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L’approccio al Bass prima parte… il Bass a galla (Testo e foto di Loris Ferrari 12/02)
Premessa
: Tenterò
in questa serie di articoli di affrontare un argomento davvero difficile e molto dibattuto
fra i pescatori di Black Bass di tutto il mondo; lapproccio
al pesce. Ho
scelto il Bass perché
lo ritengo uno dei pesci più difficili da affrontare e da insidiare, se si hanno come
obiettivi gli esemplari adulti della specie. Quando
un pescatore comincia a conseguire risultati importanti con questo difficile ed allapparenza
lunatico pesce, può affrontare con tranquillità, dopo un breve periodo di
apprendistato, anche tutte le altre specie, sicuro di ben figurare. Cercherò di spiegare ai neofiti, i
sistemi per insidiarlo al fine di far volgere a nostro favore più situazioni possibili,
con il chiaro intento di diminuire le inevitabili battute a vuoto. Questo articolo, davvero lungo, non
contiene molte illustrazioni, perché è un condensato di ricordi e di situazioni
realmente vissute e perché narra, attraverso la
descrizione di passate battute di pesca, momenti particolari ed azioni specifiche. La singola foto, se anche esistesse,
sarebbe oltremodo riduttiva. Lazione di pesca dovrebbe essere
seguita da una telecamera, ma neppure il più scalcinato degli operatori avrebbe potuto
seguirmi in oltre venticinque anni di pesca al bass ed essere poi sempre pronto a cogliere
una sfumatura, unoccasione magari durata solamente pochi istanti
e mai più
ripetuta! Accontentatevi perciò dei miei ricordi,
ancora ben vivi nella mia mente e cercate magari di farne tesoro la prossima volta che vi
recate a pesca. In
questa prima parte inizieremo dalle tecniche di approccio al bass quando si riescono a
vedere a galla o poco sotto la superficie: Arrivando
sul posto di pesca, a volte ci imbattiamo in meravigliose visioni; quelle in cui si vedono
(con laiuto degli indispensabili occhiali
polarizzanti), decine di bass fermi a galla, nascosti e mimetizzati fra la vegetazione
e fra i tronchi sommersi in prossimità delle rive. Se
poi fra gli esemplari avvistati ce ne sono alcuni di dimensioni interessanti
beh,
allora è davvero il massimo per il fishbuster che ha fatto della pesca al
grosso bass lobiettivo principale della
sua attività di spinningofilo. Sembra una situazione ideale, il coronamento dei
nostri sogni più reconditi, ma se sbagliamo lapproccio iniziale, rischiamo di
compromettere lintera battuta di pesca. Gli esemplari migliori si inabisseranno
lentamente ed inesorabilmente, indignati, altri rimarranno immobili ma eviteranno
accuratamente le nostre esche letteralmente ignorandoci. Altri
seguiteranno a pinneggiare lentamente, con aria di sfida, a due passi da riva
limitandosi
ad osservare sornioni lo strano essere che si aggira allesterno del loro territorio,
pronti però a darsi ad una repentina fuga in caso di serio pericolo. Sono
quei momenti in cui ci assale una rabbia ed uno sconforto tali che ci verrebbe voglia di
metterci a piangere! Abbiamo preso coscienza di aver sbagliato qualcosa,
anche se spesso non sappiamo esattamente quale sia stato lerrore e siamo ben consci
che una simile opportunità non ci ricapiterà più, magari
per un bel pezzo Larticolo
che vi accingete a leggere spero possa servire a farvi riflettere su alcune situazioni
tipo, migliorando il vostro approccio in alcune situazioni standard che potrete di nuovo
incontrare a pesca. Non esistono giornate
totalmente negative
Anche
se può sembrare unaffermazione saccente e presuntuosa, sono convinto che non esistono giornate totalmente
negative. Ci
sono però giornate in cui non riusciamo a trovare
la giusta chiave; quellinsieme perfetto di esca e recupero, capace di smuovere
dalla loro apaticità i bass, far breccia sul loro atavico istinto predatorio fino a
spingerli ad attaccare il nostro artificiale. I motivi dei nostri insuccessi, pur nelle loro
variegate sfumature, credo possano essere racchiusi in quattro gruppi principali : 1) perché
non presentiamo loro gli artificiali giusti 2) perché
usiamo gli artificiali giusti ma sbagliamo la loro presentazione 3) perché
sbagliamo il tipo di recupero 4)
perché
non li insidiamo al momento giusto 1)
Non stiamo presentando gli artificiali che il pesce gradisce in
quel momento E sicuramente una delle maggiori
responsabili di cappotti dei neo pescatori di bass. Io
ho passato anni a pescare bass solamente con rotanti, tandem e minnows. Erano gli artificiali maggiormente
conosciuti ed usati dai bassman italiani negli anni
70/80, esche ancora valide ancora oggi, per carità, ma se impiegate in modo
esclusivo, responsabili di decine e decine di cappotti. Il Bass si adegua in fretta agli artificiali
ed al loro recupero
Fa tesoro di tutte le esperienze negative
ed ha bisogno di stimoli nuovi per attaccare le esche. Ogni
cosa strana che sente e vede frullare in acqua può teoricamente risultare catturante, ma
solamente nel breve periodo. Dopo
pochissimo tempo, soprattutto nelle piccole acque chiuse, come gli stagni o i piccoli
laghi, la stessa esca che fino a pochi giorni prima risultava estremamente catturante, di colpo cessa tutta la sua efficacia finendo per
essere ignorata anche dai piccoli e giovani esemplari E
come se tutta la popolazione ittica del luogo si fosse riunita ed avesse deciso allunanimità
di bandire quellesca dalle cose commestibili e lavesse messa fra i pericoli
mortali! In
realtà non conosciamo i meccanismi di istruzione
collettiva che vengono adottati dai pesci, sicuramente però questi meccanismi
