TECNICA

 

 

 


SPINFLY

NUOVO SISTEMA DI PESCA TUTTO ITALIANO

Testo, foto e video di Roberto Cazzola Agosto 2012

Ho sempre provato un po’ di sana invidia per i moschisti! Mica per altro, per la possibilità che il loro sistema di pesca regala: gli attacchi a galla di pesci come la trota e il temolo.

In tanti hanno cercato di studiare sistemi che portassero quale risultato il poter lanciare vere mosche – magari anche secche - a distanza utile. A partire dal grande Giandomenico Bocchi, con il suo spinning tape. Con questo, però, si lanciano solo mosche piombate. Io stesso, con quello che chiamavo “mosking”, cioè un abbinamento di due esche artificiali, un piccolo minnow galleggiante e una mosca secca, in cui il primo dava peso e galleggiabilità alla mosca. Anche un americano, di cui non ricordo il nome, ha pensato bene di applicare un galleggiante affusolato a un metro o due dalla mosca (e che ha chiamato questo sistemino proprio “spinfly”…)

Ma il vero salto di qualità e la vera vittoria nella grande sfida, si sarebbero ottenuti solo con la concreta possibilità di lanciare e prendere pesci utilizzando la sola mosca. Senza finte code, rapalini o galleggianti esterni a quella.

Ebbene, siamo arrivati davvero a quel punto! La sfida, perciò, è finalmente vinta! Ora anche i lanciatori possono, se lo vogliono, pescare a mosca - e anche a mosca secca - senza dover utilizzare la coda di topo.

Il cuore dello spinfly: il D.B.S.

Se parliamo di ninfe o anche di streamers, cioè di artificiali pur piccolini ma di un  certo peso, il problema lancio si riduce veramente al minimo. Se consideriamo poi le lenze acquistabili ai giorni nostri, con in testa il Nanofil, una distanza di venti metri e oltre diventa facilissima da ottenere.

La vera gatta da pelare sono ( o erano) le mosche secche!

Nello spinfly, infatti, serve peso ma anche contrappeso per mantenere a galla gli artificiali una volta in acqua. Se però si segue il concetto  D.B.S. (Dryfly Balance System), quello che sembrava impossibile, diventa attuabilissimo.

Vi suggerisco questo filmatino che parla proprio del D.B.S:

Cioè, ovviamente semplificando: metti un po’ di filo di piombo (o una pallina di tungsteno) sul gambo dell’amo e poi, se vuoi che l’artificiale finito rimanga a galla, devi anche dressare una certa quantità di materiale galleggiante per compensare il peso applicato all’inizio della fase costruttiva. Tutto ciò – e qui arriva la prima grande difficoltà – mantenendosi nei dettami tipici della mosca che si vuole costruire.

Perché, come tutti sanno, la mosca deve essere un’imitazione di un insetto, per cui per la sua costruzione si deve tenere conto dei caratteri, delle peculiarità e dello stile dell’insetto da imitare. E’ vero che i moschisti usano anche mosche di fantasia, ma in questo caso si tratta di dressaggi che nei… secoli hanno dimostrato di essere molto appetibili per i pesci. Perciò, anch’esse vanno copiate il più fedelmente possibile.  

Per cui, le difficoltà da superare per avere finalmente fra le mani una mosca secca da spinfly sono sostanzialmente due:

Contrappesare convenientemente un peso, in caso contrario non si potrebbe lanciare con l’attrezzatura da spinning un’imitazione galleggiante

Fare in modo che il materiale e la sistemazione di quello sull’amo contribuiscano ad imitare un  vero insetto o, tutt’al più, a richiamare quanto più possibile una delle mosche più classiche che, proprio perché usate in tutto il mondo, di sicuro ce le ritroveremo in bocca a qualche trota o a qualche temolo.

Quanto devono pesare le mosche da spinfly?

