TECNICA

 

 

 

 

“Tecnica Trota in Cava”
i Worm siliconici

Testo e foto di Loris Ferrari & Gianni Burani 
(pubblicato Dic.2001
- ultimo aggiornamento Genn. 2008)

Esche siliconiche e Trote ?

Certamente, la pesca alla Trota in cava o laghetto, si può praticare con successo impiegando una moltitudine di piccole e medie esche artificiali, alcune forse vi renderanno inizialmente perplessi visto che potrebbe essere la prima volta che qualcuno ve ne parla… ma se avrete il coraggio di utilizzarle… vi sorprenderanno per il loro spettacolare rendimento!

Premessa :

Avrete già notato, frequentando (anche solamente da spettatori), le cave a pagamento, che negli ultimi anni è stato tutto un rifiorire di nuove esche per catturare le Trote di immissione.

Paste colorate modellabili, scent odorosi, esche finte che imitano camole o bigattini ed i famosissimi falcetti ovvero i piccoli grub da un pollice a coda curva, di ogni colore.

Queste esche “artificiali”, vengono utilizzate dai colleghi trotaioli delle cave, anche in forma mista, ovvero assieme a vere esche naturali come camole, caimani e lombrichi, soprattutto impiegando la tecnica della “tremarella”.

Questa tecnica, molto simile allo spinning, consiste nel lanciare con cannette agili e flessibili, queste piccole esche usando come pesi davanti alle stesse, bombarde e vetrini vari, per poterle lanciare più lontano e farle lavorare poi a diverse profondità in modo da incocciare i branchi di trote che spesso stazionano al largo.

Il recupero si esegue per l’appunto a piccoli strappi, facendo “tremare” la canna con il polso, imprimendo così vita all’artificiale per cercare di indurre la trota all’attacco.

Le cave per la pesca degli artificiali :

Sono poi nate soprattutto in questi ultimi anni, anche cave (artificiali e di origine naturale), dove è consentita la pesca con le sole esche artificiali (mosca e spinning).

Soprattutto nel periodo invernale, questi laghetti si popolano di lanciatori che approfittano della chiusura alla regina nei torrenti, e successivamente del Luccio (in acque libere),  per tenersi in allenamento senza dover forzatamente appendere la canna la chiodo.

Questi bacini sono ricchi di salmonidi di tutte le taglie (Fario, Iridee e Salmerini) ed altri pesci da spinning, quali i Lucci, Sandre e Persici Reali.

Se osserverete i pescatori sulle rive, noterete ben presto che le esche più impiegate in questi ambienti sono: gli ondulanti (fino ai 7 cm.), i rotanti (nelle misure 1-2), ed i minnows (dai 3 fino ai 7 cm.).

Generalmente queste esche riscuotono il giusto e meritato successo (esattamente come accade nei fiumi e nei torrenti) e vengono perciò consigliate e tramandate verbalmente da tutti i pescatori.

Hanno sicuramente successo nei momenti di attività predatoria dei pesci, in quelli di frenesia alimentare, nei momenti di rilascio delle nuove trote che portano scompiglio ed attività spesso anche in quelle ormai divenute stanziali, ma – se ci pensate bene – questi momenti rappresentano salvo particolarissime eccezioni, si e no il venti, venticinque per cento del tempo in cui noi ci rechiamo a pesca.

Negli altri momenti la fanno da padrone tecniche di recupero più soft, recuperi più lenti, presentazioni morbide e naturali... e tecniche di non recupero.

Capirete perciò l’importanza di conoscere assolutamente anche queste tecniche che vi andremo a presentare e le esche da utilizzare in questi momenti, quando le trote magari vagano nel sottoriva apparentemente restie ad ogni nostra presentazione “veloce” e capaci di farvi prendere pesce quando gli altri davvero non prendono nulla o si devono accontentare al massimo di uno o due esemplari!

