ARTIFICIALI

 

 

 

PROPORZIONI E MOVIMENTO NELLE ESCHE ARTIFICIALI DI LEGNO

 

Autore : Simome Zanola (10/02)

 

PREMESSA

 

Prima di entrare nel vivo dell’argomento mi permetto di spendere due parole per inquadrare la funzione di questo scritto. È mia intenzione spiegare come interagiscano le proporzioni delle esche artificiali e quali effetti abbiano sulle stesse. Si tratta di un argomento specifico, pertanto consiglio vivamente la preventiva lettura degli articoli (contenuti nel sito) che si occupano di materiali e tecniche di costruzione, al fine di conseguire la necessaria preparazione generale

Per fornire qualche esempio ho allegato le foto di alcuni dei miei artificiali, in realtà se considero quelli regalati, persi e dimenticati in scatolini vari penso di averne fatto più di 100. Ho cominciato a costruire artificiali per curiosità e per risparmiare un po’ di soldi, successivamente, acquisita un po’ di abilità, ho constatato la maggiore efficacia delle esche fai-da-te in situazioni difficili, per le quali il mercato non offriva niente di adatto. Per pescare in situazioni e ambienti particolari un’esca costruita ad hoc è migliore rispetto ad una di serie che, non dimentichiamolo, è fatta per essere venduta prima che per pescare. Spesso a fronte di una varietà per buona parte apparente si riscontra la difficoltà di reperire esche compatibili con le proprie esigenze: se per un certo crankbait c’è poca richiesta non sarà economicamente conveniente produrlo e chi ne avesse bisogno dovrà arrangiarsi a costruirlo. Chi come me insegue il sogno della lacustre, pesca fario e marmorate nei correntoni o insidia il luccio, si sarà sicuramente trovato a cercare invano nelle tasche del giubbino un’esca adatta alle proprie esigenze. Anche chi si dedica al black bass avverte la necessità di qualcosa di nuovo, che non susciti il sospetto di un pesce a dir poco smaliziato. Per il siluro poi, la tecnica a spinning si sta tuttora formando e non si può negare che molte delle esche proposte dal mercato siano inadatte (ancorine deboli, anellini che si aprono e prezzi quasi sempre salati).

Io spero di poter aiutare tutti a realizzare la propria “arma letale”, credetemi: la tecnica di recupero resta importantissima, ma non può sopperire ai limiti oggettivi di un’esca.

 

 PROPORZIONI E COMPORTAMENTO DELLE ESCHE

 

Quando costruiamo esche artificiali la prima cosa da fare è decidere la forma da dare al nostro pesciolino, teniamo presente la somiglianza col pesce foraggio e il tipo di nuoto che ci serve. La forma di un artificiale, e più precisamente un sistema di rapporti tra le varie misure, ne determina il comportamento.

 

Per quanto riguarda i minnow (fig. 1), ricordiamoci di realizzare una coda molto sottile. Se posizioneremo la paletta vicino all’anellino di testa, sarà preferibile un profilo simile a quello del pesciolino n° 1 (testa più grossa della pancia e coda molto sottile); per i minnow con paletta inserita sotto la gola dell’artificiale, opteremo per il profilo del n° 2 (testa sottile, pancia pronunciata e coda sottile). Questo perché i minnow, come altri artificiali, si muovono attorno a due assi: uno orizzontale (blu) e uno verticale (rosso).

 

Fig. 1                                                   

 

 N° 1                                                                                  N° 2

La scelta del profilo dell’artificiale in rapporto al posizionamento della paletta è dovuta al fatto che nel caso del n° 1, l’asse di oscillazione verticale sarà più avanzato rispetto al caso del n° 2. Ciò comporta che, a parità di condizioni, l’esca n° 1 avrà movimenti più ampi e meno frequenti rispetto all’esca n° 2.

 

 Se decideremo di appesantire i nostri artificiali, dovremo tenere presenti gli assi di oscillazione verticale e orizzontale. Per evitare inerzie dannose non dovremo mai piombare la coda. Nel caso del n° 1 il piombo andrà messo nel primo terzo del corpo (testa) e comunque mai oltre la metà. Nel caso del n° 2 posizioneremo il piombo preferibilmente nella prima metà del corpo e mai oltre i due terzi.

