TECNICA

 

 

 

 

“Tecnica” – L’innesco delle Soft Bait siliconiche... per posti difficili!

 

(Testo e fotografie di Loris Ferrari Gennaio 2008)

 

Premessa:

Se facessimo una classifica fra le esche siliconiche meno utilizzate dai pescatori a lancio, sicuramente agli ultimi posti troveremmo la grande famiglia degli Shad, ovvero quella dei pesciolini di gomma, rientranti più genericamente nella grande famiglia ed ormai infinita famiglia delle Soft Bait ovvero le esche in morbida gomma siliconica.

Infatti indipendentemente dalla loro coda che può essere fatta in vari modi, questa categoria di esche – pur estremamente catturante – ha un grosso limite dato dal fatto che viene venduta, singolarmente od in buste, priva di qualsivoglia armatura e montatura.

Il pescatore perciò solitamente la snobba proprio per evitare la noia e l’impegno dell’innesco, ma si perde un’enorme potenzialità in termini di efficacia e di catture.

Queste esche riproducono più o meno fedelmente dei pesci esca, ovvero le prede che i nostri pesci predatori pongono al primo posto nella scala alimentare; non utilizzarle significa pertanto davvero perdere delle grosse opportunità.

Le misure piccole – fino ai 6/8 centimetri – vengono solitamente impiegate come trailer negli spinnerbait o nei rotanti, oppure vengono innescati su grossi ami con solitamente una sfera di piombo in testa (le testine piombate), per tentare la Sandra, il persico Reale o il Luccio recuperando a saliscendi nei pressi del fondale.

I pesci di misura maggiore, adatti principalmente per il luccio o per il Siluro, soffrono proprio di scarso utilizzo oppure vengono impiegati nelle montature “mort manié” al posto del pesce vero.

Gli ambienti difficili di utilizzo:

Ci sono però ambienti con profondità dagli uno ai due metri che hanno una vegetazione talmente fitta che a volte arriva a coprire anche tutta la superficie, riempiendola di ninfee, altre foglie acquatiche o canneti. Oppure altri luoghi come le dighe che hanno intere foreste di alberi allagati e dove risulta davvero difficile se non impossibile passare indenni con le esche tradizionali.

In particolari stagioni od in luoghi a forte pressione di pesca, questi ambienti ospitano pesci di tutte le taglie, non solamente il pesce foraggio che qui si rifugia proprio per cercare di sfuggire ai predatori, ma anche i predatori stessi, compresi gli esemplari di tutto rispetto.

Ci sono luoghi in cui il pesce vi si trova quasi tutto l’anno, sia perché il pesce vi trova sempre nutrimento, come chiocciole acquatiche, larve, insetti, rane ed altro ancora, ma anche ombra e refrigerio d’estate ma soprattutto protezione dagli agenti negativi esterni perché lì dentro si sente davvero al sicuro al riparo da ogni insidia portata dall’uomo o dagli altri predatori acquatici.

E’ l’ambiente preferito dai grossi Black Bass e dai Lucci, poiché sono in grado di inserirsi pian piano e silenziosamente in questi ammassi vegetali apparentemente inviolabili e da dove riescono a sferrare micidiali attacchi alle numerose prede di tutte le specie e taglie che vi si nascondono.

In questo articolo impareremo pertanto ad innescare uno shad siliconico in modo davvero antialga, riuscendo così a lanciarlo anche in questi particolari ambienti.

Otterremo un doppio vantaggio; l’impiego di un’esca davvero ottima e versatile pescando nel contempo in un ambiente sicuramente ricco di pesce e più propenso all’abboccata!

Gli Shad della XPS Boss Baitfish da 5 e 6 pollici:

Pur potendo applicare questo metodo ad un sacco di pesciolini siliconici diversi reperibili in commercio, ho scelto questo shad non ancora molto conosciuto perché mi sembra davvero che racchiuda un sacco di caratteristiche interessanti e ben si presti alla descrizione del metodo.

Per dirvi subito una delle più importanti, pur essendo una soft bait è costruita con una gomma particolare che pur essendo morbida ha una resistenza superficiale notevole alle abrasioni e perciò si presta molto bene all’utilizzo in ambienti difficili.

Analizzeremo la preparazione e l’innesco di un artificiale particolarmente valido, si tratta dello shad della XPS “Boss Baitfish” da 5 e 6 pollici. Esistono in parecchie colorazioni anche se posso consigliarvi tranquillamente quello nella foto – colorazione Shall Mullet – poiché la ritengo particolarmente naturale, veritiera e catturante.

La misura prescelta è quella da cinque e sei pollici, la prima – lunga sui 12 cm. da rivolgere ai grossi Black Bass mentre la seconda – lunga sui 16 cm. - sicuramente adatta anche al Luccio.