Le giornate ed i periodi particolari :

Ci sono poi particolari giornate - non sempre definibili a priori - dove le ns. amiche Trote, davvero sembra non vogliano collaborare in alcun modo; le catture diventano allora scarse ed occasionali.

Nei laghi dove si esegue un continuo catch & release, le Trote più grandi poi, diventano sempre più selettive e sembrano disdegnare, rifiutandole, qualsiasi esca si presenti loro davanti.

Pinneggiano sornione a pochi metri da riva, apparentemente incuranti dei ronzii  e degli sciacquii che i lanciatori dalle rive, producono, facendo finire in acqua gli artificiali “di movimento”.

Anche i pescatori a mosca inizialmente catturano a ripetizione con le loro imitazioni…ma poi, streamer e ninfe recuperate a strappetti, iniziano a girare a vuoto.

Le esche tradizionali, le hard bait, non rendono per nulla o rendono molto meno, fregando solamente le piccole trotelle “da porzione”, che il gestore deve immettere giornalmente in acqua.

Le grosse trote, diventano, per indole istintiva di conservazione, diffidenti verso i recuperi classici e cominciano ad evitare accuratamente tutto quello che si muove in acqua, e che ricorda loro spiacevoli esperienze passate; quello che definiamo il vissuto negativo del pesce.

Durante il periodo di frega poi, le Trote più grandi (e sessualmente mature), iniziano estenuanti e veloci inseguimenti fra di loro, soprattutto nel sottoriva, incuranti degli sguardi bramosi dei pescatori, accalcati sulle rive.

Il lanciatore appare oltremodo frustrato in questo periodo, stanco di vedere tanti grossi e medi esemplari che nuotano a due passi da riva, senza degnare di uno sguardo le esche che presenta loro davanti.

Molti allora rinunciano, pontificando che il periodo della frega è il peggiore dell’anno…altri invece iniziano a sperimentare, a volte scoprendo vere e proprie strategie ed esche…quasi miracolose!  

Le esche siliconiche :

Proprio in un periodo di frega, l’amico Flavio Manaresi, bravissimo pescatore a Spinning e profondo conoscitore dei laghi del Rosario a Bologna, mentre insidiava il Luccio nel sottoriva con la tecnica del Flipping ed esche siliconiche ha scoperto che queste attiravano molto spesso anche le grosse Trote, impegnate in zona nei riti nuziali.

Dopo diverse catture di trote di taglia, ha cominciato a capire che le abboccate prima attribuite a colpi di …fortuna, erano invece da associarsi a precisa volontà del salmonide di far fuori l’ospite indesiderato che veniva ad invadere il territorio prescelto per l’evento.

Flipping e Pitching “leggero”:

Flavio, assieme ad alcuni amici, cominciò allora ad impiegare worm siliconici, proprio per insidiare specificatamente le grosse Trote nel sottoriva, selezionando le esche più catturanti ed ottenendo, senza troppi clamori, risultati a dir poco sbalorditivi.

La tecnica è davvero semplice, è la stessa impiegata con successo nel sottoriva a Lucci e Bass; basta lasciare scendere il worm lentamente nella zona giusta del sottoriva ed imprimere all’esca, ogni tanto, movimenti a scatti nervosi. Ci pensa lei, la regina del lago, ad avvicinarsi ed abboccare decisamente all’esca!  

 

Non è altro che una specie di pesca al tocco, usata anche dalla primavera a tutta l’estate per i Black Bass apatici fermi sul fondo o nel torrente, appunto con le trote…e che funziona alla grande anche in questo particolare periodo e con questo tipo di pesci!

Proprio così, ecco scoperto l’uovo di colombo…non bisogna lanciare e recuperare velocemente, ma calare dolcemente l’esca verso il fondo; bisogna concedere alla Trota il tempo necessario per decidere con tutta calma di abboccare l’esca!

