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Le Tecniche di Pesca - introduzione Autori
: Claudio Saba & Loris Ferrari (11/00) INNANZI
TUTTO: COS'E' LO SPINNING Brevemente,
lo Spinning è quella tecnica di pesca che prevede il continuo lancio e recupero di esche
artificiali alla ricerca di predatori. Il termine deriva dall'inglese "to spin" (girare) e fa riferimento al
continuo movimento rotatorio del mulinello. Tanto
per aumentare la confusione "spinning
reel" (letteralmente "mulinello rotante") sta a indicare invece,
genericamente, il mulinello a bobina fissa, perciò non fate come quel nostro conoscente
che volendo iniziare lo spinning acquistò
un mulinello da surf casting da poco meno di un chilo e, alle nostre obiezioni, rispose:
"C'è scritto qui, è un mulinello da spinning!" e mostrò soddisfatto la
scritta "spinning reel" (che troverete in tutti i mulinelli a bobina fissa). Tornando
seri, la caratteristica principale della tecnica che la differenzia immediatamente dalle
altre, è il continuo movimento: delle braccia,
innanzi tutto, per i continui lanci e recuperi, ma anche delle gambe perchè, come
vedremo, è fondamentale spostarsi il più possibile evitando una pesca statica (errore molto comune
tra i neofiti della pesca al lancio). Qualcuno più che un sistema di pesca, lo definisce un tipo di caccia, poiché è il
pescatore, che mimetizzato ed in silenzio, va alla ricerca della preda. UNO
SPINNING... TANTI SPINNING Inutile
negarlo, lo Spinning in Italia, rispetto ad altri paesi, è una tecnica ancora poco
conosciuta e praticata; alla scarsa informazione si aggiunge la difficoltà (e la scarsa
propensione) dei pochi praticanti, ad incontrarsi e scambiarsi le reciproche esperienze,
contrariamente a quanto avviene in altri sistemi di pesca. D'altra
parte perché stupirsi? Questa tecnica è fondamentalmente una pesca da praticare in solitario o in pochissimi,
non sono ammissibili cricche numerose e chiassose da sparpagliare sulla riva, con
famigliole bivaccanti al seguito. Anche
l'agonismo è poco praticato, caso unico nelle tecniche di pesca: riuscireste a immaginare
una gara di spinning in mare? ... o in un lago, un fiume od un canale dalle sponde non
omogenee ? I risultati finali sarebbero certamente falsati dalle postazioni di pesca
sorteggiate, infatti gli hot spot davvero buoni, sono pochissimi ed è determinante
pescarci bene, in silenzio, e con la dovuta
calma, per ottenere risultati significativi. Mentre
negli Stati Uniti ed in Canada ci sono spazi enormi (e pure pesci !), in Italia i
pochi campi di gara, rispetto ai cugini ricchi doltreoceano, sono a dir
poco ridicoli. Per
tutti questi motivi attorno allo Spinning c'è molta confusione, accentuata dalla spesso
scarsa esperienza e competenza dei rivenditori di articoli da pesca e dalle
personalizzazioni che i pochi appassionati apportano a questa tecnica. Relativamente
allo Spinning in mare (una vera e propria
Cenerentola), ci sono quelli che cercano solo la Spigola dalla spiaggia ; quelli che
utilizzano esclusivamente lunghe bolognesi con Bonnand (galleggiante ad acqua) e
piumetta ; quelli che lanciano solo dai moli e quelli che pescano solo all'alba o al
tramonto, convinti che col sole alto non si prenda più niente. Riguardo
allo Spinning in acque interne, sicuramente il
più praticato, ci sono lanciatori che pescano solamente il Cavedano destate ;
solo la Cheppia durante la risalita ; solamente le Trote sui torrenti ;
solamente il Luccio dautunno-inverno ; solamente il Black Bass perché gli
piacciono i suoi salti durante la difesa... ed ora solamente il Siluro, perché inseguono
la preda gigante dei loro sogni... alla stregua di novelli Sampei ! Pochissimi
lanciatori, macinano Kilometri ed affrontano fior di cappotti, per dedicarsi a quasi tutte
le tecniche, insidiando tutti i predatori, durante lintero arco dellanno. Ancor
meno lanciatori, si autocostruiscono o modificano
le loro esche, per insidiare con maggiori soddisfazioni le loro prede, avendo capito
che oltre ad affinare il senso dellacqua, bisogna presentare al grosso pesce
qualcosa di nuovo e mai visto. Pochissimi
lanciatori, quando intravedono in lontananza un collega che sta catturando, smettono di