Beh, si potrebbe rispondere così: più pesano e meglio è! Già: devono però anche stare a galla… E allora?

Allora, fedeli al D.B.S., devono pesare sufficientemente per essere lanciate e avere tanto materiale galleggiante “addosso” da stare a galla.  

Logico che se si costruiscono mosche su ami grossi (8-10) il tutto risulta molto più agevole. Le difficoltà arrivano, ma è intuibilissimo, quando si tenta di rimpicciolire gli artificiali al punto da renderli totalmente assimilabili a quelli che usano normalmente i moschisti. Ora come ora, con il Nanofil 0,02, si riesce a pescare anche con imitazioni galleggianti costruite su ami del 14 e anche del 16, del peso di circa 25 centesimi di grammo. Il che certifica che si è arrivati a coprire almeno il 90 per cento delle possibilità che offre la pesca a mosca tradizionale, quella con coda di topo. Se poi si parla di ninfe (che ovviamente non devono galleggiare), si può addirittura scendere all’amo del 18!

In buona sostanza oggi come oggi si può arrivare a lanciare a distanza utile:

  • Con lo 0,02 mosche secche su ami 14-16 e ninfe su ami del 18

  • Con lo 0,04 mosche secche su ami  del 12 (del peso di circa 40/100 di grammo) e ninfe su ami del 14-16

  • Con lo 0,06 mosche secche su ami del 12 (del peso di circa 60/100 di grammo) e ninfe su ami del 12

  • Con lo 0,08 mosche secche su ami del 10 (del peso di circa 80/100 di grammo) e grosse ninfe su ami del 10

Attrezzatura

Ipotizzando una distanza standard di una dozzina di metri, un grosso e essenziale aiuto lo danno sicuramente il peso dell’esca e il Nanofil. Direi che questi due fattori definiscono il 90 per cento della distanza stessa. Un metro o due in più o giù di lì li può regalare la canna, la quale dovrà avere il vettino  sottilissimo ma piuttosto scattante, questo perché trattandosi di dover domare pesci con lenze così sottili, dovrà anche piegarsi facilmente in basso, al fine di attutire gli strattoni del pesce. Tale concezione è ben caratterizzata nelle canne da coregone, anche se Giulio Giardini (www.gsrcustom.com), noto costruttore marchigiano di canne da spinning e da mosca, rimanendo negli standard consigliati dal sottoscritto, ha costruito un’eccellente canna da spinfly, corredata tra l’altro da importante e finissima componentistica.

Questo filmato illustra l’azione (cioè la curva) della canna di Giardini con  il pesce allamato:

 

Quanto al mulinello, basta che sia piccolo e leggero, anche se un quid di vantaggi potrebbe darlo un attrezzo con bobina piuttosto larga (come il Mitchell Big Mouth).

Sistema di pesca nato in Italia!

Anche se a qualcuno potrà sembrare strano, lo spinfly, quello che fa riferimento al D.B.S., cioè quello che prevede anche l’uso di mosche secche senza orpelli aggiuntivi (vale a dire solo mosca e…. stop!), è nato in Italia, precisamente nel marzo del 2010 con la pubblicazione su “Pescare” di un mio articolo che ne annunciava la nascita.  

Ora anche altri spinners si sono lanciati nella stessa avventura, con risultati decisamente positivi. E’ nato anche un gruppo Facebook, questo:

Spinfly new fishing system born in Italy

link: http://www.facebook.com/#!/groups/333773363360669/

Si tratta perciò di una materia totalmente nuova, e in quanto tale soggetta a infiniti miglioramenti, e non solo da parte mia! Provate a lanciarvi anche voi: chissà quante cose ci sono ancora da scoprire!  

Se volete chiedermi spiegazioni, potete spedirmi messaggi privati o ,meglio ancora, porre i quesiti nel forum di Autocostruzione collegato a questo sito. Io rimango in attesa.

Roberto Cazzola

Black Bass & Co
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