L’utilizzo di questa tecnica in un lago popolato oltre che da Lucci e Bass, anche da Trote, come il lago sopra riportato, ha contribuito alla “scoperta” che le Trote gradivano anche i worm siliconici presentati in quel modo.

Pressione di pesca :

In quel lago, i grossi pesci, causa la pressione di pesca esercitata dai pescatori a mosca e spinning,  erano diventati refrattari ad ogni esca che si muoveva velocemente ed abboccavano evidentemente, solamente ad esche che si muovevano in modo lento e naturale.

Questo metodo di presentazione dell’esca,  che non rappresentava a quel tempo, alcuna forma di recupero vissuto negativamente dalle trote, tende a rappresentare il movimento di un vero lombrico che cade accidentalmente in acqua.

D’alta parte non è altro- ripeto - che la classica pesca al tocco praticata in torrente…solamente impiegata in acqua ferma e con esche artificiali.

Quando il lombrico arriva in fondo, se ancora non si sono avvertite abboccate, bisognerà imprimere alcuni secchi colpetti di polso, mantenendo l’esca sul posto…e poi farla di nuovo rimanere ferma per circa un minuto.

Poi si esegue di nuovo lo scodinzolamento frenetico del worm e si torna a lasciare ferma l’esca.

Se dopo alcuni minuti, in quella zona del sottoriva, non si avvertono abboccate, si recupererà l’esca e si ripeterà tutta l’operazione qualche metro più avanti.

Spessissimo la trota (e gli altri pesci), attaccano l’esca in caduta, anche se il lombrico sta solamente vibrando leggermente ad “U”, dovremo stare attenti a non tenere troppo filo in bando, per non rischiare di perdere i segnali di abboccata.

Ai vostri occhi questo tipo di presentazione potrà non sembrare per nulla alettante…ma se ci darete un briciolo di fiducia provandolo, vi accorgerete ben presto della sua tremenda efficacia.

Se vi accorgete attraverso l’acqua limpida, che le trote lo seguono senza attaccarlo, durante la discesa, provate ad imprimere alcuni scatti di polso… per movimentare l’esca sul posto, cercando di imitare il vero lombrico quando si contorce freneticamente per cercare di fuggire dall’elemento liquido, di solito questi movimenti sono sufficienti a scatenare l’abboccata. In ambienti dove le trote sono state ripetutamente punte ma mille esche, può risultare produttivo attendere con l’esca ferma sul fondo.

Se l’acqua è limpida vedrete che solamente allora le trote andranno a “brucare” quello strano essere ormai immobile e che perciò per loro non rappresenta più alcun possibile pericolo.

Le esche :

Dopo vari esperimenti, potremmo dire che vanno bene generalmente tutte le esche siliconiche sotto ai quattro pollici anche se poi vi accorgerete che ci sono giornate in cui le Trote prediligono esche ben definite.  

Possiamo indicare i mini tubes da un pollice o gli universali “falcetti”, piccoli grub da uno a due pollici, con particolare riferimento al colore bianco da impiegare da soli o infilati dentro ad una testina piombata come universalmente validi.

Si sono dimostrati particolarmente catturanti alcuni tipi di worm, quali gli Yamamoto salati nelle serie “Senko” da 3 pollici e “Slim” nella misura massima da 4 pollici, soprattutto nei colori bianco (cream withe), e trasparente bluastro con brillantini (blue pearl).  

Questi famosissimi vermi a forma di sigaro si possono impiegare tranquillamente anche tagliati a metà con l’innesco wacky.  

E’ un esca salata e pesante; a volte in caduta, quando si individua con i polaroid la macchia nera delle trote che stazionano a mezz’acqua o quando sempre con gli occhiali polarizzanti si individuano i piccoli branchi o i singoli esemplari che vagano nel sottoriva, fanno davvero la differenza con catture a ripetizione, fra lo stupore dei vicini di pesca che non smuovono pinna.