devono esistere. I
Bass (e molti altri pesci), avranno sicuramente una forma di comunicazione fra di loro e
riescono a trasmettersi le esperienze giorno per giorno. Credo
vengano anche trasmesse per via genetica, direttamente alla nuova prole. Permetterà
agli avannotti di avere più chances di sopravvivenza e farà parte di un bagaglio di base
che dovrà essere poi migliorato di giorno in giorno per formare altri bass sempre più
evoluti. Vi
basti pensare che quello che per noi è considerato sport o passione, per loro è una
questione di sopravvivenza, un loro errore di
valutazione, una sottovalutazione del pericolo, può portarli direttamente alla morte. Gli individui che resistono, riuscendo a
sopravvivere alle mille insidie, sono quelli dal patrimonio di esperienze più sviluppato
ed in grado di trasmettere anche alla prole, il più alto grado di patrimonio genetico
teso alla conservazione della specie. Il
concetto di esca presto conosciuta e snobbata però
non va estremizzato, la stessa esca, usata con successo e poi ignorata, può risultare
catturante di nuovo, lanno successivo o a distanza di qualche mese; anche se a dire
il vero, non raggiungerà più il gradimento iniziale. Negli
anni settanta bastava lanciare un minnows in un
acqua ben popolata da bass, che questo veniva attaccato quasi ad ogni lancio. Una volta in Mincio, pescando dalla
canoa, mi capitò di catturare 23 bass di seguito in 22 lanci! Avete
capito bene, arrivato ad unansa del fiume ricco di ninfee ed utilizzando uno dei
primissimi Rapala snodati, color persico di 7 cm., catturai un esemplare dopo laltro
sui tre/quattro etti di peso medio fino a prendere in un solo lancio, due bass sui 500 grammi ciascuno che si erano
avventati entrambi sul pescetto di balsa ed erano rimasti appesi ad ognuna delle
ancorette. Con lo stesso artificiale, stavolta
manovrato da un amico, accadde la stessa cosa, pescando da riva, solamente che il primo
era sul ½ Kg. mentre laltro era sui tre etti. Purtroppo la foto che feci, e che ancora posseggo, ritrae solamente un solo esemplare appeso allancoretta, perché laltro dibattendosi, poi si slamò e fini in acqua un attimo prima dello scatto.
Tutto questo per dirvi che anche il
rendimento di queste eccezionali esche, pian piano diminuì fino ad arrivare alle
capacità di rendimento attuali. Il
succo del discorso quindi è il seguente, non
stanchiamoci di sperimentare esche diverse, affrontando questo pesce
ne gioverà
sicuramente la percentuale di catture. Troppe
volte il pesce snobba la nostra esca proprio
perché già la conosce ed è stata impiegata (e fatta conoscere al pesce), dai
colleghi che ci hanno preceduto in quel tipo di acqua. Questo
è principalmente il motivo perché il sottoscritto ormai pesca il bass quasi
esclusivamente con esche di propria produzione. La
certezza di presentare unesca non conosciuta dal pesce, aumenta la fiducia nellimpiego, migliora
le quantità del pescato e le soddisfazioni della cattura. Lesca
è inadatta alla situazione: Lesca
può non essere conosciuta e quindi potenzialmente gradita dai bass ma impiegata nel
momento sbagliato. Situazione A
Arriviamo
in primavera in una lanca dove si vedono parecchi bass immobili a galla mimetizzati fra le
ninfee e gli ostacoli del sottoriva. Lanciamo
un rotante tandem da 15 grammi, uno spinnerbait di pari peso o un minnow affondante sui 9
cm. Pur
nel migliore dei lanci possibile, lesca
cadrà rumorosamente in acqua e nuoterà, anche recuperandola a canna alta, a mezzacqua. Se non avremo la fortuna di trovarci unorda
di bass in caccia, riscontrabile solamente nei
momenti di frenesia alimentare, prima dellarrivo delle grosse perturbazioni, è
molto facile che otterremo come logica conseguenza, il rifiuto totale dellesca e la
fuga composta degli esemplari migliori. Unesca
con un simile peso è molto meglio impiegarla quando
non si vedono esemplari a galla e dobbiamo sondare tratti paralleli di sponda, a filo
di canneto. E
preferibile, in questa precisa situazione, utilizzare
esche di peso minore, come le esche siliconiche (quali worms, tube Jig, grub,
lizard, craw, jerkbaits
), poco o nulla piombate, minnow galleggianti e spinnerbait di
piccola e media taglia o piccoli bug o popper a galla, magari lanciati con piccoli buldi
in plastica trasparenti, leggermente appesantiti con acqua. I recuperi dovranno essere lenti, in linea con il
metabolismo ancora rallentato dei pesci. Ognuno
di noi, a questo punto, può ricordare proprie esperienze, descrivendo episodi analoghi ma
risolti in maniera anche diametralmente opposta. Sono
comunque facce della stessa medaglia, da ascrivere spesso al diverso grado di
aggressività del bass in quel particolare momento. Arriva
lartificiale giusto
e pure il recupero! Situazione B
Fine
degli anni settanta, in un laghetto collinare, siamo destate con caldo afoso e
torrido; ci sono bass a mezzacqua nascosti nel sottoriva allombra. Iniziamo
pescando a galla con piccoli artificiali ma il pesce sembra non rispondere ad alcuna
sollecitazione, anche con gli artificiali più infinitesimali e le pose più delicate. Arriva un tizio e si mette a pescare a
trenta metri da me. Lancia
un minnow snodato di 11 centimetri a circa sei
metri di distanza, vicino ad un albero in acqua, dove staziona, sotto mezzo metro dacqua,
un bass attorno al Kg. e duecento grammi. Tante volte ho visto lo stesso pesce in
quella precisa posizione, con il muso rivolto alla sponda, pronto a cogliere il minimo
segnale di pericolo. Anche
