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SUSHIDANCER - una swim bait affondante

Testo, foto e filmato di Gianmichele Baroni (Bluedanger)
(Pubblicato:  Aprile 2008)

Prima di tutto: bel nome, eh? Si tratta di una swimbait senza paletta, lunga ventitrè centimetri circa, con assetto affondante; è costruita in samba, le pinne e la coda sono fatte in lexan da un millimetro ed è dipinta con spray e vernici ad acqua date a pennello. Non possedendo ancora un aereografo, ed essendo fresco reduce del taumaturgico incontro col Maestro Venier :-D, mi sono spaccato i testicoli con i pennellini, annoiandomi a morte e rovinando, tra l'altro, il decente lavoro di intaglio che avevo fatto sulla testa. Spero che qualcuno dei vari maestri dell' aereografo presenti sul sito e sul Forum ne riproducano qualcuna, colorandola però come si conviene.

Un' ultima nota. E' un' esca nata per il luccio, ma che dovrebbe piacere anche a quel pesciazzo insulso del black bass. Ho in cantiere una versione da quattordici centimetri che potrebbe interessare le grosse marmorate dei fiumi del piano, grandi predatrici alle quali – sono sicuro- non è mai stato propinato questo tipo di esca. Ecco lo step-by-step.

Si parte da un disegno, che potete copiare dalla foto seguente.

Ne ricalchiamo i contorni su di una tavola di samba da due centimetri, e segniamo approssimativamente i punti dei tagli (vedi foto seguente).

Alla fine, i tre pezzi sono lunghi, partendo dalla testa, 10 centimetri, 4,5 centimetri e 5,5 centimetri. Ritagliamo con una sega, un seghetto o un traforo la nostra nuda sagoma e, con l'aiuto di un calibro ( o ad occhio, come faccio io) segniamo i punti salienti sulla metà del bordo. Si vedono i fori per gli anellini a vite (nella foto, segnati con le X ) e i punti dove trapaneremo per ottenere i vani della piombatura

A questo punto, con raspe e lime o, ancora meglio, con una levigatrice a nastro, rastremiamo la sagoma in maniera da creare un assottigliamento dolce e continuo sia verso la testa che verso la coda; dobbiamo creare una sagoma “pescioide”, non una saponetta: non è un jerkbait. Procediamo a smussare tutti gli angoli, senza lasciare spigoli vivi perchè dobbiamo ottenere una sagoma piuttosto idrodinamica. Con una punta da 12 millimetri praticate due fori sotto la testa come in foto, uno al centro e uno in coda. Allargate con una fresa gli scassi che accoglieranno la piombatura.

Quando saremo soddisfatti, cominciamo a pensare ai maledetti tagli a V. I segni che avevate fatto prima saranno stati mangiati via dal lavoro di abrasione (infatti, vi confido un segreto: non servivano a nulla, e potevate risparmiarvi la fatica), quindi riportiamo con precisione le linee di taglio sui fianchi e le V su dorso e ventre; l'altezza della V è di circa un centimetro, forse qualcosa meno. Non fate angoli troppo acuti, o l' esca non riuscirà a muoversi: essendo priva di paletta, dovrà essere molto libera negli snodi.

Adesso cospargete il grezzo e tutta la zona di lavoro di aceto e zolfo, per levare totalmente il malocchio; sacrificate qualche piccolo animale agli dei; recitate quaranta volte “Obladì-Obladà” al contrario, poi mettete il pezzo in morsa. Con delicatezza e calma, usando un seghetto e controllando spesso cosa accidenti state combinando, eseguite i tagli diagonali...

Notate come la vostra vita sociale diventa sempre più misera quanto più vi applicate nel bricolage. Fate autocoscienza: ne  vale la pena?

Adesso la parte angosciante è fatta.

Comincia quella noiosa, quindi su con la vita e fatevi un cicchetto. Con la carta vetrata spessa e un po' di olio di gomito, eliminate le imperfezioni e le sbavature dei tagli, e fate in modo che combacino decentemente .

E' il momento di pensare agli snodi. Segnate sul pezzo centrale e quello caudale due punti, dove creeremo gli scassi. Non fateli troppo vicini da loro, per limitare il rollaggio dell' esca, né troppo distanti, in maniera da non torturare sezioni di legno troppo piccole .

Adesso riportate i segni anche sulle parti concave corrispondenti ( nel senso anafestico e per andicappo di altitudine), dove andremo a praticare due fori profondi con la punta da due millimetri. Fateli diritti. Non così, più profondi: spazio ce ne è. Bravi.

Già che avete messo quella punta da due millimetri, praticate anche gli altri fori, per le ancorette e l'anello di aggancio frontale. Torniamo agli scassi, e facciamoli generosi ed esteticamente graziosi: io mi trovo bene con il disco da taglio che vedete in foto, ma potete farli anche con i denti, se vi va .

Adesso dobbiamo fare i fori per i perni, sempre con la punta da due millimetri: consiglio di preparare un invito con una punta qualsiasi, ma manovrata a mano. Poi, col trapano al minimo dei giri o con un succhiello a mano (se avete buttato via soldi per un trapano a colonna, è finalmente giunto il momento di usarlo), perforate tutte le sezioni in modo perpendicolare: andateci piano, ché se vi si rompe il legno adesso l'unica soluzione è salire di sopra e sterminare la famiglia...Declino ogni responsabilità....