La preparazione del pesciolino siliconico:

Occorre un minimo di manualità - ma davvero poca - ed occorrono due soli attrezzi, un cutter affilato ed un paio di forbicine taglienti. (Nelle fotografie sottostanti ho utilizzato un pesciolino da sei pollici).

Con la lama del cutter, bagnata di olio, per farla scorrere meglio, andremo a praticare un taglio partendo dalle branchie fino a farlo arrivare alla zona della pinna anale (come se dovessimo eviscerare un pesce vero).

Praticheremo un taglio che dal ventre arrivi a mezzo centimetro dal dorso facendo particolare attenzione a non andare oltre.

Ora praticheremo con il cutter anche un taglietto sul dorso, al termine della pinna dorsale, lungo un centimetro e profondo alcuni millimetri; servirà ad alloggiare la punta dell’amo.

Con la lama delle forbici affilate cominceremo a svuotare la pancia del nostro pesciolino siliconico appoggiando la superficie del fianco del pesce sopra ad una superficie dura (ad es. una scrivania) in modo da tagliare paralleli senza conficcare le punte delle forbici verso l’esterno dell’esca evitando così di rompere la cute superficiale.

E’ un’operazione da fare lentamente e senza fretta, badando bene dicevo di non passare con la punta delle forbici la superficie esterna dello shad; in pratica è come se dovessimo togliere le interiora e gli organi interni in un pesce vero che dovremo poi cucinare.

A risultato finito, dopo aver cercato di asportare più pezzetti di silicone possibile, si otterrà un pesce esternamente uguale a prima, ma molto più comprimibile perché è stato svuotato dalla massa siliconica che lo formava in origine.

Le fasi di innesco:

Prendiamo ora il nostro amo del tipo Offset Wide Gape (pancia Larga) nella misura 6/0 oppure 7/0, secondo le nostre marche preferite; robusto e dalla punta affilata chimicamente e partendo dalla bocca, usciamo sotto dove si uniscono le branchie.

N.B. Eseguendo questa operazione ricordiamoci di trattenere la testa del pesce fra il pollice e l’indice della mano sinistra per impedire che gli occhi dell’esca saltino via e debbano di nuovo essere incollati.

Qualcuno penserà che tanto gli occhi non servono un gran ché e se si perdono poco male... io invece faccio parte di quei pescatori che sostengono: gli occhi servono per essere presi di mira dal predatore per sferrare con maggior precisione ed efficacia i suoi attacchi... perciò cerco di conservarli bene attaccati all’esca.

Non si tratta perciò solamente a mio parere, di un fattore estetico.

Ora ruotiamo l’amo e lo facciamo uscire tutto in basso, mantenendo l’occhiello dentro al nostro pesce esca.

Nella foto non vedete né il nylon né il cavetto di acciaio, ma ovviamente durante la pesca dovrà esserci.

In questo modo tutto l’occhiello dell’amo, il nodo del nylon oppure l’anello del cavetto di acciaio – o di kevlar – saranno all’interno, nascosti all’interno della testa del pesce di gomma.

Lo ritengo un altro particolare molto importante perché contribuirà a far rimanere al suo posto l’esca durante i numerosi lanci ed impedirà di farla impigliare durante il suo recupero fra gli ostacoli.

Ora arcuando la schiena dello shad,  piegando perciò la coda verso la testa del pesce, andiamo ad infilare la punta del nostro amo nel silicone della schiena, facendola completamente fuoriuscire proprio alla fine della pinna dorsale, esattamente nel mezzo del piccolo taglio fatto con il cutter in precedenza.

Rilasciamo la coda e ci accorgeremo che l’innesco così effettuato è sicuramente molto naturale.

La punta dell’amo si mimetizza molto bene nella pinna dorsale la quale assicura anche una notevole protezione antialga a tutto l’innesco.

Noterete che non ci sono asperità di sorta ed perciò ci risulta naturale pensare che in questo modo si possa farla scivolare bene dentro agli ostacoli più difficili senza alcun problema.

Non pensiate però che la protezione antialga sia anche antipesce.

In caso di abboccata da parte del predatore, lo svuotamento preventivo dell’esca consente di far uscire con estrema facilità la punta dell’amo garantendo un’alta percentuale di abboccate andate a buon fine.

La piombatura:

Utilizzando l’esca senza alcuna piombatura si otterrà un pesce dalle movenze molto veritiere, ma che tende ad imitare un pesce vero nella fase immediatamente precedente alla morte, poiché noterete che l’esca si ribalterà molto facilmente sui fianchi o addirittura anche sul dorso, specialmente nei recuperi più marcati.

Non lo voglio far notare come una cosa negativa, anzi visto che il predatore è geneticamente costruito per eliminare le prede malate o morenti, potrebbe essere addirittura un vantaggio.