Altri colori validi, da provare con le diverse condizioni di trasparenza dell’acqua e di condizioni atmosferiche, si sono rivelati i colori pumpkin, watermelon, motor oil e chartreuse, ma si possono provare tutti anche quelli anomali come i gialli fosforescenti oppure i rosa bubble gum che a volte stanano esemplari di tutto rispetto.

Infine vi segnaliamo, dell’americana Berkley, i Trout Worm, esche appositamente create per la pesca alla trota, che hanno la caratteristica, una volta addentati dalla trota, di emettere una nuvola sapida di sostanza fisiologica, che imita i veri lombrichi schiacciati, ma molto più concentrata. La trota si trova così immersa da un’ondata di sapori che la stimola a continuare l’abboccata.

Sempre della Berkley da segnalare le sanguisughe (Leech) serie Gulp da 3 pollici – ottimo il colore nero – sicuramente il più naturale; anch’esse di natura biologica e deperibile dopo l’uso.  

Sono esche che trasmettono molto di più di quelle convenzionali in gomma gli scent ovvero i particolari aromi in acqua e perciò sono maggiormente avvertite dal pesce ma non vanno riposte dopo l’uso di nuovo dentro al sacchetto perché essendo composte al 100% da ingredienti naturali si decompongono dopo il contatto con l’acqua e rischiano se messe di nuovo nella busta di plastica di far deperire anche le altre ancora inutilizzate.

Se le Trote, non sono di particolare taglia, possiamo impiegare anche gli “spaghetti”, una sorta di morbidi filamenti in silicone cilindrici, lunghi 3 o 4 pollici e dal diametro di ca. 3 millimetri. innescandoli sia a wacky con piccoli ami a gambo corto ricurvi o infilandoli ad una estremità passando la punta dentro alla sottile sezione di gomma.

Particolari risultati si ottengono poi con i mini tube ed i Tube Jig, al massimo fino ai 2 pollici, facendoli saltellare o rimanere fermi sul fondo, sempre negli stessi letti di frega. Personalmente anche con queste esche, prediligo i colori bianco, perlato ed il verde scuro, magari arricchiti di brillantini.

Ci saranno ancora dozzine di esche valide ancora da testare; andremo a prediligere quelle più piccole e diritte, già in vs. possesso, per scoprire la medesima o magari superiore efficacia.

Le teste piombate ed i classici Jig :  

Molto valide risultano poi gli ami con in testa il piombo, da scegliere in base alla profondità che vogliamo raggiungere; questi ami li andremo a farcire – come già detto sopra – con falcetti, vermi ed altre esche piccole in gomma, miste o solamente composte di ingredienti naturali.  

I Jig classici, quelli da Bass per intenderci, sono altrettanto validi ed a volte riescono a smuovere esemplari davvero importanti.  

 

Possiamo partire con le misure più piccole come ad es. i Fina da 1/16 di oz. che possiedono pure due filamenti in nylon che servono da antialga. Si acquistano generalmente solamente le testine che poi si farciscono a piacere.  

Molto valido si sono dimostrate le piume di Marabou, un uccello simile allo struzzo che possiede piume particolarmente mobili e fluttuanti in acqua. Vengono vendute nei negozi per moschisti in vari colori, quasi tutti graditi dalle Trote, soprattutto le iridee di allevamento.  

Se proprio non riuscite a trovarlo è facilmente montabile con il fai da te,  si veda questo l'articolo.

Da provare sicuramente in acque trasparenti il colore nero, ma anche l’arancio, il giallo e l’intramontabile colore bianco.

Se la taglia delle trote è importante, si può tranquillamente salire nella misura del Jig e del relativo trailer, ancora mi ricordo al lago delle Grange, al primo raduno degli Apostoli dello Spinning del lontano settembre 2001, quando catturai una Trota sul kg. e mezzo mentre tentavo il Luccio!