Costruitevi degli anellini da inserire nei fori...

Altre menate son le pinne, che rappresentano il punto fragile dell'esca: tanto vale ammetterlo. Preparate i vani sul corpo dell'esca. La caudale, la dorsale e l'anale si alloggiano bene in vani fatti col disco da taglio...

... ma per pettorali, ventrali e adiposa è meglio usare una piccola fresetta, tentando di fare gli intagli il più simmetrici possibile.

Una piccola considerazione sulle pinne. Non servono per accentuare il movimento. Al contrario, lo smorzano. Sembra un paradosso, ma l'effetto stabilizzante che danno, uccidendo il movimento del grezzo, rende il moto dell'esca molto più silenzioso e naturale. Comunque, prendete un foglio di Lexan da un millimetro e disegnate le sagome approssimative delle otto appendici.

Ritagliate con le forbici e carteggiatele approssimativamente; poi, fissiamole al grezzo con una goccia d' attak . Montiamo l'esca, con pezzetti di acciaio inox.

Per la piombatura sono sempre andato a caso, ma questa volta ho preso appunti: dunque, piazzate venticinque grammi in testa, trentacinque grammi nel pezzo centrale, e cinque miseri grammi sulla coda della vostra Sushidancer, che comincia a prendere forma. Se volete farla meno affondante, suppongo che sia sufficiente diminuire il piombo, ma tenendo il tutto in proporzione. Andate in bagno e riempite la vasca. Se fate la doccia, andate su un lago o un fiume con l'acqua chiara. Se vivete nel deserto, spiegatemi a cosa vi serve costruire un' esca da lucci. Fate la vostra prova in acqua, tenendo conto che le parti non sono ancora ben carteggiate e che il movimento può solo migliorare, da questo punto in poi. Lasciate solo il vostro grezzo e fatelo asciugare per bene almeno per un giorno o due .

Nel frattempo, riprendete in mano un po' di public relations, parlate con i figli, date un colpetto a vostra moglie prima che ci pensi l'elettricista.

Stuccate allegramente tutta l'esca.

Asciugato lo stucco, carteggiate gli eccessi e, se vi va, intagliate pinne, bocca, branchie e magari qualche puttino o motivo floreale, per quel che serve: io mi son divertito col dremel, la mia ragazza si è divertita col lattaio .

Carteggiate pazientemente tutti i pezzi, mentre attendete la telefonate dell' avvocato divorzista. Poi, due bei bagni nel turapori e di nuovo una passata con carta fine.

La mia livrea è fatta con una spruzzata di bianco sporco sulla pancia e giallo semaforo sui fianchi...

... e ho dipinto la schiena con colore ad acqua grigio acciaio...

... grosse bolle bianche con, al centro, macchie nere e rosse.

Tra un colore e l'altro, riprendiamo in mano le pinne.

Rastremiamole e rendiamole idrodinamiche e carucce a vedersi. Poi, con una tronchese e senza forzare, incidiamole per simulare i raggi. Un trucchetto rubato ad Adriano Orlandoni, molto gratificante come effetto.

Spruzziamo pettorali, ventrali ed anale col giallo semaforo e le dorsali col grigio acciaio. Procediamo ad incollarle con la epoxy, prima un lato e poi l'altro, per evitare gocciolature .

Applichiamo gli occhi.

La prima mano di protettivo. Per queste esche, che risentono facilmente di accumuli di vernice nei punti vitali, non uso la KK1 ma della semplice colla epoxy trasparente. Col  pennello è un' opera improba  tentare di stenderla in cinque minuti, visto che è molto spessa. Quindi la stendiamo a mano. Calziamo dei guanti di lattice e misceliamo una discreta quantità di Pattex Saldarapido Mix o similari: occhio che sia del tipo trasparente. Appena è ben mescolata, masturbiamo sensualmente la nostra esca su tutte le parti. E' autolivellante, ma ha ben poco tempo per autolivellarsi. Basta girarla un paio di volte e, dopo quindici minuti, non accumulerà più quelle gocce terribili che sono impossibili da rimuovere senza fare casini. Inoltre, è estremamente resistente. Una volta asciutta (dopo qualche ora), riapriamo i fori col trapano ed incolliamo gli anellini che ci siamo costruiti col filo da un millimetro, sempre usando la bicomponente.Date un'altra mano di epoxy sull'esca, se ne sentite il bisogno o se avete lasciato degli spazi nei quali la colla si è ritirata. Potete montare definitivamente l'esca, usando dei chiodi d'acciaio da un millimetro e mezzo fissati con l'Epoxy.

Armatela. Portatela a pesca. Sperateci.  

Qui c'è il filmato del movimento in vasca. Si accettano commenti sulle piastrelle.

Buona pesca. A noi luccisti ci fa un baffo, il buona pesca. Siamo abituati ai cappotti.

 

Gianmichele Baroni ovvero quel cazzone del Bluedanger 

 

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