In ogni caso è sicuramente quella da impiegare quando vogliamo portare la posa dell’esca con maggiore leggerezza e naturalezza possibile, senza mettere in allarme tutti i pesci del circondario o quando vogliamo eseguire un recupero il più possibile “Top Water” (ovvero di superficie).

Quando invece vogliamo imprimere all’esca un movimento più veloce a scatti e rilasci o dobbiamo riuscire a lanciarla maggiormente al largo oppure farla nuotare maggiormente in profondità, ci basterà avvolgere sul gambo dell’amo – almeno per la metà della sua lunghezza – del filo fusibile di piombo (o di stagno), da un millimetro di diametro.

Ora la nostra esca è pronta per il lancio; non spaventatevi dalla lunga descrizione, in realtà occorrono un paio di minuti per preparare ogni singolo pesciolino, perciò sarà facile farci una buona scorta prima di iniziare una battuta di pesca.

La “fatica” della loro preparazione si limiterà al taglio ed allo svuotamento, dopo li terremo con noi dentro la loro busta, pronti ad essere prontamente innescati in pesca nel caso ci capiti a portata di canna una delle situazioni difficili sopra descritte.

Quando arriveranno a portata di canna questi ambienti - d’ora in poi - non ci lasceranno solamente un buon ricordo visivo, ma anche e soprattutto esaltanti momenti da ricordare con catture davvero guadagnate.

Ringraziamento:

Desidero particolarmente ringraziare l’amico Marco Fiorini bravissimo pescatore di Black Bass e guida in Irlanda ai Lucci, che mi ha insegnato l’innesco che vi ho illustrato.

Lavora ed offre ottimi consigli nel negozio H2O di Modena, un grande store davvero ben fornito per i lanciatori, i moschisti ed i pescatori di carpe e dove si possono anche trovare le esche siliconiche della XPS che ho descritto sopra (possono spedirle ovunque).

Per chi volesse contattarlo segnalo il suo sito: www.spinangler.it ; Telefono  059 31 43 85.

Conclusioni:

Oasi come quelle della foto sopra non sono solamente il rifugio di numerose specie alate, così come noterete tanti animali che la frequentano sopra, altrettante se non maggiori forme di vita si trovano sotto la superficie acquatica.

A noi interessano in particolare i predatori soprattutto quelli che hanno anche raggiunto una interessante taglia sportiva.

Vi ho insegnato cosa e come lanciarci dentro, senza perdere un’esca ad ogni lancio; se saprete manovrarle bene in mezzo alle tane più intricate con un pizzico di fortuna, riuscirete anche ad ottenere attacchi al cardiopalma.

Solamente l’impiego di attrezzature davvero robuste e sovradimensionate, dalla canna al filo ad ogni singolo componente utilizzato, vi consentiranno di salpare quei predatori, ma, ve lo assicuro – indipendentemente dal loro peso –  saranno tutti pesci che si faranno ricordare!

Il recupero dovrà essere per forza veloce, dimenticatevi le frizioni aperte, sarà già tanto se qualche volta potrete dare un paio di manovelle all’indietro... la lotta sarà davvero senza tregua, per non far piantare i pesci negli ostacoli dopo l’attacco a galla.

I nodi contorti e robusti delle radici delle ninfee, i rami sommersi o i grossi ciuffi dei canneti acquatici, davvero non perdonano il minimo errore da parte nostra o i limiti della nostra attrezzatura.

Se come spero, riuscirete a salpare il pesce, vi chiedo di prestare la massima attenzione a queste semplici ma fondamentali regole.

Per non stressare ancora di più il pesce, tenete a portata di mano le pinze a becchi lunghi per la slamatura veloce, il trancino per tagliare eventualmente l’amo (o le ancorette) che avessero fatto presa in posti delicati o profondi e la macchina fotografica digitale per immortalare quei momenti.

Se siete in barca anche un materassino da carpfishing su cui appoggiare senza far sbattere a destra ed a manca le nostre prede è altrettanto raccomandabile.

Conclude la dotazione del perfetto pescatore sportivo un disinfettante per curare le eventuali escoriazioni, magari con perdita di sangue, causate al pesce durante la furibonda lotta in questi ambienti, prima di rilasciarlo di nuovo velocemente nel suo ambiente.

Una adeguata riossigenazione lenta, prima del rilascio è altrettanto raccomandabile, nella segreta speranza che lo stesso pesce torni a farci divertire magari con qualche ettogrammo o chilogrammo in più.

Per chiarimenti o per maggiori informazioni potete ovviamente scrivermi all’indirizzo che trovate sulla Home Page.

Ciao e Buona P...ermanenza sul nostro sito!

Loris Ferrari

 

 

 

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