ARTIFICIALI & Co

 

 

 

 

 

 "Autocostruzione" 

 Costruiamo i Jig leggeri 

 con il mastice da marmista 

  Testo e foto di Loris Ferrari - Novembre 2006 

 

Premessa:

Poche  famiglie di artificiali come i Jig riescono a spingere all’attacco i grossi calibri, riuscendo nel contempo ad insidiarli fra gli ostacoli e le tane più intricate.

 

Per utilizzare al meglio queste esche però, oltre alla specifica attrezzatura da baitcasting sappiamo che è preferibile operare dalla barca o dal belly boat dentro a strutture ad elevata profondità poiché la testa di piombo con cui sono costruiti i Jig fa affondare molto velocemente l’esca. 

Gli americani hanno sviluppato una apposita tecnica di recupero a saliscendi, il Jigging, che ho già dettagliatamente descritto in un apposito articolo. 

Ho parlato di tecnica e di esca preferibilmente da impiegare dalla barca, ma nulla ci vieta di utilizzare questa versatile esca da terra, con la tecnica del Flipping, soprattutto quando ci troviamo di fronte a rive profonde che degradano velocemente verso il basso.

 

Diciamo che i Jigs classici con testa in piombo o in tungsteno sono perfetti per lavorare a profondità superiori ai due metri, mentre a mio parere sono molto penalizzati se si devono impiegare a profondità inferiori quali le sponde a canneto delle tante cave per l’irrigazione e dei piccoli laghetti molto numerosi sulle nostre colline.

Spesso infatti questi piccoli ambienti hanno le rive letteralmente invase da erbe che salgono dal fondo ed arrivano fin quasi alla superficie.

Nella stagione calda poi questi arbusti, assieme ai rami degli alberi caduti in acqua, fanno da substrato a tutta una serie di organismi vegetali, formando delle vere e proprie foreste subacquee molto fitte, rendendo assai difficile il passaggio degli artificiali convenzionali.

Queste zone diventano il rifugio prediletto dei predatori perché permettono loro di sfuggire ai cocenti raggi del sole ma soprattutto riescono a nasconderli agevolmente agli occhi delle potenziali prede.

La pesca si svolge perciò nei pochi tratti, a volte grandi anche solamente pochi decimetri quadrati, dove l’esca riesce a compiere qualche tratto di recupero, nella speranza che riesca a far partire il predatore che si nasconde in agguato. 

In questi ambienti il pesce può essere davvero ovunque, anche a galla, nascosto dai canneti o le ninfee oppure in poche spanne d’acqua nascosto da una macchia di alghe anche se sotto ci sono un paio di metri d’acqua. 

In queste particolari zone la vita dei jig convenzionali è davvero dura perché si piantano subito nei vegetali, riempiendosi di alghe e diventando a loro volta dei ciuffi vegetali inestricabili.

La pesca in questi ambienti è fatta di lanci assolutamente precisi; di pose più delicate possibili e di più o meno veloci recuperi nei pochi tratti liberi. 

Operando in questo modo è possibile indurre all’attacco esemplari di tutto rispetto ma per non essere impigliati di continuo agli ostacoli si deve giocoforza ricorrere a poche famiglie di esche artificiali.

Si finisce così per penalizzare questa splendida esca a favore di quelle interamente in gomma siliconica, come ad esempio gli “stickbait”, i “Tube Jig” o gli “skirted grub” single o double tail, poiché queste ultime si possono piombare anche pochissimo od impiegare anche spiombate.

I Jig con testa in mastice che utilizzo con soddisfazione da alcuni anni, ovviano al problema dell’eccessivo peso della testa in metallo, perché sfruttano il ridotto peso della testa e permettono perciò di far nuotare in modo corretto la nostra esca anche in ambienti a profondità limitata o comunque quando il pesce mangia  sollevato negli strati intermedi d’acqua; magari fra i rami di un albero sommerso. 

 

I VANTAGGI DEL JIG IN MASTICE:

Proprio per risolvere i problemi elencati sopra, ho iniziato ad utilizzare Jig dalla testa in mastice in acque poco profonde, per sfruttarne appieno la ridotta velocità di affondamento ed ho notato un notevole incremento di catture.

Questo credo sia dovuto al fatto che rallentando la corsa verso il fondo dell’esca, si da maggior tempo al pesce di individuare l’artificiale e lo si riesce a far posare più delicatamente sul fondo, in modo molto più naturale, come se fosse un essere vivente.

Il Jig classico a testa pesante infatti tende a scendere troppo repentinamente e si pianta nel pantano oppure si incastra dentro alle alghe o alle erbe che, soprattutto nel periodo estivo, la fanno da padrone negli ambienti sopra citati.