pescare, si avvicinano e cercano di capire il perché di quei successi... si limitano ad
intensificare in tutte le direzioni i loro lanci, dando per scontato che quel tizio li sta
ottenendo, solamente perché è molto più... fortunato di loro ! Come
vedete, la pesca con gli artificiali non è così
semplice, le interpretazioni sul tema sono quanto mai variegate e complesse, anche se abbiamo notato una certa predisposizione di molti
lanciatori, a "fissarsi" su un solo tipo di Spinning. Non
esiste un solo Spinning, occorre interpretarlo a seconda delle stagioni, dei luoghi e
delle prede che vogliamo insidiare. Schematizzando,
possiamo dividere lo Spinning (in mare ed in acqua dolce), in tre filoni principali : 1) SPINNING
LEGGERO E'
indirizzato in mare, prevalentemente a Spigole,
in misura minore ad Occhiate, piccole Ricciole e Lecce, Aguglie, Sugarelli. Le zone da
battere sono le acque basse caratterizzate da "piane", da scogliere basse, da
calette, dai moli. Occorrono canne corte e leggere da 2,10 a 2,40 m. con potenza da 5
a 25 gr. e mulinelli leggeri e poco capienti (si pesca con filo dello 0,20-0,25). Le esche
dovranno essere di dimensioni ridotte, piccoli minnows e cucchiaini da lanciare
direttamente senza zavorra, o piumette e anguilline in silicone da lanciare con piccole
zavorre. Lo
Spinning leggero è adottato tipicamente da lanciatori d'acqua dolce
che "migrano" al mare (ad es. in vacanza), ma è anche la riscoperta di molti
pescatori che hanno utilizzato per troppo tempo attrezzature pesanti. E lo Spinning più diffuso dai lanciatori in
acque interne, con particolare riferimento alla pesca delle Trote, dei Cavedani, dei
Persici Reali e di tutte le altre specie di piccola taglia, insidiate dai neo lanciatori.
E sicuramente lo Spinning che adottano i
pescatori provenienti dalle esche naturali. Allinizio,
questi neofiti, di fronte a qualsiasi esca artificiale (anche ad un rotante da 3
grammi !), dimostrano segni di stupore ed incredulità, nellapprendere che un
difficilissimo e sospettosissimo Cavedano, possa
inghiottire senza indugio quellessere gigantesco ! Occorrono
canne corte e leggere da 1,80 a 2,20 m., con potenza dai 3 ai 15 gr. mulinelli
leggeri e poco capienti e lenze dallo 0,16 allo 0,22. Le esche, davvero tantissime,
andranno scelte fra le misure più piccole, in base alla potenza della canna, con
particolare attenzione ai cucchiaini rotanti, i minnows piccoli e medi e la famiglia delle
piccole esche siliconiche. 2)
SPINNING MEDIO E'
di gran lunga il sistema più utilizzato nelle
ns. acque, sia in mare che in acqua dolce,
perché più idoneo alla taglia media delle nostre italiche prede. In
mare,
canne da 2,70 - 3,00 m. con potenza dai15 ai 50 gr., mulinelli da 300 a 350 gr. di peso,
con capienza 150-200 m. dello 0,30. Come artificiali minnow e popper da 9-11 cm. o
cucchiaini da 7-10 cm per 15-30 gr. di peso. In
acqua dolce,
canne dai 2,40 ai 2,70 m. Con potenza dai 15 ai 40 gr., mulinelli dai 300 ai 350 gr. di
peso, con la capienza di cui sopra. Come artificiali, e qui i costruttori si sono davvero
sbizzarriti, basterà portare con noi a pesca
qualche quintale di esche (nel baule della macchina) e mettersi nelle tasche del
giubbotto un paio di scatole dei soliti
Minnows medi, snodati e non, alcuni Rotanti e Tandem, alcuni Spinner Bait e le universali
o quasi esche siliconiche medie. 3) SPINNING
PESANTE Ci
si arriva, prima o poi, è l'evoluzione finale di
ogni lanciatore, quando ci si accorge che anche dalle nostre acque è possibile la
cattura di prede notevoli. E'
indispensabile anche quando si vogliano raggiungere lunghe
distanze, come dalle rive poco profonde o quando dobbiamo raggiungere ostacoli ed hot
spot interessanti, lontano dal raggio dazione
delle solite esche (e dei numerosi concorrenti lanciatori). In
mare,
occorrono canne da 3 metri in su (ma non consigliamo di superare i 3,60), capaci di
lanciare esche pesanti, fino a 80 gr. ed oltre; il mulinello dovrà essere proporzionato e
contenere almeno 200 metri di filo dello 0,35-0,40. Qualcuno usa attrezzature tipiche del
rock-fishing, ma francamente ci sembra esagerato (quanto a lungo si può lanciare con una
canna da 4 m. e mulinello da oltre mezzo chilo?). Gli artificiali sono grossi cucchiaini o