lui mi ha sempre puntualmente visto, non essendoci altre possibilità di avvicinarmi a
quel luogo, ed ha sempre snobbato
sistematicamente tutte le mie esche. Stavolta
però il collega pescatore, fa una cosa strana, appena lartificiale tocca lacqua
si mette
a manovellare a tutta birra, ottenendo dopo pochi metri una clamorosa abboccata a
galla! La battaglia è breve ma intensa, con spruzzi altissimi e salti fuor dacqua del pesce,
nel vano tentativo di liberarsi
ma la robustezza dellattrezzatura e labilità
del pescatore hanno la meglio. Il bass è vinto e viene issato con aria
trionfante dalla mascella inferiore. Vado
da lui per congratularmi e
perbacco, è più grosso del previsto! Al
peso dichiarerà 1.350 grammi. Il
mistero è presto svelato, il piccolo di 1.200 grammi se ne era stato ben
fermo, rispondendo forse a superiori ordini di scuderia ed era salito, dal basso dei rami
sommersi, invisibile ai nostri occhi, il bass più grande, per punire lintruso. Lo
spanciare del minnows, unito alle dimensioni ed alla velocità del recupero,
avevano fatto scattare la violenza laggressività del
pesce, spingendolo a salire da oltre due metri dacqua ed attaccare con foga lintruso
che si permetteva di invadere il loro territorio in modo così fragoroso, rompendo la
calma ed il silenzio della loro siesta vigile. Da
quellepisodio sono passati più di ventanni, ma da allora, prima di darmi per
vinto, in situazioni analoghe o verso la fine della battuta, impiego esche voluminose
abbinandole a recuperi inconsueti, come quello descritto o come il Walking the dog. Non
ci crederete, ma con questo sistema ho spesso ho ribaltato a mio favore giornate, fino a
quel momento, assolutamente negative. 2)
Stiamo presentando gli artificiali giusti, ma sbagliamo la loro
presentazione Ci sono volte, magari affrontando acque poco battute, che gli artificiali impiegati andrebbero benissimo, stiamo però sbagliando la loro presentazione Situazione C
Laghetto
collinare dalle acque semitrasparenti, di un bel verde cupo. Siamo
in piena estate, la sponda è completamente ricoperta da un fitto strato di canneto. Arrivo
silenziosamente con il Belly Boat e mi fermo ad una quindicina di metri da uninsenatura
semicircolare, completamente circondata dalle canne. Con laiuto degli immancabili
polaroid, vedo un grosso bass che, muso verso la sponda, rimane immobile, mimetizzato
trenta cm. sotto la superficie, a fianco di un ciuffo di canne, leggermente isolato. Lancio tenendo la canna parallela allacqua,
perché un lancio verticale potrebbe mettere in allarme tutto il circondario, badando bene
a far arrivare lesca, nel campo visivo del pesce
e a non più di trenta
centimetri da questo! Il
lancio (grazie ai costanti allenamenti), risulta perfetto, ed arriva a posare lesca
(una rana galleggiante in plastica tenera), frenandola nellultima fase del recupero,
a non più di venti centimetri dal pesce. Lesca
arriva esattamente davanti al muso del bass e leggermente spostato sulla sinistra
proprio davanti allocchio più vicino a noi. Non
ho il tempo di far fermare i cerchi concentrici sulla superficie, formati dallesca
dopo il lancio, il gorgo appare allimprovviso,
facendo risucchiare allinterno lesca e facendo partire sottacqua il
filo. Alcuni secondi di attesa che sembrano non finire mai,
per accertarsi che il filo prosegua la sua corsa e
finalmente posso scoccare la robusta ferrata
il preludio al divertimento della
lotta con il nostro avversario. Stavolta vi ho raccontato prima un lieto fine, ma sarebbe bastato sbagliare il lancio e far arrivare lesca dietro al pesce per vederselo fuggire a pinne levate!
Limportanza
dellallenamento Non
dobbiamo stancarci di lanciare ed allenarci costantemente (anche
sui prati), per conoscere davvero la nostra canna e le prestazioni del mulinello. Dobbiamo
arrivare a posare le nostre esche allinterno di un fazzoletto aperto nellerba;
la canna deve diventare una sorta di prolungamento del nostro braccio. Solamente
così riusciremo a far giungere la nostra esca esattamente dove vogliamo ed ottenere le abboccate di riflesso da parte del
pesce. Certamente
queste possono arrivare anche lanciando a caso a filo di sponda, ma la soddisfazione della
cattura sarà notevolmente inferiore. La
regola doro
è quindi questa e la sottolineo nuovamente; lesca
deve arrivare a tiro di bass, sul davanti del pesce, ad un palmo dallocchio più
vicino alla nostra posizione (precisa giustamente lamico Americo Rocchi). Guai
a passare con il filo sopra la schiena del pesce (anche se poi cadrà davanti), posare lesca
di fianco o dietro al pesce stesso, pena la fuga repentina in quanto il bass percepisce il pericolo dal rumore dellesca
caduta in acqua, attraverso ludito e la linea laterale. Può
anche letteralmente vedere il filo lucente, illuminato dal sole od il trecciato che
passano sopra la propria testa, ecco perché consigliamo di lanciare lesca davanti
allocchio più vicino a noi.In questo modo si impedisce al pesce di notare il filo
(perché si trova dietro lesca), e di concentrarsi solamente sullartificiale. In
situazioni come questa andranno privilegiate esche dal minor impatto possibile in acqua e
pose delicate. Consiglio
quindi le esche siliconiche poco o per nulla piombate, i popper, le esche in plastica
morbide
sia galleggianti che ad affondamento lento. Il
Bass ci ha visto! Questa spiacevole realtà è la causa di
almeno i tre quarti dei rifiuti allesca da parte del bass. Dobbiamo
fare in modo che il pesce non ci veda
questa è la regola principale per insidiare i
predatori, bass in testa! Luso