Si incastra fra gli ostacoli e si sporca talmente tanto che in molti ambienti il Jig è un’esca assolutamente non usabile.

Potreste obiettare a questo punto che si potrebbe ovviare all’inconveniente diminuendo la grammatura della testa di piombo ma si finirebbe a mio parere per ottenere un’esca molto piccola, capace di far abboccare anche pesci di pochi etti, proprio quelli che un pescatore serio dovrebbe accuratamente evitare.

La testa fatta con il mastice da marmisti, pur mantenendo un buon volume, affonda molto più lentamente rispetto al pari volume di piombo.

Il mastice al poliestere da marmisti ha un peso specifico molto più basso del pesantissimo piombo anche se comunque affonda perché contiene nella sua formulazione pesante polvere di marmo. 

Ora abbiamo una testa di Jig adatta anche alle acque medio/basse (solitamente quelle che troviamo pescando da riva) ed abbiamo l’innegabile vantaggio di poterla arricchire con gli skirt di nostro gradimento sia in pelo di animale che in silicone e poter poi aggiungere i trailer siliconici od in cotenna di maiale che maggiormente ci ispirano.

L’ultimo innegabile vantaggio è che riusciremo ad utilizzare un’esca altamente adescante e redditizia come il Jig in ambienti in cui nessuno la impiega, rendendo le nostre battute di pesca davvero interessanti dal punto di vista dei soggetti di peso agganciati e portati a tiro della nostra fedele macchina digitale. 

Vi ho già spiegato in un altro articolo come fabbricare Jig con il mastice di tipo verticale, abbozzando grossolanamente la testa attorno all’amo. 

Qui sotto invece vi illustrerò il sistema di fabbricare facili e ben rifiniti artificiali partendo da uno stampo commerciale da colata in alluminio, di quelli solitamente impiegati per colarvi dentro il piombo fuso.

L’idea mi è venuta questa estate quando l’amico Marco mi portò a casa proprio un paio di questi stampi per costruire testine da Jig e spinnerbait.

Provammo a colarvi dentro del mastice di tipo LIQUIDO e dopo una decina di minuti, il tempo di far presa al mastice, aprimmo lo stampo… il risultato che ci apparve fu subito convincente.

Il mastice non si attaccava per nulla allo stampo in alluminio e riempiva perfettamente ogni interstizio dello stampo. Con facilità si staccavano gli eccessi della colata ed in un attimo l’esca era terminata.

Ci mettemmo a costruire subito qualche Jigs e l’indomani andammo assieme a provarlo in pesca.

L’affondamento era proprio quello lento che volevamo ottenere e proprio ai primi lanci, nel sottoriva, si materializzò un bel Black Bass attorno al chilogrammo che attacco l’esca.

Sbagliai la ferrata per ben due volte, fino a quando forse il pesce ci vide e decise di tornarsene sotto al tronco che aveva eletto a rifugio. 

Marco che fino ad allora mi aveva confessato di aver sempre snobbato quella famiglia di esche, rimase favorevolmente impressionato e da quel giorno si è messo a portarli sempre con se, pronto ad utilizzarli alla prima occasione.

 

Due informazioni sullo Stampo:

Gli stampi che abbiamo utilizzato sono dell’americana DO – IT una fabbrica di stampi da colata di Denver (Iowa), non molto nota in Italia ma che opera da oltre quaranta anni nel settore ed è in assoluto l’azienda leader al mondo sugli stampi da colata per la pesca sportiva.

Consiglio caldamente un’occhiata al loro sito, all’indirizzo web: www.do-itmolds.com  visitandolo potrete trovare ammirare i loro prodotti e persino acquistarli nel loro “Shop Online” oltre a numerosi tipi di stampi segnalo in particolare anche quelli che ci interessano, alla sezione “Weedless Jig Molds” (weedless = antialga).

Gli stampi che vi consiglio permettono di colare da due ed a tre esche contemporaneamente; a puro titolo di esempio segnalo il modello: ARKY style JIG che possiede tre cavità per fare contemporaneamente esche da ¼ - 3/8 e ½ Oz.

Se non vi garbano gli antialga consigliati dal sottoscritto e costruiti con un pezzetto di filo metallico,  potrete trovare gli antialga classici da Jig in fibre di nylon “Fiber Guard” oppure quelli a forcella in plastica “Y – Guard” nonché tanti altri utili accessori come i comodi e pratici ami da Jig o i chiodini a punta tronca “Base Hole Pin” da mettere nello stampo per creare l’alloggiamento delle fibre e poterle successivamente incollare al Jig.

Sul sito troverete poi una vastissima gamma di articoli per l’autocostruzione a cominciare dalle palette metalliche per rotanti e spinnerbait di ogni forma, colore  e dimensione.