 

 Il piombo va inserito normalmente all’interno della scanalatura che attraversa l’esca longitudinalmente; qualora ci servisse un’esca molto pesante e capace di tenere correnti fortissime allora si potrà incollare del piombo anche sotto la testa e la pancia del minnow ottenendo un’esca pesante, mobile e che non tende a girare su sé stessa.

 

 La paletta influisce sul nuoto dell’esca anche a seconda della forma e dell’inclinazione. Una paletta stretta e lunga favorisce il movimento attorno all’asse orizzontale provocando vistose spanciate, una paletta circolare imprimerà frequenti oscillazioni sull’asse verticale, ma un ridotto movimento sull’asse orizzontale.

 

 L’inclinazione della paletta rispetto all’asse longitudinale (fig. 2) determina l’affondamento durante la trazione: minore è l’angolo, maggiore è l’affondamento e viceversa.

 

Fig. 2

 

La paletta n° 1 influirà pochissimo sulla profondità raggiunta dall’esca, la n° 2 invece, farà scendere l’artificiale in profondità. Qualora l’angolo compreso tra l’asse longitudinale e la paletta sia superiore ai 45° ( e non ecceda i 90°, ovviamente), potremo posizionare la paletta sia davanti al muso che sotto la gola. Se l’angolo è minore di 45° la paletta va messa davanti al muso, in questo modo il nostro deep diver renderà al massimo.

 

 A proposito delle palette per grandi profondità, vale il discorso già fatto: palette allungate comportano ampie oscillazioni, palette corte e larghe imprimeranno all’esca oscillazioni brevi e frequenti.

 

 Bisogna poi tenere presente che una paletta poco  inclinata, per esempio a 2°, farà affondare e lavorare l’esca quasi  in verticale, il che è molto utile se peschiamo su fondali accidentati e ricchi di ostacoli. Una paletta inclinata per esempio a 15°, ci permetterà di eseguire una presentazione dell’esca più naturale, col minnow che grufola sul fondo senza mettersi in verticale (il che però comporta potenzialmente un maggior numero di incagli).

 

 Una volta definita la profondità da raggiungere (superficie e inclinazione della paletta), l’ampiezza e la frequenza del nuoto (palette allungate o tozze) ci resta da definire il punto in cui posizionare l’anellino di testa. In generale nei minnow di profondità si può mettere l’anellino davanti al muso, come nei minnow “classici”.

 

 Se invece vogliamo un’esca che raggiunga profondità esagerate (dove solo poche esche di serie arrivano), dobbiamo dotare il minnow di una paletta inclinata a 0° e dalla superficie notevole. L’anellino d’attacco dovrà trovarsi sulla paletta e questo complica la costruzione.

 

 Personalmente uso palette di lamiera d’alluminio per quasi tutte le mie esche, per quelle di profondità lo ritengo ottimale in quanto leggero, facile da lavorare e resistentissimo agli urti sui sassi. Riguardo ai minnow “da abissi”, consiglio di usare una palettona d’alluminio sulla quale inserire 3 anellini di attacco come in fig. 3.

Fig. 3

Per realizzare un’armatura simile dovrete usare tre pezzi di filo d’acciaio che annoderete all’interno dell’esca.

 

 Già che parliamo di materiali da costruzione vi consiglio di usare lo stucco per marmisti  (il tipo da applicare in verticale), quando dovete stuccare esche che sottoporrete ad un uso gravoso, come appunto accade per i deep diver.

 

Tornando ai nostri tre anellini, una volta realizzata e provata l’esca, troverete quello che assicura il miglior movimento e potrete eliminare gli altri anellini semplicemente tagliando via il filo d’acciaio.

 

 Anche per i minnow che lavorano negli strati superficiali, è importante la posizione dell’anellino di testa. Nella fig. 4 vediamo due anellini di poco spostati l’uno dall’altro, quella poca differenza sarà determinante per il nuoto dell’esca.