della barca o del ciambellone ci aiuta molto in questo perché il centrarchide guarda
quasi costantemente verso sponda, in attesa delle prede quali rane, topolini, insetti che
cadono volutamente od accidentalmente in acqua. Non
stanchiamoci di curare i dettagli del nostro abbigliamento e della nostra attrezzatura,
per renderli più mimetici possibili, paragonandoli al contesto ambientale nel quale
operiamo. Evitiamo
perciò gli abbigliamenti sgargianti, i luccichii e le cromature sulle canne e sui
mulinelli, ne gioveranno immediatamente i risultati in pesca. Il
Bass ha visto il filo Soprattutto
nelle giornate di sole, con il pesce a galla, il monofilo luccicante può essere
estremamente visibile. Gli
stessi piccoli bass, inseguendo il luccichio del
filo, a volte ci avvertono di questo spiacevole inconveniente. Spesso
poi gli esemplari migliori ce lo fanno capire dandosi ad una fuga precipitosa, altre volte
si bloccano sul posto, diventando di colpo refrattari a qualsiasi tipo di approccio. Anche
il trecciato è estremamente visibile, si può facilmente scoprirlo, proprio giudicando il
comportamento dei bass nel sottoriva. Io
davvero non lo uso mai con questo pesce, preferendo i monofili opachi in nylon (dicroici),
che rappresentano sicuramente il male minore, in quanto visibili solamente al sole. Quando
pesco in acque davvero trasparenti, uso impiegare un finale di almeno un metro in
fluorocarbon ed i risultati sembrano per ora darmi ragione. Lesca
è innaturale! Il
bass non ci ha visto, non ha visto il filo, ma ugualmente non attacca
la nostra pur valida esca. Può
essere successo che questa si è sporcata ad
es. con la lanugine bianca caduta dai pioppi e che in certi momenti dellanno
imbianca la superficie dei laghi e dei fiumi, oppure si è sporcata durante il recupero
raccogliendo un rametto od un pezzetto vagante di vegetazione o di alga. Il pesce non abbocca ad esche sporche, ricordatevi
di ripulire maniacalmente lesca ogni volta che la togliete dallacqua, dopo
ogni recupero, prima di rilanciarla in acqua. Assicuratevi
che sia perfettamente pulito sia lartificiale, che leventuale girella e
moschettone, sia lo spezzone di nylon sopra questa. Moltissimi attacchi vengono frenati allultimo
istante causa questo dettaglio trascurato da parte del lanciatore. Viene
da sé che la pulizia dellesca vista sotto questa luce, non è più un atto
maniacale gratuito e fine a sé stesso, ma una
indispensabile precauzione da adottare assieme alle altre fin qui suggerite. Ricordate che un bravo pescatore non si
riconosce da cose eclatanti, ma da come mette in fila tante piccole strategie, tanti
piccoli dettagli, allapparenza insignificanti. La sua scelta dellesca, il tipo di
lancio, la posa
il recupero
tutto è finalizzato unicamente alla sportività
della grossa cattura. Egli sa benissimo che questa si
perfeziona solamente se tutte le fasi di cui sopra sono eseguite in modo cronologico,
corretto e sistematico. Il
Bass è in branco: Quando
tanti bass sono a galla, il nostro occhio vaga veloce alla ricerca del pesce più grosso;
una volta individuato lesemplare, il nostro occhio vi si sofferma, quasi calamitato. E
una reazione naturale, comè altrettanto naturale lanciare subito in direzione dellesemplare
più grande. E un errore gravissimo sottovalutare i pesci
medi e piccoli, lanciando sopra le loro teste; li metteremo subito in allarme e questa
loro agitazione contagerà in un istante tutto lintero branco, grosso esemplare
compreso. Dovremo,
affrontando un branco, superarne la diffidenza, vincere la concorrenza di centinaia di
occhi vigili ed attenti che osservano la sponda, rivolti verso lalto. Si
dovrà scegliere il punto migliore per sferrare il nostro attacco, pensare ad una
strategia in più punti e poi lanciare
sottomano o a catapulta, sul pesce più vicino,
indipendentemente dalla taglia La
tecnica, ancora una volta, sarà quella di lanciare davanti allocchio più vicino
alla nostra posizione, in modo da non spaventare i pesci più distanti. Se
le cose vengono compiute bene, riusciremo a non
allarmare alcun soggetto e potremo valutare immediatamente le reazioni alla posa ed al
passaggio dellartificiale. Avremo
lenorme vantaggio
di scoprire subito le reazioni del bass in quel
preciso momento e tarare le nostre azioni successive in base a quel comportamento. Il
pesce vibra le gialle pinne laterali dietro la testa, ma rimane sul posto?
fugge
dalla parte opposta?
attacca
deciso lesca, anche se sproporzionata rispetto alla sua taglia?
rimane
immobile perché un altro esemplare più grosso arriva da poco lontano, di gran carriera e
decide lui di attaccare lintruso?
si limita a seguire incuriosito lartificiale, ma senza decidersi ad attaccarlo? Preso
il primo pesce, scoprirete con stupore che è
estremamente facile fare catture a ripetizione; vi basterà lanciare via via sui
soggetti più lontani, senza mai passare con il filo sulla testa di alcuno ed è fatta! Arriverete così al soggetto di grosse
dimensioni, magari dopo aver agganciato altri dieci bass piccoli e medi, con ancora
tantissime chances di successo
proprio per non avere spaventato il branco. Ovviamente
sia i lanci che i recuperi dei pesci sono stati
eseguiti a canna bassa e ben nascosti, per non farci scorgere dal pesce di nostro
interesse. Una volta catturato (fotografato e rilasciato), questultimo esemplare, sarà buona cosa andare a visitare un altro spot perché la battaglia ingaggiata durante il recupero con il capobranco sicuramente metterà in allarme gli esemplari residui.