Ovviamente se poi vogliamo farci anche i Jig pesanti in piombo, per le acque medie e profonde, troveremo tutto quello che occorre per fondere il tenero metallo in tutta sicurezza.

 

Alcune note sull’utilizzo del Piombo e del mastice; precauzioni da adottare:

Dovete sapere che lavorando e fondendo il piombo, si può andare incontro ad effetti alquanto spiacevoli. 

Innanzitutto durante la fusione si creano fumi e vapori alquanto tossici, che se inalati possono creare problemi davvero seri.

La prima precauzione è assolutamente quella di indossare maschere con filtri ad alta protezione ed operare in ambienti fortemente aereati e ventilati.

Il secondo grosso pericolo è quello derivante dalle ustioni; uno schizzo di piombo in faccia o peggio negli occhi potrebbe portare a tragiche conseguenze perciò bisogna utilizzare specifici guanti protettivi ed occhiali. Il vestiario dovrà essere pesante e completato da un grosso grembiule.

Ricordate che anche una piccola quantità di acqua presente nello stampo provoca schizzi incontrollati di materiale fuso!

Il piombo è poi un materiale altamente inquinante, ci sono alcuni Stati americani che ne hanno vietato l’utilizzo, anche nei materiali da pesca perché rischiano, una volta perduti in acqua, di inquinare gravemente l’ambiente.

Bastano ed avanzano i motivi sopra per capire perché il sottoscritto non si sia mai cimentato nella fusione di questo metallo, limitandosi a lavorarlo il fili od in lastre.

Anche il mastice da marmisti al poliestere ha ovviamente delle controindicazioni (come tutti i prodotti chimici), ma basta utilizzare la mascherina, un paio di guanti in lattice ed operare in un luogo ventilato per stare tranquilli durante il suo utilizzo.

 

Costruiamo i Jig in mastice:

La sequenza delle foto seguenti spero spieghi esaurientemente le fasi di costruzione; innanzitutto iniziamo mettendo l’antialga sugli ami da Jig, se non avete quelli dedicati a questa esca, si può sempre adattare dei normali ami ad occhiello a gambo lungo, costruendogli davanti un’armatura con l’acciaio inox, come già spiegato ed illustrato negli altri articoli già pubblicati su questa esca.

 

Nella foto qui sopra vedete che nell’amo centrale è stato fermato con alcuni giri di comune filo zincato dello 0,30 uno spezzone piegato in due di American Fishing Wire “Tooth Proof” dello 0,70 color rame, lo stesso cavetto già illustrato nell’articolo sugli Hair Jig. 

Non occorre tanto filo zincato, bastano solamente alcuni giri per tenerlo in posizione; ci penserà poi il mastice, indurendosi, a renderlo solidale con l’insieme dell’esca.

 

Apriamo lo stampo e posizioniamo il nostro amo arricchito dall’antialga nell’apposito alloggiamento, badando bene di far combaciare la curvatura dell’amo nella cavità apposita e l’occhiello dell’amo nella cavità sovrastante.

 

Con due pezzetti di carta gommata da carrozziere fermiamo l’amo e i due ferretti che compongono l’antialga. Saremo così sicuri che l’amo non si muoverà dalla corretta posizione durante le operazioni successive.

 

 

Ora chiudiamo le due parti dello stampo e blocchiamo il tutto aiutandoci con un morsetto in modo che accidentalmente non si debba aprire durante le fasi di colata del mastice. 

Ora tutto è pronto per miscelare il mastice; prendiamo una piccola quantità di mastice liquido di colore nero (poco più di quanto occorre per riempire le cavità dello stampo) ed una giusta quantità di catalizzatore. 

Tale quantità, a venti gradi di temperatura esterna, é pari ad un chicco di caffè per un cucchiaio da minestra di mastice; con temperature più fredde bisogna aumentare il catalizzatore, viceversa, con temperature più calde, bisogna diminuirla.

Andiamo velocemente a miscelare in modo omogeneo con le spatole e poi mettiamo il mastice catalizzato in un piccolo barattolo di plastica.

 

 

Ora con l’aiuto di un ferretto metallico, andiamo a versare lentamente il mastice nel cono di colata dello stampo fino a riempirlo. Per togliere le eventuali bolle d’aria andiamo su e giù con il ferretto dentro alla cavità dello stampo in modo da far uscire l’aria e far penetrare bene il mastice in ogni interstizio.

 

 

Ora non ci resta che attendere almeno dieci minuti in modo da permettere al mastice di fare presa. Il tempo occorrente in realtà varia con il variare della temperatura esterna, più è caldo e più il processo di indurimento è veloce. 

