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La
manovra dell’Otto Testo
di Americo Rocchi (01/ 04)
Premessa: Vi
insegno volentieri un valido trucco, imparato alcuni anni fa in Irlanda. Pescavo
dalla barca i
lucci assieme ad alcuni amici ed a jackie,
una valida guida di pesca locale. Quel
giorno i lucci, invece di attaccare rabbiosamente gli artificiali come
nei giorni precedenti, erano apatici e svogliati. L’acqua
chiara, con meravigliosi cromatismi ambrati, tipicamente Irlandese,
ci permetteva di scorgere i lucci che inseguivano e poi
all’ultimo istante, a poco più di un metro dalla barca, svoltavano
sdegnati e se ne tornavano nel profondo. La
guida che stava pescando a morto manovrato, capita la situazione, ci
disse ripetutamente, una frase che non riuscivamo a comprendere, che
aveva a che fare con la parola “eight”, tipo: “eight in
the water “ poi si mise a gesticolare, mimando l’azione con il
dito e la canna. A
fatica, dopo svariati minuti, e dopo aver pensato ad un raptus strano
capimmo. Non era un rito satanico o propiziatorio era una particolare
manovra di pesca a me assolutamente sconosciuta. Un
dettaglio, così “sciocco” da risultare… importantissimo! Ci
spiegò che in quei frangenti poteva tornare utile eseguire la
manovra dell’otto sotto al natante, prima di estrarre dall’acqua
l’artificiale. Ci
mettemmo ad eseguirla, prolungando la permanenza in acqua
dell’artificiale prima di estrarlo dall’elemento liquido e…funzionò! I
lucci si misero ad attaccare… a fine corsa, i nostri artificiali ed
anche quel giorno ci fecero divertire tantissimo. Tornati
in Italia, ovviamente mi misi ad applicare questa semplice tecnica anche
nei miei luoghi preferiti ed i risultati non tardarono ad arrivare,
capii che era un accorgimento efficace in tutte le acque che ospitano
esocidi. Mi
spiego meglio, una volta arrivati con l’imbarcazione al nuovo spot,
dove pescheremo da fermi, ricordiamoci di eseguire questa semplice ed
efficace manovra, prima di estrarre dall’acqua ogni artificiale. A
dire il vero risulta utile ripetere questo otto in acqua con l’esca più
volte, tanto che con gli amici per scherzo diciamo spesso : “che te
stai a fa, un 16 o un 24?” Eh
sì, 8 x 2 volte = 16 ! e 8 X 3 volte = 24! Accade
infatti spessissimo pescando i lucci, che questi seguano l’artificiale
fino alla nostra barca, senza decidersi ad abboccare, li vediamo quando
all’ultimo istante girano la coda e se ne vanno sdegnati di nuovo nel
profondo. Non
di rado utilizzano la nostra barca come ultimo riparo e ci
stazionano alcuni attimi in attesa di decidere se sferrare o meno
l’attacco. E’
un gran rammarico quando sono grossi esemplari, quella scena del luccio
apparso all’improvviso quasi dal nulla e poi che scompare veloce di
nuovo nelle acque profonde, non ce la scorderemo più. A
volte, all’ultimo istante, abboccano fragorosamente proprio sulla
superficie, ma sia l’emozione nostra per la improvvisa vista
dell’esocide, sia la sua abboccata frettolosa, spesso ci fanno
sbagliare la ferrata, facendoci perdere un esemplare che avrebbe potuto
salvarci la giornata. In
alcuni casi mi è capitato addirittura di vedere saltare il luccio con
le fauci aperte ed il testone fuor d’acqua nel vano tentativo di
afferrare all’ultimo istante la nostra esca che noi incautamente e
frettolosamente avevamo tirato fuori dall’acqua. Dopo
le immancabili imprecazioni di rito, la solita frase “…porca, per un
attimo…” e allora, perché non concedere ai lucci questi
benedetti attimi in più? I
professionisti della pesca al luccio, dopo aver vissuto sulla loro pelle
tante volte queste delusioni, hanno risolto spesso il problema
apprendendo una fondamentale tecnica, che permette appunto di far
rimanere maggiormente in acqua l’artificiale; la manovra
dell’otto. Ovviamente,
come spesso capita, penso sia stata scoperta per caso. Anche a me è
capitato di agganciare lucci lasciando l’esca a fine recupero vicino