Se fra loro vi sono altri esemplari degni
delle nostre attenzioni, li andremo a trovare nuovamente dopo aver fatto passare almeno unoretta
per far sì che la situazione di trambusto creatasi con la precedente cattura, si
tranquillizzi. Pescando sul branco non ci sono scorciatoie, o ci
si comporta in questo modo o si incappa in cocenti delusioni e cappotti memorabili ed
irreversibili. 3)
Stiamo presentando gli artificiali giusti, ma sbagliamo il tipo
di recupero Ci
sono volte, magari affrontando acque poco battute, che gli artificiali impiegati
andrebbero benissimo. Stiamo però sbagliando il
loro recupero. Situazione D
Lanca del Mincio, a metà degli anni ottanta, siamo in piena estate, la superficie è completamente ricoperta da un fitto strato di ninfee.
Sotto
di queste si intravedono interessantissime schiene grosse e scure di
centrarchidi, intenti a proteggersi gli occhi dallintensità della luce e dalla
calura estiva. Nulla
muove la superficie dello specchio dacqua, la calma è assoluta, solamente qualche
scardoletta nuota pigramente fra le ninfee bollando ogni tanto a galla. Io
stavo pescando a spinning da riva, al riparo dalla vegetazione, con rotanti e minnow,
riuscendo solamente a catturare pochi e svogliati esemplari di piccola e media taglia. Arrivano due pescatori a bordo di una
canoa indiana, entrano in mezzo alla lanca scivolando lentamente fra le ninfee ed uno di
questi lancia un minnows monopezzo da 9 cm. galleggiante, colorazione original. Lancia
il minnow direttamente allinterno delle ninfee, lascia che finiscano i cerchi
concentrici sullacqua e che torni il silenzio e poi parte con un recupero veloce, fatto tutto di scatti
di polso. Il
minnow nuota sotto la superficie di un 20-30 cm. mosso a scatti velocissimi, ma solamente
per poche decine di centimetri. Viene
infatti puntualmente e fragorosamente attaccato da grossi bass, dagli otto etti al
Kilogrammo. Il
pescatore prosegue imperterrito nella medesima azione, catturando e rilasciando bass,
fotografato dal compagno. La
stessa scena si ripete almeno una quindicina di volte, sotto gli occhi allibiti del
sottoscritto che si vede catturare e rilasciare in mezzora un numero di esemplari da
lui precedentemente presi in unintera stagione! Fatto
tesoro della tecnica, mi metto ad imitarla anchio da riva ed ottengo subito alcune
belle catture. Arrivati a riva, mi precipito ad
intervistarli e mi raccontano di risultati analoghi, ma con esemplari di taglia fino ai
due Kg., ottenuti un paio di ore prima in una lanca meno battuta di quella ed accessibile
solamente dalla barca. Per
farla breve, da loro poi acquisterò la canoa (che ancora posseggo) ed imparai in
dettaglio una nuova ed efficacissima tecnica di recupero, validissima in tante situazioni
analoghe. Per
farvi capire meglio il succo del discorso, io stavo utilizzando lo stesso artificiale, ma
non riuscivo ad ottenere risultati perché
sbagliavo il tipo di recupero ! Il caldo aveva bloccato i pesci che si
erano mossi, ed in modo estremamente aggressivo, solamente quando un qualcosa
era venuto a turbare la quiete della lanca, portando scompiglio in quelloasi
tranquilla. Ancora
una volta un recupero velocissimo, simile a
quello raccontato nella Situazione B aveva trasformato un artificiale
apparentemente improduttivo, facendolo diventare unarma letale! Il
trucco sta proprio in questi termini; prima di sostituire lartificiale
che state utilizzando, provate ad impiegarlo in
modo completamente diverso
a volte piacevolissime sorprese sono proprio lì,
dietro langolo del canneto! Le
tecniche di recupero dolce: Io
le chiamo di recupero dolce, proprio per contrapporle a quelle di recupero rabbiose
e cattive da impiegarsi nei momenti di forte aggressività da parte del pesce. Ci
sono momenti, ed anche periodi stagionali, in cui lesca può risultare quella giusta
ma il recupero, in quel preciso luogo e momento non riesce a stimolare il pesce allattacco. Situazione E
Siamo
in un laghetto, ai primi di marzo. Le temperature timidamente hanno iniziato ad alzarsi ed
il sole comincia a fare capolino ed a scaldare lentamente le acque. Arriviamo
in una curva con lacqua inferiore al metro, baciata dal sole ed intravediamo un bass
sul Kg. attaccato a sponda. E
fermo sotto ad un canneto, dalle foglie ancora secche e piegate sullacqua. La testa
è rivolta a sponda, sotto di lui non ci sono più di venti centimetri dacqua. Se
utilizzassimo un artificiale classico ed un recupero valido per la stagione più avanzata,
lo metteremmo subito in allarme e lo vedremmo fuggire a pinne levate. Solamente
una presentazione delicata, ad almeno un metro distante, proprio sulla sponda che sta
controllando lo potrà far interessare alla nostra esca. In questa fase della stagione, per anni
ho pensato che il bass non si interessasse agli artificiali, ma stesse solamente in quelle
posizioni per prendere il sole, riscaldandosi dopo il lungo semiletargo
invernale. Invece
li attacca eccome, ma vuol rigorosamente scegliere
lui il momento per farlo! Il
popper di plastica tenera, antialga, vola
silenzioso e si posa con un tonfo sordo direttamente sulla sponda, a venti centimetri dallacqua. Dopo
pochi istanti, un paio di saltelli tesi ad imitare una ranocchia, lo fanno arrivare in
acqua, lontano dal bass un buon metro e poi si ferma immobile ma fremente. Lo manteniamo perfettamente fermo per
almeno un paio di minuti
che sembrano non finire mai. Il
pesce che si era leggermente agitato dopo il lancio (ce ne siamo accorti dal fremere del
canneto), poi si è fermato di nuovo, apparentemente disinteressato alla nostra esca. La
distanza fra il pesce e lesca però pian piano si fa sempre più esigua
è il