pirker per il lancio dalle spiagge, o pesanti minnows e popper dalle rocce. In
acque interne,
le canne sono solitamente sui 2,70 m. (da spinning o da casting), con impugnatura a due
mani e potenza massima lanciabile attorno ai 40-70 gr. Il mulinello potrà essere anche a
bobina rotante per permettere (dopo un adeguato tirocinio) lanci lunghi, recuperi potenti
e senza torsioni alla treccia od al monofilo. Un
ultima considerazione A
questo punto una considerazione ci sembra doverosa. Ogni lanciatore, nella sua evoluzione
piscatoria, man mano che migliora nella tecnica, esperienza e conoscenza dei luoghi e
delle prede, cattura con maggiore frequenza pesci di taglia e ricerca con sempre maggiore
insistenza prede eccezionali. In
altre parole, punta sempre più su uno spinning
pesante, utilizzando attrezzature ed esche rivolte ai grossi predatori e dimenticando
che, spesso, sono le prede minori a salvarci dai cappotti. Più
grosso è l'obiettivo
della nostra battuta di pesca, maggiore sarà la
probabilità di insuccesso. Recuperare,
in certi periodi dell'anno o in determinate condizioni, con attrezzature, filo ed esche
più leggere, può farci riscoprire il fascino di una pesca più semplice, meno faticosa
(e comunque gratificante), indirizzata a prede
più "normali" e notevolmente più diffuse. Può
accadere comunque più spesso di quanto non crediate, lincontro con un grosso
pesce ; se avremo la fortuna di giocare bene tutte le nostre carte durante il
recupero, e riusciremo a tirarlo in secca, le soddisfazioni saranno molto maggiori. IL
LANCIO Nello
Spinning in mare, NON abbiamo in genere la
necessità di lanci precisi, come serve solitamente invece per le acque dolci. Essendo più importante la gittata, si dovrà cercare il
lancio che consenta all'artificiale di arrivare il più lontano possibile. Se
è vero, infatti, che normalmente non servono lanci lunghissimi (spesso bastano 15 -20
metri o poco più) è anche vero che in alcune occasioni qualche metro in più può fare
la differenza, aumentando notevolmente le possibilità dincontro. Il lancio più utilizzato è quello laterale,
eseguito con una veloce frustata del braccio (con canne rapide) o con un movimento più
ampio e morbido con canne paraboliche o con esche particolarmente pesanti. In
assenza di vento le migliori distanze si raggiungono con inclinazione del lancio di circa
45°, mentre con vento frontale è opportuno abbassare l'altezza del lancio per due
motivi: la forza del vento aumenta allontanandoci dalla superficie, quindi un'esca che vola bassa risente meno dell'azione del
vento; in secondo luogo, durante il lancio
l'artificiale perde progressivamente la propria energia cinetica, dobbiamo ridurre quindi
la durata dell'ultima fase, nella quale il vento
contrario può respingere indietro l'esca. In altre parole: minore è l'altezza del
lancio, più rapida sarà la caduta dell'artificiale e più ridotta l'influenza del vento
contrario. In caso di vento a favore occorre invece
aumentare l'altezza del lancio, per
incrementare la distanza dello stesso. In
alcune occasioni,
anche pescando in mare, è necessario ottenere dei
lanci precisi, ad esempio in alcune tipiche zone da Spigole con acque basse, scogli
sparsi e fondo irregolare ; nelle quali è importante portare l'esca in determinati
punti (anche per evitare di arroccare). In questo caso il lancio dovrà passare sopra la
testa del pescatore e compiere un tragitto perpendicolare alla linea dell'orizzonte. Abbiamo poi l'esigenza di esplorare con i lanci una zona
più ampia possibile; non è produttivo, in
genere, insistere per troppo tempo nello stesso
posto, nello Spinning è il pescatore che va a caccia della preda. Pertanto
consigliamo di eseguire da ogni postazione circa 5-10 lanci, esplorando a ventaglio
lacqua davanti a noi (se non si vedono ovviamente segnali diversi, quali :
cacciate, bollicine, salti o spostamenti di vegetazione). E'
molto importante lanciare anche parallelamente alla
sponda, dove spesso il predatore si nasconde in attesa della preda. In assenza di
ferrate o segnali confortanti conviene spostarsi di qualche metro e ricominciare con i
lanci. Non fate mai l'errore di pensare: "inutile
spostarsi di 10 metri, se il pesce è in zona passerà anche qui" (sentita spesso).