la barca, magari mentre parlavo o indicavo un bel posto al compagno. Ma
l’idea geniale è stata quella di rendere “l’otto in acqua” tecnica
effettiva e non casualità. Vi consiglio di mentalizzarla e di ripeterla appena se ne presenterà l’occasione, ossia alla fine di quasi tutti i recuperi, vedrete che le catture di esocidi aumenteranno sensibilmente. Eseguiamo
la manovra dell’otto : Invece
di estrarre subito dall’acqua l’artificiale, con la punta della
canna dovremo eseguire una figura, come a disegnare la forma
dell’otto, in questo modo: 1)
Recuperiamo l’artificiale negli ultimi metri dritto verso di
noi, a canna bassa, rimanendo un po’ verso sinistra ed iniziamo a fare
la figura dell’otto, partendo dall’alto ed arrivando a fine curva
vicino alla barca 2)
Tenendo l’artificiale in acqua, andiamo verso destra, paralleli
per un tratto allo scafo dell’imbarcazione 3)
a fine corsa, spostiamo il
braccio verso l’alto, continuando il disegno dell’otto, fin quanto
ci è possibile 4)
arrivati alla curvatura, scendiamo con la canna di nuovo verso la
barca ed eseguiamo il recupero in senso inverso, fino a completare
appunto la figura. Ovviamente,
tutta la figura è necessaria solamente in caso di mancanza di
abboccata; se malgrado l’esecuzione della manovra non
accade nulla, recuperate pure l’esca e lanciate di nuovo. In
acque opache potremo anche tenere la canna quasi completamente immersa
in acqua, parallela allo scafo, mentre tale accorgimento ci sentiamo di
sconsigliarlo in acque limpide, per non essere visti e spaventare
anzitempo l’esocide. Non
trascurate questa semplice figura poiché ci sono giornate intere che i
pesci seguono l’esca senza decidersi ad abboccare, a volte è la sola
chiave giusta per arrivare a prendere pesci. Pensate che questa apparente semplice tecnica permette di far catturare oltre il 70% dei mastodontici muskye americani! Un
ultima raccomandazione : Un’ultima
e non meno importante raccomandazione: quando eseguite la manovra
evitate di avere meno di un metro di filo fuori, fra
l’esca e la punta della canna. Nel
caso abboccasse un bel pescione ciò vi consentirà una migliore
ferrata ed un controllo adeguato all’immediata rabbiosa partenza
del pesce allamato. La
frizione nei mulinelli da casting o a bobina fissa, dovrà assolutamente
essere tarata al punto giusto. Per
chi non la usa, preferendo disinserire l’antiritorno del bobina
fissa, consigliamo di frenare la veloce fuga iniziale del pesce con
l’indice della mano destra, premuto sul bordo della bobina e
solamente successivamente, dopo che il pesce si sia preso almeno una
decina di metri di filo, riprendere in mano la manovella ed iniziare la
lotta. Ovviamente
queste ultime indicazioni sono valide solamente in caso di acque non
eccessivamente irte di ostacoli. In
quest’ultimi ambienti invece, l’unica arma in nostro possesso,
rimane quella di sovradimensionare l’attrezzatura, partendo
dalla canna, fino ad arrivare al grosso trecciato, al cavetto dalla
notevole sezione ed all’esca robusta con ami ed ancorette a tutta
prova. Il
grosso luccio punterà direttamente verso il più vicino ostacolo,
infilandosi prontamente dentro all’intrico più fitto possibile. Se saremo capaci a tenerlo di forza, con l’aiuto dell’attrezzatura, si produrrà in capriole e salti fuor d’acqua e schizzi notevoli, ma riusciremo, se ben allamato, a condurre la lotta nei pochi spazi che lo consentono, riuscendo ad averne ragione. La
pesca nel sottoriva, da terra : Pescando
lungo le rive, troppe volte vediamo pescatori che lanciano esche a
ripetizione, con l’unico obiettivo di arrivare il più lontano
possibile. Lanciano
e recuperano meccanicamente, estraggono rabbiosamente le esche una volta errivati a riva e le rilanciano altrettanto
velocemente. Secondo
me perdono delle opportunità incredibili, trascurando la pesca nel
sottosponda. Tantissime