pesce che si avvicina sornione allintruso! Arrivato
a circa mezzo metro dallesca, lo vediamo di nuovo fremere le pinne gialle laterali,
ma dopo un quarto di giro attorno allesca si inabissa lentamente. Lacqua
di un marrone cupo, quasi torboso, ci impedisce la giusta visione di quanto accade,
malgrado lesigua profondità. E
il momento più delicato, speriamo che i due ami antialga rivolti allinsù dellesca
non abbiano raccolto impurità e parti di vegetazione, durante latterraggio sulla
sponda. Ci
piace immaginare il bass sotto lesca che studia lo strano essere
venuto ad invadere il suo territorio primaverile. Mentre
fantastichiamo su queste cose, ci limitiamo a far
vibrare per un secondo lesca sulla superficie e torniamo a lasciarla ferma sul
posto, attendendo che di nuovo le piccole onde sulla superficie dellacqua si
plachino. Lattacco
è molto violento,
sperato sì, ma quasi inatteso; il pesce abboccando con foga, quasi si ferra da solo. La
lotta è breve ma intensa, inferiore a quella che si vivrà con pesci di taglia simile fra
alcuni mesi, quando i bass saranno nel pieno delle forze
ma è comunque bella, è la prima della stagione ed è di buon auspicio. Il
bass ora è steso sulla riva, il corpo è magro, fra un paio di mesi, rispetto alla
lunghezza odierna, accumulerà facilmente un altro paio di etti di peso. Fatichiamo
un po con le pinze a becco lungo per slamarlo correttamente, lesca gli è
quasi scomparsa in fondo alla profonda gola, ma riusciamo senza procurargli particolari
ferite e ben presto è di nuovo a nuotare nel suo elemento. Se
ci fossimo avviliti ed avessimo tolto lesca anzitempo, non avremmo certamente
vissuto questa bella avventura. Situazione F
Stesso
ambiente precedente, ma due settimane dopo; ora i bass nel sottoriva sono numerosi e di
tutte le taglie. Bisogna
affacciarsi alle sponde con circospezione per non mettere in allarme i pinnuti che si
trovano in poche spanne dacqua, quasi incollati con la testa sulla riva. I nostri movimenti devono essere calmi e misurati,
i lanci esclusivamente andranno scelti fra quelli a pendolo, catapulta e sottovetta. Questa
volta utilizziamo un worm salato, un senko da 4 pollici, senza alcun appesantimento ed
innescato a metà del corpo, con un amo da carpfishing a gambo corto e ritorto del numero
sei. Il
lancio deve essere più trattenuto possibile nella parte finale per non far arrivare in
modo troppo innaturale lesca siliconica in acqua. Una
volta lanciato, si lascerà affondare lentamente e naturalmente lesca, fino a farle
toccare il fondo. Sovente
però questa operazione non riesce perché il bass arriva repentino, attirato dalle corte
vibrazioni del worm in caduta. Queste vibrazioni sono poco avvertibili dallocchio umano, ma sono ben captate dalla linea laterale del predatore e lo porta ad abboccare lesca senza indugio, portandosi dietro il filo, verso il largo Altre
volte il pesce si avvicina e lo osserva, senza decidersi ad attaccarlo. Ci basterà allora
imprimere due o tre scatti secchi con il polso per animare rapidamente lesca sul
posto, per scatenare la reazione del bass. Una
nuvola di fango ed unimprovvisa partenza del filo, ci indicheranno che il pesce ha
rotto gli indugi e si è deciso allabboccata. Attenti però a non ferrare troppo rapidamente; io
di solito aspetto che il filo abbia percorso almeno un metro sottacqua, prima di
scoccare una botta secca con la canna. In
questo modo, frenando il naturale impeto a reagire subito, aumento di tantissimo le
percentuali di abboccate andate a buon fine Mi
comporto diversamente solamente quando impiego worm
di colore bianco in acque particolarmente trasparenti o in condizioni di particolare
luce favorevole. Lanciando
nei pressi del bass, a pochi metri da riva, spesso si assiste a tutte le fasi dellabboccata. Dopo che il pesce ha aspirato lesca,
generalmente viene prima masticata un po sul posto, prima di partire verso lidi più
profondi e sicuri a finire il pasto. Si
vede proprio la bocca muoversi su e giù nella masticazione per assaporare lesca;
ecco in queste particolari occasioni, non aspetto la partenza del filo, ma ferro direttamente quando lesca è in bocca,
subito dopo aver visto almeno un paio di masticazioni. Il
colore dellesca che prima contrastava con i colori del fondale, ben presto scompare
completamente in bocca al pesce, garantendomi ulteriormente sul momento giusto per la
ferrata. Situazione G
Siamo
in piena estate di una decina di anni fa, io e lamico Giorgio arriviamo, armati di
belly boat, in un laghetto tutto circondato da fitti canneti e ben popolato da bass di
ogni taglia. Nello scaricare dallauto i
ciambelloni, mi accorgo con grande rammarico che mi sono dimenticato di caricare le
indispensabili pinne. Impensabile tornare a prenderle, vista la distanza ed allora si
decide che Giorgio pescherà regolarmente dal suo ciambellone ed io mi limiterò a pescare
da riva, utilizzando i due soli spiazzi disponibili, larghi al massimo un tre metri
ciascuno. Vista
lesiguità degli spazi, lancio un popper in plastica morbida galleggiante ed inizio a farlo vibrare sul posto, in mezzo alla
vegetazione galleggiante. Mi metto pure seduto per terra, maledicendo la mia distrazione e
mi preparo ad osservare lamico, con una punta dinvidia, che intanto si è
portato con il natante vicino ad un interessantissimo spot fatto di canneti e rami in
acqua. Dopo
un paio di minuti, un gorgo ingoia il mio artificiale, portando velocissima lesca
sul fondo, che in quel punto supera i tre metri di profondità. Ferro
e faccio un balzo per rimettermi in piedi, recuperando un bass sui 500 grammi. Rincuorato
continuo la stessa tecnica ed in una mezzora catturo e rilascio altri quattro bass di