Esiste comunque un modo molto semplice di scoprire se il momento è quello giusto, ci basterà con un ferretto toccare il mastice residuo che è rimasto nel barattolo di plastica.

Quando la superficie è dura e comincia ad essere difficile scalfirla, significa che è possibile aprire lo stampo. Non ci resta quindi di sbloccare il morsetto ed aprire lo stampo. Ricordiamoci a questo punto di pulire le spatole e gli attrezzi che abbiamo utilizzato, in questa fase è davvero facile e veloce… ma se aspettassimo alcune ore, rischieremmo di dover buttare via tutto!

 

 

A stampo aperto, ci troveremo di fronte a questa situazione, il mastice ha riempito tutta la cavità dello stampo ed è uscito leggermente nei fianchi. Togliamo la carta gommata e ci ritroveremo in mano il Jig grezzo della foto sottostante.

 

 

Potete notare come il Jig sia praticamente quasi terminato, ci basterà tagliare con l’aiuto di un cutter le sottili bave attorno al corpo dell’esca, con un paio di tenaglie staccare il cono di colata e con una piccola lima da modellismo togliere ogni asperità per ritrovarci fra le mani un’esca davvero ben fatta, del tutto simili a quelle che solitamente acquistiamo già fatte nei negozi.

Ora non ci resta che sagomare con le pinze i due ferretti antialga per proteggere l’amo, tagliarne l’eccedenza ed il nostro Jig è davvero terminato.

 

 

E’ però chiaro che il mastice completerà la fase di completo indurimento nelle ventiquattro ore successive, ma non subirà alcuna variazione volumetrica. 

E’ comunque consigliabile terminare il dressing alla nostra esca dopo tale periodo. 

Volendo prima di applicare lo skirt ed il trailer, si potrebbe dare alla testina in mastice una mano di protezione trasparente, ma sinceramente mi pare un’operazione superflua per questa tipologia di esca.

 

 

Se invece volessimo ottenere la testa più pesante, per usarle in acque più profonde, ci basterà aggiungere al mastice, prima di mettere il catalizzatore, delle microsfere affondanti (cariche inerti), quelle che solitamente impieghiamo in alcune colate di resina plastica.

 

 

 

 

Non starò certo a darvi indicazioni sulla personalizzazione dei Jigs, le foto qui sopra sono puramente indicative, lascio a voi l’arduo (ma piacevole) compito di sbizzarrirvi secondo le vostre esperienze ed i vostri gusti personali.

A livello generale posso solamente dirvi che la regola vuole lo skirt ed il trailer lunghi in presenza di pesce attivo ed aggressivo ed al contrario entrambi corti in presenza di pesce apatico e diffidente.

 

 

Conclusioni:

 

Credo molto in questa esca, credo lo si evinca anche dai numerosi scritti che ho dedicato a questa meravigliosa esca. 

Tante volte mi ha risolto una giornata votata altrimenti al cappotto e tante volte mi ha fatto lottare duramente con un avversario potente che spesso ha vinto la partita rifugiandosi dentro all’intrico di un albero in acqua, spezzando la lenza e perdendo l’esca.

L’impiego del mastice per fare Jig più leggeri, può essere la chiave di volta per farci impiegare maggiormente questa esca, anche in quegli ambienti che fino ad ora gli avete preferito qualcos’altro.

Riuscirete così a moltiplicare le occasioni di incontro con i big della specie; non sempre come dicevo sopra, vinceremo la partita ma benediremo comunque il momento per aver attaccato alla lenza questa brutta ma efficace esca.

 

 

Ogni tanto però vince anche il pescatore… e spesso l’esca si fa fotografare assieme ad un esemplare di tutto rispetto… a buon intenditor…

 

 

 

Nelle foto qui sopra vedete dei brutti ceffi che impiegano brutte esche autocostruite… non sempre però va male; quella mattina di metà ottobre ad esempio, l’attività a galla dei pesci era assolutamente inesistente; la chiave di volta è stata ancora una volta l’adozione del Jig come esca. 

In una giornata fino a quel momento avara di soddisfazioni, ha fruttato parecchie abboccate e catture di esemplari medi e grandi, alcuni ci hanno salutato dopo una lotta accanita, ma questo bel Bass di 2.140 grammi ha voluto venire a farsi ammirare sul web! 

Ovviamente è stato rilasciato subito dopo con tutte le cure del caso, nella speranza di rivederlo magari cresciuto il prossimo anno.

Se avete dubbi od esperienze da trasmettermi, su questo argomento, sarò felice di discuterne con voi al mio indirizzo mail che trovate in Home Page.

Ciao a tutti e buona p... ermanenza sul ns. sito !  

 

Loris Ferrari

 

 

 

 

 

 

 

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