Niente di più sbagliato! Un predatore (ad es. la Spigola in mare od il Luccio in acqua
dolce), può restare ore fermo ad aspettare la preda dietro un ostacolo e non attaccherà
mai il vostro artificiale se non gli passa sotto il naso. Più
il predatore vive in ambienti frequentati da lanciatori e pescatori in genere (ad es. con
esche vive), e più tende a non abbandonare il proprio rifugio. Solamente
lanciando nei pressi (o dentro) la tana, avremo possibilità di successo. Anche
in mare, inspiegabilmente, pure i pelagici,
abituati a scorrazzare in lungo e in largo invece di appostarsi attendendo la preda,
sembrano seguire le stesse regole. Si hanno abboccate sempre e solo nelle stesse zone
(giochi di correnti... abbondanza di pesce foraggio... minor passaggio di natanti...). Conosciamo
delle postazioni, apparentemente omogenee ad altre, nelle quali le catture si affettuano
per il 90% sempre negli stessi (pochi) posti ; mentre, nelle restanti, e senza alcun
motivo apparente, le catture sono rare ed occasionali. E'
evidente, pertanto, l'importanza, quando si approccia un nuovo posto di pesca, almeno per
le prime uscite, esplorare ogni metro della nostra zona di pesca, fintanto non riusciamo
ad individuare le famose zone calde (hot spots). Per
le acque dolci, il discorso tecniche di lancio,
si complica notevolmente, essendo necessario impararle davvero tutte ; i lanci sopra
descritti, validi per la pesca in mare, lo sono altrettanto, per gli ambienti vasti
quali : laghi, grossi fiumi del piano,
lanche e grosse morte e comunque in tutti quegli ambienti con una certa portata
dacqua. Le
cose dicevo si complicano, insidiando i predatori in ambienti difficili : dal mini
torrente allinfrascato laghetto, insidiando particolarmente quei pesci che
stazionano stabilmente allinterno di tutti gli ostacoli che la natura o luomo
gli hanno fornito. Lancio a catapulta... rovesciato... a pendolo...
ci potrà essere davvero bisogno di tutta la ns. esperienza di lanciatori, per affrontare
le situazioni più promettenti. Limportanza
della precisione Diventa
fondamentale, prima del lancio, immedesimarsi nel pesce, valutare mentalmente dove far
arrivare in acqua la nostra esca e dove, in assenza di abboccate immediate, far compiere
il tragitto fino ai ns. piedi, svicolando fra un ostacolo e laltro. Si
affina col tempo quellesperienza, comunemente chiamata senso dellacqua, in grado di
farci scegliere, in un posto nuovo di pesca, le zone più idonee. Si
comincerà a scartare tantissimi posti, apparentemente buoni, continuando a camminare lungo le rive, finchè la ns. attenzione
non sarà attirata solamente da poche ma interessanti postazioni, chiamate in gergo hot spot. Se
poi camminando piano sulle rive, abbiamo la fortuna di scorgere, con le lenti polarizzate,
un bel pesce, la precisione di lancio, dovrà
essere fondamentale. Non
bisognerà sbracciarsi troppo, preferendo un lancio dal basso od uno laterale, ed evitando ogni rumore che possa mettere in allarme
la nostra potenziale preda. Si dovrà lanciare tassativamente davanti al muso
dello stesso di ca. 50 - 70 cm. posando la ns. esca nel modo più dolce possibile. Se
lattacco non avviene immediatamente, di riflesso, bisognerà dar vita allesca,
appena questa tocca lacqua, per far in modo di suscitare interesse nel predatore. Limportanza
del silenzio e del mimetismo Altri
due particolari importantissimi, ai fini del successo nella ns. tecnica, sono : il silenzio ed il mimetismo. Forse
sono gli ingredienti più importanti, più di
ogni esca conosciuta ; se non ci facciamo vedere e rimaniamo in silenzio (in armonia
con la natura che ci circonda), abbiamo già le carte in regola per presentare ai ns.
