TECNICA

 

 

 

 

“Le Tecniche di Pesca”

La pesca alla CHEPPIA con gli ondulanti

 

 

 Testo e foto di Loris Ferrari (01/02)

 

 

La pesca delle Cheppie nei fiumi del piano:

 

Quando in primavera dal mare, le Cheppie,  a branchi numerosi, risalgono i fiumi di pianura per venire a riprodursi, diventano oggetto di attenzione da parte di schiere di pescatori a mosca ed a spinning.

 

Sono attirati dall’elevato numero di pesci presenti, dalla loro discreta taglia (le femmine anche fino ed oltre ai 2 Kg.), dai loro salti acrobatici fuori dall’acqua e dalla tenace resistenza durante la lotta, che mette a dura prova tutta l’attrezzatura, mulinello in primis.

 

Qui parleremo dei pescatori a spinning, che catturano davvero parecchio, impiegando ondulanti, soprattutto quando le Cheppie sono maggiormente a galla, riunite in branchi numerosi ed in attività di risalita verso i ghiareti adatti per la deposizione delle uova.

 

 Negli altri momenti invece, le catture con i classici ondulanti (Memphis, Ardito, Toby, Tony Accetta…), diventano molto più saltuarie ed occasionali.

 

In queste occasioni di solito fanno la parte del leone, i colleghi moschisti, catturando Cheppie a ripetizione usando la tecnica della mosca sommersa con streamer e ninfe.

 

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Premessa :

 

Possiamo poi dividere due categorie di lanciatori; la prima è quella che si dedica allo spinning saltuariamente, magari solamente in occasione della risalita dei ns. amici Clupeidi; spesso provengono da altre tecniche, come la passata a barbi e cavedani.

 

Questi lanciano e recuperano a ripetizione, in modo monotono e continuo, spostandosi freneticamente da un posto all’altro in cerca del branco in attività. Usano un solo artificiale ed una sola, monotona, tecnica di recupero. Catturano ad una sola condizione; che le Cheppie siano in forte attività.

 

La seconda categoria, a cui è dedicato quest’articolo, invece, è composta da lanciatori che praticano lo spinning tutto l’anno, insidiando specie diverse, e che desiderano perfezionarsi in questa tecnica, insidiando con tutti gli accorgimenti possibili, questo splendido pesce.

 

Prima di spostarsi in un’altra piana, riflettono e mettono in pratica tutto il possibile ed il conosciuto, per aver ragione delle nostre amiche marine.

 

Parlando di tecniche alternative, nei momenti di scarsa resa dell’ondulante, da provare c’è sicuramente quella dell’utilizzo dello streamer, lanciato da una canna da spinning.

 

Bisognerà che vi costruiate alcuni “Spinnng Tape”, per poter lanciare con la canna da spinning i leggerissimi streamer.

 

Rimando gli interessati ai due articoli già pubblicati sul sito: “Costruiamo lo Spinning Tape” e “Costruiamo gli streamer per la pesca delle Cheppie”.

 

Per poter esercitare al meglio questo tipo di pesca, io mi reco a Cheppie con due canne, una con montato l’ondulante e l’altra con Spinning Tape e Streamer ; per onore di verità, quasi sempre questi ultimi battono alla grande, in termini di catture, gli artificiali classici.

 

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La pesca con gli Ondulanti :

 

E’ una pesca davvero semplice e divertente, bastano una scatola di ondulanti, una canna robusta e rigida sui 240 – 270 cm. un robusto monofilo dello 0,25 – 0,30, senza memoria meccanica (o un moderno trecciato multifibre).

 

L’attrezzo che dev’essere a tutta prova, è sicuramente il mulinello, poiché sarà sottoposto ad uno sforzo enorme per tutta la battuta di pesca; lanci continui e recuperi, chiusure ed aperture di archetto…per tutta la giornata.

 

Solamente le attrezzature super affidabili, riescono a superare la prova “Cheppia”, non facendoci rimpiangere il maggior denaro investito per il loro acquisto.

 

E’ comunque buona norma, lubrificare con uno spray il mulinello prima di ogni battuta alle nostre amiche Cheppie per evitare brutte sorprese (io uso con successo il WD 40).

 

E’ comunque consigliabile avere una canna ed un mulinello di scorta nel baule dell’auto, per evitare di rimanere in “panne” proprio nel momento di maggiore risalita della giornata; quando gli altri pescatori stanno catturando a ripetizione.

 

Gli ambienti di pesca :

 

Possono essere molto diversi a seconda se ci troviamo nel profondo, opaco e largo fiume nei pressi della foce, in larghi e lenti canali di bonifica o in bassi ghiareti di trasparenti fiumi del piano, a centinaia di Km. di distanza dal mare.

 

Negli ambienti più ampi come foci e canali, converrà impiegare, oltre all’ondulante, anche un’olivetta di piombo (dai 10 ai 30 grammi), a ca. 70 cm. dall’esca, per arrivare almeno in mezzo alla corrente principale e permettere all’esca di navigare dalla superficie a mezz’acqua.