volte, il predatore staziona a due passi dai nostri piedi oppure segue
l’artificiale fino a riva, senza decidersi ad attaccare l’esca. E’
curioso, segue l’artificiale, ma manca un “pizzico” di qualcosa
per farlo decidere ad attaccare. Pescando
da riva, ovviamente non riusciremo ad eseguire interamente la manovra dell’otto,
ma comunque vi consiglio di provare a fare almeno un “esse”
lungo quanto la lunghezza della canna vi permette. Anche
prolungando di alcuni secondi la permanenza in acqua delle esche,
lanciate da riva, vi accorgerete ben presto che il numero dei pesci
allamati salirà in modo sensibile. Se
sto poi usando esche affondanti io spesso, arrivato a riva, lascio volutamente
scendere sul fondo l’esca fino a fermarsi immobile su di esso. Dopo
un lasso di tempo di alcuni secondi, parto violentemente dal fondo,
sollevando la canna verso l’alto e verso sinistra e poi torno con un
semicerchio verso destra di nuovo a riva. Più
di una volta mi è capitato di avere una violenta abboccata, quasi sotto
i piedi. Gli
schizzi e le lotte che sono seguite hanno lasciato un ricordo
estremamente nitido nella mia memoria. E
badate, non sto parlando solamente di un accorgimento valido per i lucci
ma anche per le trote, i bass e tutti gli altri predatori insidiabili a
spinning. E’
in sostanza importantissimo non trascurare la pesca nel sottoriva,
tantissime volte il predatore, soprattutto quello di grossa
taglia, insegue l’esca ma non si decide ad attaccarla. Sarà
bene ricordare che il recupero dell’esca negli ultimi metri deve
essere quanto più lungo e vario possibile, con soste, ripartenze,
curve e controcurve…scatti, fughe verso il fondo…insomma fare
sfoggio di tutte le nostre arti nel recupero. Il
pesce predatore, è abituato allo stesso comportamento da parte delle
prede vive. Queste
cercano di raggiungere l’acqua bassa per cercare di sfuggire
all’attacco, infilandosi a zig-zag fra gli ostacoli del sottoriva,
facendo rapide giravolte e scarti in tutte le direzioni; ecco perché il
nostro predatore attaccherà con foga le nostre esche che si
comporteranno in modo analogo. Al
contrario, troverà molto innaturale una potenziale esca che,
raggiunta quasi la sponda, partirà in velocità verso l’alto ed uscirà
dall’elemento liquido. Si insospettirà subito e se ne tornerà al
sicuro nella sua tana. Se
lanciando vi comportate come i lanciatori frenetici sopra descitti,
riflettete e le prossime volte che vi recate a pesca cercate di
prolungare i recuperi soprattutto nelle loro parti finali…non ve ne
pentirete! Conclusioni
: Provate
ad eseguire la manovra dell’otto ed a prolungare e variare i recuperi
in prossimità della sponda, ne gioveranno sicuramente la quantità e
qualità delle vostre catture ed aumenterete notevolmente le
soddisfazioni durante le sessioni di pesca. Il
luccio della foto è stato catturato, in Italia, eseguendo dalla barca
la manovra dell’otto.
Credetemi
che quando me lo sono visto apparire sotto l’imbarcazione c’è
mancato poco che …mi prendessi un colpo! Solamente
facendo ripetutamente andare “avanti e indietro” gli artificiali nel
sottoriva, sono riusciti a convincere queste bellissime trote a partire
all’attacco. E’ successo agli amici Giorgio ed Enzo, con questi splendidi esemplari, in Italia, in acque libere. Se,
al contrario, avessero estratto dall’acqua prima gli artificiali, si
sarebbero persi queste bellissime opportunità. Preciso
che sia il grosso luccio che le trote delle foto, sono stati
immediatamente rilasciati, con tutte le cure del caso, nella speranza di
rivederli ancora più grossi e combattivi. E’
la nostra rigida filosofia di pesca, credo l’unica percorribile se
vorremo, anche in futuro, continuare a godere di queste splendide
opportunità. Provate
pertanto con fiducia queste semplici ed adescanti manovre ...e
sappiatemi dire. Americo
Rocchi
americo.rocchi@virgilio.it
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