avversari qualsiasi tipo di esca con notevoli probabilità di successo. Un pesce mantenuto sicuro e tranquillo, senza
sospetti di alcun genere, può abboccare praticamente a tutto... al contrario uno spaventato, che non abboccherà sicuramente
(magari per ore), neppure alla più costosa esca artificiale o naturale oggi conosciuta
sulla terra ! Zavorra?
No, grazie In
mare,
a parte le piumette, i piccoli cucchiaini e le anguilline in silicone, gli artificiali
più utilizzati (cioè minnow, popper, cucchiaini) possono essere lanciati senza zavorra.
Naturalmente occorre utilizzare esche con un certo rapporto peso/dimensioni e, comunque,
adeguati alla potenza della canna. In genere per un buon lancio occorrono artificiali di
almeno 15 gr, ma in caso di vento frontale è opportuno privilegiare esche più pesanti. In
fiume,
specie a forte corrente, qualche volta possiamo ricorrere a piccole zavorre (15 - 20
gr.),
posizionate a 60 - 70 cm. dallesca ; ad esempio nella pesca delle Cheppie con
piccoli ondulanti o dei Cavedani nei grandi fiumi e nei grandi laghi. Ovviamente,
visto che le zavorre limitano la sensibilità
del pescatore nei confronti del corretto recupero dellesca, è opportuno limitarne luso a casi
eccezionali ed inevitabili. IL
RECUPERO DELL'ESCA In
genere, un cucchiaino o un pesciolino ben costruito, risulta efficace anche se recuperato
con andamento regolare, soprattutto in mezzo alla schiuma ed alle correnti, ma è vero che
un nuoto irregolare, a strappi, con continui stop, ripartenze e cambi di direzione, può costituire un'attrazione in più per il
predatore smaliziato o poco propenso all'attacco. Conviene
sempre alternare i due tipi di recupero, privilegiando il secondo quando ci accorgiamo
della presenza di pesci svogliati. In ogni caso il
recupero deve essere piuttosto veloce,
considerando che un pesciolino di discrete dimensioni risulta "credibile" con
velocità di 3,5-4 nodi, mentre per i cucchiaini può essere sufficiente una velocità
minore. Tutti
i movimenti impartiti all'artificiale devono essere prodotti con adeguata azione della
canna e con movimenti del polso. Con
acque profonde,
la punta della canna dovrà essere tenuta bassa, per un migliore controllo
dell'artificiale, mentre se vogliamo che l'esca lavori più in superficie (ad esempio per
evitare incagli su bassi fondali), dovremo tenere la canna alta. In ogni caso nell'ultima
parte del recupero la punta della canna dovrebbe essere abbassata verso l'acqua per
evitare che l'angolo troppo aperto formato dalla lenza con la superficie costringa l'artificiale ad un nuoto non corretto o
addirittura ad uscire dall'acqua (il problema è più sentito con i cucchiaini perchè non
hanno la paletta affondante). Gli ultimi due metri di recupero Questa
fase del recupero è molto importante perchè spesso l'attacco avviene proprio in
prossimità della riva. Bisognerà allora prolungare al massimo luscita
dellesca, con saliscenti, cadute a foglia morta verso il fondo... risalite
improvvise... colpetti con la canna, ripartenze brucianti. Quando
il predatore, che ci aveva seguito sornione fin quasi a riva, si arrabbia sul serio, si
produce in un attacco al cardiopalma... innescando una lotta allultimo sangue, dove,
non sempre è il pescatore ad uscirne vincente. In
ogni caso però, ladrenalina sarà salita a mille, e quel momento magico si farà
ricordare per sempre... LATTACCO
DELLA PREDA Le
prime volte accade quando ormai non ci crediamo più, quando si allenta la concentrazione
sul recupero, quando il braccio lancia meccanicamente e la testa sta pensando ad altre
cose. Nel
primissimo istante è difficile distinguerlo dal solito incaglio, semplicemente
l'artificiale si blocca, la canna si piega ed il pensiero istantaneamente ritorna lì,
sotto la superficie. Poi avviene tutto in un attimo, le testate, la fuga, la scarica di
adrenalina. E' la cosa più bella dello Spinning, la ferrata in diretta, quale
altra tecnica di pesca lo consente? E
ora viene il bello. Che fare? Cominciamo col dirvi che non sempre è opportuno ferrare
subito, perchè: a) il
predatore in genere si ferra da solo nella violenza dell'attacco; b)
ferrare
subito può significare esercitare una trazione sulla lenza proprio mentre il pesce
comincia la prima fuga, che è la più veloce e potente, con elevato pericolo di rottura.