Fig. 4

In realtà che interessa è la distanza tra l’anellino e l’asse di oscillazione longitudinale: l’anellino n°1 si trova sull’asse, il n°2 sta sopra l’asse. Lo stesso minnow avrà un nuoto ampio e con spanciate usando l’anellino n° 1, stretto e frequente usando l’anellino n° 2.

 

Riguardo ai minnow snodati valgono tutte le osservazioni fin qui fatte con due precisazioni: per le peculiari caratteristiche degli snodati (ampio movimento anche a basse velocità di recupero) non ha senso costruire esche dal nuoto stretto in due pezzi.

 

 Inoltre, sulla base delle mie osservazioni, credo che gli snodati benché dotati di palette di profondità, non riescano a raggiungere le quote dei deep diver “monopezzo”, pur conservando un nuoto efficace.

 

A questo punto forse qualcuno si chiederà se sia meglio un minnow che nuota stretto e veloce oppure uno che spancia lentamente. Premesso che non ci sono regole fisse, provo a darvi qualche dritta per lucci e trote.

 

 Se pescate il luccio in acqua fredda usate esche grosse, che producano oscillazioni ampie e lente; in acque più calde e con un buon livello di aggressività (dopo la frega), usate pure esche che vadano recuperate velocemente e che emettano vibrazioni brevi e frequenti.

 

 Per le trote lacustri (sia ben chiaro che non mi riferisco alle iridee di cava), i minnow migliori sono pesanti e aerodinamici, emettono vibrazioni brevi e frequenti durante un recupero fatto di strappetti e pause.

 

 Se peschiamo trote in fiume ad inizio stagione dobbiamo cercare di sfiorare il fondo delle buche usando minnow classici  oppure  deep diver che abbiano un nuoto lento e ampio. Quando l’acqua si sarà scaldata dovremo battere i correntoni di fine piana e le zone immediatamente a valle delle cascate, ci serviranno quindi minnow dal nuoto stretto e veloce.

 

 

Chi avesse avuto la resistenza necessaria a leggere fino a questo punto probabilmente si sentirà disorientato dalle numerose variabili analizzate, non vi scoraggiate,  pensate all’esca che vi serve e magari rileggete i passaggi chiave, vedrete che non è poi così difficile. Se vi serve qualche esempio chiarificatore date un’occhiata alle foto che trovate alla fine dell’articolo.

 

 

 

Chiarito (spero) il ruolo delle proporzioni nei minnow, passo a trattare dei crankbait. Anticipo che considererò tale categoria comprensiva degli shad; chi volesse approfondire le sue conoscenze riguardo a questi ultimi troverà nel sito un ottimo articolo di Costantino de Luca, ad essi interamente dedicato.

 

 I crankbait (fig. 5) ricordano nella forma pesci foraggio come scardole, carassi,  persici ecc.

Fig. 5

 Il loro corpo tozzo permette di aggiungere una certa quantità di piombo senza comprometterne l’assetto galleggiante. Come per i minnow, il piombo andrà messo nella testa e mai oltre la metà del corpo.

 

 La paletta deve essere posizionata sempre davanti al muso, quale che sia la profondità da raggiungere. L’anellino di testa deve trovarsi a contatto con la paletta: davanti al muso se si tratta di uno shallow runner, sulla paletta per i deep runner (fig. 6).

Fig. 6

 Per le palette dei crank vale il discorso fatto per i minnow ad eccezione delle palettone di profondità. Infatti nei crank deep diver l’anellino di attacco si troverà sempre sulla paletta, per realizzarlo fate riferimento a quanto detto per i minnow “da abissi”.

 

 In particolare, i crank di profondità si presteranno alla pesca di contatto col fondo ove siano presenti ostacoli. Un crank costruito bene sbatte su sassi e rami senza incagliarsi; la tecnica e i suoi vantaggi già li conoscete, aggiungete ancorine antialga (vedi articolo di Loris Ferrari) e potrete pescare anche nel filo spinato.

 

Simone Zanola  (Sergio.zanola@libero.it)

Dopo tanta teoria, finalmente vi presento qualcosa di concreto: si tratta delle foto dei miei artificiali preferiti, spero che vi  possano servire come esempio o fonte di ispirazione.

 

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