Se poi le acque del lago ospitano anche gamberi, utilizzate le loro imitazioni come trailer al vostro Jig e trascinatelo lentamente nei pressi del fondale... le sorprese potrebbero essere davvero piacevoli, facendovi magari agganciare una delle “nonne”che vi farà divertire davvero a lungo!

La canna e la ferrata :

Per utilizzare questa tecnica, consiglio canne rapide, minimo MH, in carbonio alto modulo, (Daiwa, Shimano, Berkley, Abu, St. Croix, Loomis, a seconda delle nostre disponibilità di spesa), di lunghezza attorno ai 2 metri e fino a 2,40 e che lancino esche dai tre ai quindici grammi.

La canna deve avere queste caratteristiche poiché il pescatore deve prontamente ferrare al minimo segnale di abboccata, pena la perdita di tantissime Trote.

Ricordatevi che stiamo parlando di smaliziatissime trote di lago che hanno visto passare davanti ai loro occhi centinaia di esche diverse…l’abboccata non sarà mai grossolana ed ingenua ma sempre e comunque diffidente, il pesce sarà sempre pronto ad abbandonare il boccone al minimo segnale di pericolo.

Utilizzando il Jig potremmo anche utilizzare un sottile trecciato in multifibra (0,10 – 0,12) ed un terminale di fluorocarbon dello 0,20 lungo dagli ottanta centimetri al metro e mezzo a seconda della limpidezza dell’acqua.

L’abboccata si avvertirà spesso chiaramente sul cimino della canna con piccoli strappetti di “assaggio” delle brevi scosse a cui dovrà seguire una rapidissima ferrata da parte nostra.

Ci sono invece volte che il pesce prende l’esca al volo e si dirige verso di noi; è la condizione più difficile da percepire perché non si avverte nulla di strano se non l’anomalia di perdere completamente il contatto con l’esca.

Anche quando accade questo, o quando vediamo il filo spostarsi lateralmente, non esitiamo a ferrare prontamente, prima che il pesce accortosi dell’inganno si liberi dell’esca che tiene in bocca.

Un altro utile accorgimento pescando a wacky o a Jig sul fondo può essere quello di tenere il filo in mano con la sinistra a braccio aperto per avvertire meglio le leggere toccate del pesce ed anche per rilasciare filo nelle mangiate veloci prima di dare la scoccata con il braccio che impugna la canna.

Gli inneschi :

Gli inneschi necessari sono davvero semplici, sono essenzialmente tre.

Il primo consiste nell’usare quelle piccole testine piombate a forma di sfera o mezzasfera, con dietro l’amo diritto o piegato da lombrico (ad es. quelli da Crappie della Spider); oppure quelli a testina convessa della Wazp, innescando i worm di testa e facendo fuoruscire completamente l’amo dal verme. Le più utilizzate ed universalmente valide sono ovviamente le testine sferiche di piombo da Jig, anche se spesso in commercio si trovano solamente quelle da Crappie – una sorta di persico sole americano - armate di ami molto deboli.

Una valida alternativa alla testina piombata, specialmente per avere un utile effetto antialga o antisasso, è la montatura "pegged Texas Rig" effettuata con ami del N° 4 ed un leggero peso a proiettile (bullet) del da 1/8 a 3/16 di oncia. 

Il secondo sistema, è il classico Wacky Rigging, molto conosciuto nella pesca al Black Bass (e di cui trovate alcuni articoli sul sito); consiste nell’infilare a metà del corpo del lombrico di silicone, un amo bronzato a gambo corto (misure dal 6 all’8), ad occhiello, robusto, facendolo fuoriuscire con la punta completamente dall’esca, senza alcuna piombatura. Se le trote presenti sono davvero di taglia, si possono impiegare anche gli ami da Carpfishing, che garantiscono sicure doti di tenuta.

L’ideale sarebbe l’impiego di ami con la punta ad uncino rientrante i “Circle Hook” a filo sottile ma a dire il vero ancora non ho trovato misure piccole adatte per l’impiego con i salmonidi. Quelli finora con cui ci troviamo meglio sono i barbless che segnaliamo qui sotto.