Se proprio volete ferrare (può essere utile con pesci dal palato duro come i Barracuda, i
Lucci o le Cheppie) fatelo dopo la prima fuga o se il pesce non è molto grosso. c) ferrate
sempre e comunque, perché qualcuno sostiene che è meglio ferrare, per errore, un ramo
che perdere un grosso pesce per non averlo ben agganciato. Una cosa che invece dovremo fare subito è regolare la frizione, che durante il recupero
abbiamo lasciato piuttosto chiusa, in modo da assecondare la fuga dal pesce. Se
questa si prolunga un po' troppo occorre chiudere gradualmente la frizione per evitare che
il pesce porti via troppa lenza o possa intanarsi. Solo alla fine della prima fuga si può
tentare l'avviccinamento della preda con una azione di pompaggio con la canna. Il recupero
deve essere fatto con la frizione più chiusa oppure, tenendo la frizione leggermente
aperta, bloccando con la mano la bobina per
evitare che slitti durante il pompaggio. Questa tecnica ci evita di regolare in
continuazione la frizione a seconda del comportamento del pesce ed è consigliabile con
pesci potenti: è più veloce togliere la mano dalla bobina nel momento in cui il pesce
riparte piuttosto che aprire la frizione. Il
recupero a frizione completamente chiusa Unaltra
scuola di pensiero, prevede il recupero delle prede semplicemente mantenendo serrata completamente la frizione e concedendo
filo alla preda in fuga, agendo allindietro
con la manovella del mulinello (ovviamente con lantiritorno disinserito). Bisogna
farci allinizio la mano, ma se ci si prova, ci si accorge presto che si acquista maggior sensibilità e maggior contatto con la preda
che sta lottando allaltra estremità della lenza. Laltro
vantaggio è che si permette meno libertà al pesce,
lavorandolo molto più di canna, soprattutto pescando in mezzo ad ostacoli pericolosi
(alberi, rocce...), è più difficile che il pesce riesca a raggiungere le tane ed a
liberarsi... strappando lenza ed imprecazioni dalla bocca del pescatore. Il
salpaggio della preda Generalmente,
dopo due o tre fughe un pesce di media taglia esaurisce quasi tutte le proprie energie ed
è pronto per il salpaggio. A
questo punto, se siamo su una scogliera (o una riva alta), è opportuno scegliere
velocemente la roccia o il punto dove avverrà il recupero. E' sempre opportuno, in caso
di acque agitate (al mare, in fiume o in torrente), preoccuparsi
prima di tutto della propria sicurezza e scegliere una situazione comoda e al riparo
da pericoli. Questa fase è quella che presenta il maggior rischio di rottura della lenza; con onde grosse ed in presenza di forti correnti, è frequente perdere pesci anche non troppo grossi, non sempre un raffio o un guadino è disponibile o salvano la situazione. In casi particolari (scogliere alte o dighe) si può essere addirittura costretti salpare di peso il pesce, naturalmente con canna e filo adeguati. In generale, è sempre opportuno individuare già al momento della ferrata una postazione ampia e piatta dove far "scivolare" la preda ormai esausta. Si eviterà così di perdere molti pesci o di ferirli in maniera seria, permettendo così loro, se siamo davvero sportivi, di rimetterli in libertà nel miglior modo possibile... in attesa che tornino magari a trovarci... più grossi e forti di come li abbiamo liberati.
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