 

Molto comode risultano quelle con i coni di plastica alle estremità, tagliate trasversalmente, per il cambio rapido del peso, usate anche nella pesca allo sgombro.

 

Un tubicino di plastica salvanodo ed una girella, completeranno la montatura. L’esca verrà tenuta distante da uno spezzone di nylon lungo dai 60 agli 80 centimetri, a seconda della forza della corrente e della trasparenza dell’acqua.

 

Nei ghiareti bassi con acqua bassa e piane non tanto larghe, basterà impiegare solamente l’ondulante per riuscire a sondare tutti gli strati d’acqua, senza alcun problema.

 

Come si lancia :

 

Si lancerà leggermente a monte della corrente o in diagonale verso la riva opposta e si inizia a recuperare velocemente, tenendo la canna bassa sull’acqua (a volte anche affondando nell’acqua la punta o gran parte della canna stessa).

 

Si recupera tenendo la punta della canna diritta verso l’artificiale, cercando di far compiere all’artificiale stesso un percorso rettilineo, in superficie ed a mezz’acqua.

 

L’attacco è sempre molto violento, una botta secca all’artificiale a cui sarà meglio far seguire una decisa ferrata. La bocca delle nostre amiche marine è durissima e spesso l’amo singolo e senza ardiglione, fatica a far presa.

 

La difesa è poi davvero spettacolare; salti fuori dall’acqua, risalite della corrente, fughe trasversali, ripetute capriole…la Cheppia mette in atto tutta una serie di strategie che spesso riescono a ridarle la libertà.

 

In passato, si consigliava di recuperare continuamente, senza sosta e nel contempo, arretrare sul ghiareto in modo da far finire in secca la malcapitata di turno.

 

Sconsiglio decisamente quest’ultima fase, perché così facendo dal corpo della Cheppia, che sfrega fra i ciotoli della riva, si staccano tantissime squame, finendo per ferirla, in una fase molto delicata della sua vita; ricordiamoci sempre che è venuta fin lì per riprodursi, dobbiamo rispettarla il più possibile.

 

Se il pesce, dopo qualche salto si slama, pazienza… ha solamente anticipato il rilascio. Se invece giunge fino ai nostri piedi, basterà, senza estrarla dall’acqua, slamarla con un paio di pinze a becco lungo.

 

Dopo un attimo di smarrimento, e di lento nuoto sul fianco, dovuto alla spossatezza della lotta senza alcun risparmio, il pesce riprenderà l’assetto con una veloce fuga verso il fondale.

 

Se non avvertiamo attacchi:

 

Una volta giunto ai ns. piedi, senza avvertire attacchi, si rilancia l’artificiale e si prova a variare leggermente il recupero, fino a trovare quello giusto, quello cioè che fa scatenare le ns. amiche marine, inducendole ad attaccare rabbiosamente l’artificiale.

 

Speso è il recupero velocissimo, al limite della capacità del mulinello ad essere quello vincente, altre volte è sufficiente una velocità sostenuta.

 

Nei correntoni, spesso gli attacchi si avvertono ai lati della corrente, o sotto le cascatelle, subito dopo il lancio ed appena iniziato il recupero; altre volte bisogna lasciare affondare l’esca alcuni secondi ed iniziare un recupero più a mezz’acqua.

 

Ci sono però situazioni che risulta vincente un recupero inverso (soprattutto a valle di uno sbarramento). Si lancerà allora al contrario, verso valle e si inizierà un recupero lento e radente il fondo…intervallato ogni tanto da scatti e scarti laterali.

 

Si scoprono così grosse femmine che attaccano rabbiose l’artificiale, anche durante la loro fase di riposo, tra un ciclo di risalita e l’altro, mentre sono dietro ai grossi sassi sul fondale.

 

Ovviamente tale tecnica di recupero la utilizzo solamente quando non si nota attività di risalita delle ns. amiche Cheppie, avvertibile e visibile con sciacquii e strisciate in superficie ed i recuperi veloci dell’ondulante, non danno esito alcuno.

 

Gli occhiali polarizzati, soprattutto in presenza di acque chiare, saranno di notevole aiuto, per vedere in anteprima i  movimenti del branco. Sarebbe infatti stupido fermarsi a pescare in piana, quando si nota il branco in movimento di risalita nelle basse correntine.

 

Basterà portarsi in zona ed iniziare veloci recuperi a galla, per cominciare ad avere un attacco dietro l’altro. In questo caso le Cheppie, non riuscendo a buttarsi sul fondo, inizieranno spettacolari salti e fughe contro corrente per sfuggirci…garantendoci spettacolari momenti di divertimento.

 

Arrivano prima le grosse :

 

Le grosse femmine risalgono per prime i fiumi, per ritornare con le pance piene di uova nei letti di frega dell’anno precedente. In quel periodo le maggiori probabilità di catturare gli esemplari da record sono a favore dei pescatori locali, che iniziano a girare le correnti e le piane dei fiumi, alla ricerca dei primi branchi in risalita.

 

Appena le prime belle catture iniziano, la voce si diffonde rapidamente, ed il fiume in breve tempo si riempie di ogni tipo di lanciatore.

