro trecciato che proviene dal mulinello.

Se vogliamo accentuare al massimo la protezione del cavetto nei confronti delle alghe, possiamo inserire sulla parte attorcigliata un pezzetto di guaina termorestringente (di quella usata dagli elettricisti) e con l’aiuto della fiamma di un accendino ( o di una pistola termica), bloccarlo in modo da impedire che rimangano asperità nel cavetto, rendendo liscia tutta la zona.

Il nodo sul Jigs:

Se parliamo con un agonista della pesca a lancio, quasi sicuramente vi consiglierà il Palomar. E’ un nodo facile da imparare e veloce da eseguire, sembra anche di buona tenuta, mantenendo il carico di rottura attorno al 100%, anche se ci sono anche pareri diametralmente opposti alla sua validità. E’ comunque un nodo che tende a scivolare sui fili molto siliconati.

Personalmente consiglio di utilizzare il doppio Uni - knot, lo impiego con successo da anni, con il nylon, il fluorocarbon ed i tracciati senza mai aver riscontrato alcun problema.

L’unico accorgimento che aggiungo quando lego i trecciati in multifibra e le prede sono grandi come i siluri, è quello di fissare ulteriormente il nodo con una goccia di attack.

Ora questo tipo nodo viene consigliato anche dalle aziende che producono i trecciati in multifibra. E’ un nodo estremamente solido che non permette lo slittamento del filo sia nei trecciati che nei fluorocarbon.

Si esegue come un normale Uni-Knot, ma passando prima due volte il filo dentro l’anello del Jig (dell’amo o della girella).

Nelle foto che seguono le sequenze da compiere per eseguirlo, io dentro l’anello ci faccio sette giri. Una volta serrato l’anello, bagno il nodo con la saliva fino all’amo e pian piano avvicino tutto il nodo, facendolo scorrere, all’anello prima di serrarlo strettamente.

Taglio poi l’eccedenza di filo, badando di lasciare un’eccedenza di almeno un millimetro. Ora potete provarlo mettendo l’amo in morsa, noterete che non solamente non scorre e si scioglie ma, continuando la trazione quando si strappa il filo, non cede il nodo ma si rompe a qualche centimetro sopra al nodo stesso.

Ricordo infine che il sistema Uni – Knot è il più valido per unire due fili anche di diametro diverso come ad esempio trecciato e finale di fluorocarbon.

Per concludere:

Può darsi che inizialmente valutiate con sufficienza l’autocostruzione dei Jig e questo metodo antialga perché siete già ampiamente soddisfatti dei vostri sistemi soliti; oppure non riteniate opportuno andare a costruirvi un’esca che costa ancora relativamente poco rispetto ad altre.

Vi basterà però trovarvi in una delle situazioni che vi ho descritto in premessa per rendervi conto che certe volte ci si sente davvero impotenti di fronte a questi ambienti così ostici.

Quando il pesce si trova solamente nascosto in quei luoghi, per insidiarli con qualche speranza di successo si rischia realmente di lasciare decine di Jig dentro agli ostacoli… ci si rende ben presto conto che il costo comincia allora a farsi decisamente importante.

E’ proprio durante questi spiacevoli frangenti che la voglia di costruirsi questa semplice esca si concretizza; con questo articolo spero di avervi dato le basi per iniziare questa facile realizzazione e poi… una volta iniziato, non tornerete più indietro, diventando autarchici anche con questo artificiale, perché avrete scoperto che le catture non diminuiranno, anzi tutt’altro!

Inizierete davvero a sondare con metodo e senza più alcuna remora ogni più recondito anfratto, anche il più nascosto, inducendo all’attacco gli esemplari migliori, quelli che magari fino ad allora non avreste neppure sospettato l’esistenza.

A volte, percorrendo la riva di un fiume o di un lago, ci si imbatte in un albero caduto in acqua.

Sarebbe un errore gravissimo, come fanno solitamente i principianti, aggirare l’albero e continuare i lanci di nuovo in acque aperte o con ostacoli più delicati. 

E’ molto meglio tirare fuori dalla nostra scatola uno di questi Jig munito di “antialga estremo” e provare nella migliore posizione in cui vi siete imbattuti, ovvero lanciare nei pressi della base dell’albero in acqua e dentro ai grossi rami sommersi…nove volte su dieci avrete gradite sorprese!  

Costruendovi e portando con voi qualcuna di queste esche “super protette” avrete un’arma in più per cercare di risolvere al meglio ogni situazione e non dovrete più saltare a piedi pari gli spot più promettenti… proprio quelli evitati dagli altri pescatori provvisti di esche classiche e canonicamente “insufficienti”.  

Tenetemi informato, scrivendomi via e-mail (l’indirizzo lo trovate in Home Page), sulle vs. esperienze pratiche in pesca, fatemi partecipe dei risultati raggiunti, segnalatemi eventuali vs. particolari avventure, e non fatemi mancare le vs. critiche ed osservazioni, mi serviranno per migliorare sempre di più il mio modo di vivere la pesca.  

Buona  p… ermanenza sul nostro sito!!!

Loris Ferrari

 

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