taglia analoga al primo
mentre Giorgio, pur nel refrigerio della sua immersione fino
alla vita in acqua, con i recuperi veloci e nei posti buoni, è ancora in cappotto. Per
farla breve quella giornata lui riuscì a catturare solamente dopo aver adottato la stessa
tecnica; ovvero aspettare i tempi del pesce, mantenendo lesca ferma in superficie. Concludendo
posso dirvi che situazioni analoghe, in tutte le stagioni dellanno, sono
riscontrabili soprattutto in quelle acque super
frequentate da lanciatori. Bisogna
lasciare al pesce il tempo necessario per riflettere e decidere il momento di sferrare lattacco. I
lanci ed i recuperi convenzionali, mettono in allarme il pesce
perché gli ricordano traumatiche passate esperienze. Non
pensate però che le tecniche di recupero dolci
possano applicarsi solamente per le esche topwater;
hanno altrettanta validità anche per le esche fatte affondare e posare immobili sul
fondo, ma questo discorso farà parte di unaltro apposito articolo. Da
riva al largo e dal largo a riva : Dellabitudine
del Bass di guardare verso riva, già abbiamo parlato precedentemente. Egli
individua meglio le prede, anche occasionali, che cadono in acqua ma anche si difende
meglio dalla gran parte dei pericoli che gli giungono dalla riva, pescatori in primis. E
quindi evidente che il pescatore che gli giunge silenziosamente alle spalle (proveniente
dal largo), utilizzando una barca o un belly boat, è enormemente avvantaggiato, rispetto a quelli
che provano ad insidiarlo con i piedi sulla sponda. Basterà
fermarsi ad una quindicina di metri dalla riva e lanciare verso questa, nei modi già
spiegati in precedenza, per vedere aumentare in
modo esponenziale le abboccate, sia per quantità che per la taglia media dei soggetti
allamati. Se aggiungiamo poi che con simili mezzi si arriva ad insidiare il pesce in posti impossibili da raggiungere da sponda e si recupera il pesce portandolo a lottare fuori dagli ostacoli, nelle sicure acque profonde, limitando di parecchio le slamature beh, allora abbiamo sommato tutti i fattori che portano allacquisto dei natanti da parte dei fishbusters più accaniti.
4) Perché non li insidiamo al momento giusto ! Tantissime
volte però, malgrado ci sembri che le azioni compiute siano state perfette, il pesce non
reagisce positivamente alle nostre interessate attenzioni. Spesso
sono le condizioni climatiche che stanno per mutare radicalmente, altre volte è il
livello dellacqua che sta scendendo o salendo rapidamente. Durante
il periodo della frega, possiamo poi imbatterci in giornate assolutamente negative,
perché i bass sono intenti al primario compito della riproduzione. Questo
non deve assolutamente dispiacerci, anzi, il vero
pescatore sportivo evita di andare a pesca di bass in questo periodo, limitandosi ad
osservare e magari riservando le proprie attenzioni bellicose verso altre specie di pesci.
Confesso
che quando i bass sembravano in continua ed inarrestabile espansione, per alcuni anni sono
andato a pescare a vista sui nidi nel sottoriva, protetti dai maschi o mentre questi erano
di guardia alla loro piccola prole, riunita in fitti branchi a galla. Mi
piaceva tantissimo scoprire gli artificiali che li facevano irritare, spingendoli allattacco.
Ovviamente
li liberavo poi con tutte le cure, ma comunque sbagliavo, perché esponevo le uova e gli
avannotti ai pericoli degli attacchi delle scardole, dei pesci gatto e dei persici sole,
nel caso che il maschio fosse morto o avesse abbandonato il proprio posto. Sono
azioni di cui oggi mi vergogno e che condanno decisamente,
invitandovi caldamente a non ripeterle. Se
proprio avete voglia di scoprire le reazioni del bass in questo particolare periodo, vi
basterà togliere ami ed ancorette ai vostri artificiali, per essere certi di non arrecare
veri problemi ai bass, se non un momentaneo disturbo ambientale. Levento
che non fa interessare i bass alle nostre esche può essere legato alla riproduzione, ma
non riguardare la loro. Una
schiusa di libellule o una loro deposizione sullacqua, una schiusa di larve, di
rane, di gamberi, di salamandre, di altre uova di pesci. La
frega di scardole, alborelle, persici sole, carpe
tutti eventi che attirano
irresistibilmente i predatori, pronti ad approfittare dellallentare delle difese
altrui, e sempre pronti ad un abbondante pasto extra a basso dispendio energetico. Gli
eventi esterni : Levento
può essere occasionale e straordinario ed essere provocato da fattori esterni, spesso
causati consapevolmente od inconsapevolmente dalluomo. Situazione H
Stavo
pescando in una cassa di espansione del fiume Panaro, avevo quasi percorso a piedi quasi
tutto il perimetro, senza vedere una coda. Arrivai
ad un punto della sponda, in mezzo ad un canneto, dove un tubo metallico messo dalluomo,
dal diametro di una ventina di centimetri, buttava un grosso getto dacqua, da un
altezza di circa due metri. Questacqua
proveniva dal lago adiacente e provocava un rumore avvertibile a centinaia di metri di
distanza e formava una schiuma bianca, con schizzi alti una ventina di centimetri. Quasi
mi prese un colpo quando vidi radunati in quel punto, decine e decine di bass, alcuni
anche molto belli, che nuotavano freneticamente in quella zona, a non più di un metro
sottacqua, sicuramente in assetto di caccia. Non
so cosa aspettassero, so solamente che qualsiasi cosa lanciassi sotto la schiuma, formata
da quellinsolita cascata estemporanea, provocava attacchi rabbiosi a ripetizione. Venivo
da un periodo di non esaltati catture, mi divertii perciò a lungo, catturando e
rilasciando un bass dopo laltro per tutto il pomeriggio. Levento