 

Solamente dopo alcune settimane, iniziano la risalita anche i maschi, attirati dalle scie di ferormoni lasciati nell’acqua dalle femmine, durante la risalita.

 

Le catture continuano così numerose per almeno un altro mese, anche se la taglia media ed il numero di attacchi, si riduce sensibilmente.

 

L’ultima cosa da tener presente è il livello dell’acqua.

 

Ad inizio stagione le acque sono ancora abbondanti e necessitano quindi di notevoli piombature ed artificiali di taglia maggiore, mentre a primavera inoltrata i livelli si abbassano e necessitano artificiali sempre più piccoli e filanti, con grammature ridotte.

 

Gli artificiali occorrenti :

 

Gli ondulanti necessari sono principalmente quelli a forma allungata ed argentati, presi in prestito dalla piccola traina in mare, magari dotati di amo singolo e piumetta bianca finale.

 

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Ci sono luoghi che funzionano solamente quelli, e non altri, soprattutto in presenza di acque opache di foce. Altrove invece, le nostre amiche sembrano gradire una vasta gamma di ondulanti, dai mitici Memphis ai Simplex Ardito da 5 grammi, a quelli a forma di foglia argentata sottile…

 

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Vi basterà recarvi alcune volte sul luogo di pesca e verificare dai pescatori presenti qual è l’artificiale che va per la maggiore ed attrezzarvi di conseguenza.

 

In Taro nella zona di S.Secondo (PR) la primavera scorsa, la parte del leone l’ha fatta l’Ardito da 5 gr. colorazione Fire Tiger ; recuperato velocissimo, faceva davvero la differenza rispetto agli altri ondulanti impiegati. Molto valida è risultata anche la colorazione madreperlata, mentre buone catture sono state conseguite dal sempreverde Memphis, soprattutto in termini di taglia.

 

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L’amo singolo, senza ardiglione :

 

Tanti artificiali che ho menzionato, sono corredati di serie da una ancoretta. Ci sono luoghi in cui si deve obbligatoriamente cambiarla perché è possibile impiegare solamente l’amo singolo senza ardiglione.

 

Con un paio di pinzette apposite si apriranno gli anellini metallici e si sostituirà l’ancoretta con un amo a gambo corto o medio, ad occhiello, possibilmente senza ardiglione. In caso contrario, si potrà schiacciare quest’ultimo con un paio di pinze.

 

Un utile accorgimento:

 

Spesso è utile tagliare almeno un millimetro di anellino metallico, con un paio di tronchesi, per dar modo all’occhiello dell’amo singolo di ruotare di ca. 160 gradi e di muoversi lateralmente.

 

In questo modo avremo molte meno slamature, perché la Cheppia potrà contare su un minor effetto leva artificiale/amo, durante le fasi di lotta.

 

Rispettiamo le ns. amiche marine

 

Ovviamente, visto che le Cheppie compiono viaggi di centinaia di Km. per venire dal mare al fiume, non è il caso di disturbarle più del dovuto, ricordiamoci sempre che noi ci stiamo divertendo, mentre loro stanno rispondendo alle leggi scritte da millenni dalla natura, ed hanno come imperativo, l’obiettivo unico di riprodursi.

 

Dobbiamo tassativamente rispettarle e rilasciarle tutte ( NO Kill assoluto! )

 

Schiacciamo quindi gli ardiglioni ai ns. ami e rilasciamole subito, tenendole in acqua, senza toccarle, slamandole delicatamente con le pinze, per evitare di procurar loro guai peggiori. La carne di questi pesci è stopposa e piena di lische. Se poi la mettiamo in un retino, anche a maglie larghe, morirà in pochissimo tempo, per carenza di ossigeno. Se proprio vogliamo tenere un ricordo, fotografiamo i soggetti più grandi, liberandoli il più in fretta possibile.

 

Non usiamo fili troppo sottili, perché il prolungare della lotta, non fa altro che aumentare il tasso di acido lattico nel sangue e stressare inutilmente questi splendidi pesci.

 

Se dobbiamo toccarle, causa una slamatura difficile (qualche volta ingoiano a fondo), ricordiamoci di bagnarci le mani prima di afferrarle, per evitare possibili problemi alla loro epidermide.

 

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Conclusioni:

 

La pesca della Cheppia è sicuramente un’esperienza che va provata, val la pena di fare qualche centinaio di chilometri per affrontare questo pesce.

 

Spero vivamente che l’uomo non comprometta definitivamente con inquinamenti e sbarramenti l’ambiente di cui ha bisogno questo pesce anadromo, per la propria riproduzione, permettendo a noi pescatori a spinning di godere a lungo dei momenti che questo splendido combattente sa darci.

 

E’ stata paragonata al Salmone, credo sia senz’altro esagerato, ma sicuramente è un avversario che per la sua combattività in rapporto alla taglia, merita il nostro più profondo rispetto.

 

Trattiamola bene, nella speranza di reincontrarla nei nostri fiumi la prosima primavera.

 

 

Loris Ferrari

 

 

 

 

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