straordinario, aveva radunato quasi tutti i bass di taglia della zona e li aveva messi in
competizione alimentare fra di loro. Forse
dallaltro lago arrivavano larve o pesciolini o magari arrivava solamente unacqua
di migliore qualità
poi arrivai io e mi divertii davvero tantissimo. Gli
inquinamenti ed i bracconaggi : Ci
sono eventi esterni che davvero non vorremmo vivere mai, ma che purtroppo fanno ormai
sempre più parte del nostro essere pescatori che frequentano acque pubbliche; gli inquinamenti e le azioni di bracconaggio. Arrivando
sul posto di pesca, magari pescosissimo fino al giorno prima, possiamo trovarci davanti a
situazioni davvero sgradevoli. Gli
inquinamenti sono a mio parere, le azioni più ignobili che luomo compie
oltraggiando la natura. Piccoli
e grandi inquinamenti ormai non risparmiano più nessun specchio dacqua,
coinvolgendo pesci grandi e piccoli, persino le uova o la microfauna di cui si nutrono. Provocano
nei casi più gravi vere e proprie stragi di pesce e di fauna acquatica. Le
forme più lievi, sono più subdole e sottili, perché magari uccidono le uova, o i
piccoli invertebrati con cui si nutrono gli avannotti, impedendo la regolare riproduzione
e lo svezzamento di intere nidiate, facendo saltare intere annate riproduttive. Magari
sono provocate dai contadini che lavano le botti dentro lacqua del lago, che avevano
contenuto anticrittogamici, pesticidi e fertilizzanti. Quelle stesse acque che un tempo loro stessi
rispettavano perchè serviva per abbeverare il bestiame ed ora non valutano più
altrettanto preziosa, perché serve solamente per lirrigazione. Oppure
gli inquinamenti dovuti ai canali di scolo provenienti da stalle e porcilaie e che
finiscono dentro fossi, laghi e torrenti in barba alle attuali leggi ambientali vigenti (
fra le più bistrattate ed eluse). Per non parlare di scarichi domestici,
artigianali ed industriali di ogni genere, che riducono le nostre acque a fogne a cielo
aperto. Quando
arriviamo a pesca a misfatto recente il minimo che possiamo aspettarci è che il pesce, pur ancora vivo, sia del tutto
inappetente. In quel momento sta lottando per
sopravvivere, sta solamente cercando acque migliori, è naturale che non sia
particolarmente disposto ad attaccare le nostre esche, pur presentate nel migliore dei
modi. Reazioni
simili si hanno anche quando le nostre acque sono state visitate da orde di bracconieri, che con reti, nasse, ed altre simili
trappole hanno messo a soqquadro la tranquillità dellambiente, costringendo i
superstiti a rintanarsi nei meandri più remoti delle loro tane. Per
non parlare poi del trambusto provocato dai pescatori subacquei che armati di mute,
arpioni e fiocine, fanno stragi in piccoli luoghi dove la pesca subacquea è vietata. Il
bracconaggio è a volte, un male minore, rispetto allinquinamento, poiché decima e
preleva solamente parte degli esemplari presenti, ma è comunque inconcepibile in un mondo
dove luomo non ha più il bisogno di cacciare per procurarsi il cibo quotidiano. E
una piaga dovuta soprattutto alla scarsa sorveglianza dei corsi dacqua da parte
degli enti preposti e non si manifesta solamente nei confronti delle trote e di altro
pesce pregiato, ma anche nei confronti di altre specie ittiche, bass in testa. I
bracconieri alati : Esiste poi un nuovo pericolo, che giunge dallalto dei cieli, e che sembra essere in costante aumento, le predazioni dei branchi di cormorani Ho
purtroppo assistito a veri e propri raid di questi volatili in piccoli laghetti di
irrigazione. Se
ancora avete avuto la fortuna di non assistervi, credetemi sulla parola, questi uccelli
spaventano davvero per organizzazione, ferocia ed efficacia. Medi
e piccoli bass ne fanno le spese, per la loro abitudine di frequentare gli spazi
superficiali ed il loro stare immobili, convinti di essere perfettamente mimetizzati nel
loro ambiente. Trenta o quaranta di questi volatili sono in grado di fare man bassa di una quantità impressionante di piccoli bass da pochi grammi di peso fino ai due etti, in un solo pomeriggio di caccia, decimando letteralmente gli esemplari dei piccoli ambienti Conclusioni
: Chiudo
volutamente qui questa lunga prima parte. Chi
si aspettava lezioni tecniche sulluso
delle esche topwater quali popper e plughi, buzzbait, Jerkbait e simili, sarà
rimasto sicuramente deluso. Chi
invece ha capito che la pesca al bass non è un mero esercizio sulluso di questa o
quella esca, ma è un connubio indissolubile fra le pur importanti nozioni tecniche e la
conoscenza degli ambienti, delle stagioni, delle situazioni
fino ad arrivare alle
più piccole sfumature di conoscenza del mondo acquatico
beh, allora forse trarrà
giovamento e farà tesoro di alcune cose che ho scritto, ricordandosi di adottare in pesca
qualcuno di questi suggerimenti. Avete
già capito che per lungo e dettagliato possa essere uno scritto sullargomento, non
può certo esaurire una tematica così complessa. Vi
consiglio perciò di leggere queste righe nei mesi invernali e riservare le altre stagioni
alla pratica reale della pesca al bass. E
stupendo, con laiuto di lenti polarizzanti, vedere il bass che scatta in avanti,
magari girarsi su un fianco ed abboccare la nostra esca. Sono
immagini che si incideranno indelebilmente sulla nostra corteccia cerebrale e ci
accompagneranno per tutta la nostra vita. Sono sensazioni positive e piacevoli che non sono
riproducibili con altri medodi, né con costose sedute dallanalista
ci basterà pescare per tener lontano o almeno sotto
controllo lo stress, migliorandoci lo stato psicofisico con noi stessi ed il rapporto
con gli altri. Buona
p... ermanenza sul nostro sito ! ! ! Loris Ferrari
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