Questi ami hanno una tenuta eccezionale e sono sicuramente i migliori per il wacky o per l’innesco sottostante perché garantiscono una percentuale di ferrate e di lotte andate a buon fine davvero notevole.

Se si impiegano i vermoni salati della Yamamoto, già il loro peso sarà sufficiente a farli scendere in modo molto naturale, in caso contrario è possibile appesantirli con alcuni giri di piombo fusibile, da un millimetro di diametro, attorcigliato sul gambo.

Come monofilo, sarà sufficiente un buon monofilo dallo 0,16 allo 0,20 per avere ragione anche delle trote più grandi e combattive.

Se sono davvero smaliziate, si potrà impiegare un terminale in Fluorocarbon per rendere ancora più invisibile e naturale la nostra presentazione, riducendo contestualmente la misura dell’amo.  

Segue un breve filmato subacqueo realizzato dall'amico ittiologo Armando Piccinini su un vermone innescato wacky.

 

Il terzo tipo di innesco è altrettanto semplice e consiste nell’infilare l’amo di testa alla nostra esca artificiale, facendolo passare da parte a parte.

Lo impieghiamo sempre con le sanguisughe e con i grub a codina diritta poiché conferisce loro un bel nuoto a scatti- agendo di polso - che spesso riesce a vincere l’apatia dei soggetti più scaltri e smaliziati.  

Provate a lanciare la sanguisuga (o un esca similare), almeno un metro davanti alla vostra Trota, lasciatela affondare lentamente solo con il semplice peso dell’amo. Spesso il pesce arriva al volo e la afferra in velocità ma se non accade, niente paura; lasciatela arrivare fino sul fondo e tenetela ferma per alcuni secondi, il pesce dovrebbe avvicinarsi curioso.

Quando l’animale si trova vicino una trentina di centimetri con un repentino movimento di polso fategli compiere uno scatto repentino e poi lasciatela di nuovo cadere sul fondale, come potrebbe fare un essere vivo che fugge alla vista del predatore e prova a cercare scampo sul fondo.

Al novanta per cento il pesce prima compirà prima uno scatto in avanti leggermente spaventato ma girerà subito in tondo ritornando verso l’esca e lanciandosi senza più alcuna remora a ghermirla sul fondale. Immediatamente dopo si dirigerà in acque profonde con il boccone in bocca dandoci tutto il tempo per la ferrata.  

Se le trote stazionano al largo?

Potrà succedere di non trovare trote nel sottoriva perché stazionano al largo, dalla superficie al fondo, in quei casi se non ci arriviamo con le hard bait classiche potremo utilizzare le stesse esche siliconiche dopo aver appesantito la ns. lenza con un piombo sferico come quello nella foto – e già spiegato nell’articolo della pesca alla cheppia – a fondo lenza, sullo spezzone di nylon o fluorocarbon di 80 – 150 centimetri andremo a legare la nostra esca siliconica e cominceremo a sondare il fondale.

E’ un sistema molto valido perchè si impediscono le torsino nel filo anche dopo numerosi combattimenti con le trote e poi noterete che è quasi impossibile provocare grovigli nel lancio se avremo l’attenzione di trattenere leggermente la lenza nella parte terminale del lancio, prima dell’entrata in acqua.

Noterete poi che utilizzando i trecciati - notoriamente ad elasticità nulla - le mangiate saranno comunque avvertibili anche a grandi distanze. Potremo pure contare sul fatto che generalmente al largo leTrote mangiano con molta meno diffidenza rispetto a quanto avviene nei pressi delle rive e perciò saremo ulteriormente facilitati.

Anche lanciando al largo teniamo in leggera tensione il piombo durante la discesa ed iniziamo subito un leggero recupero anche prima di far giungere le nostre insidie sul fondo perché un sacco di volte avvertiremo anche attacchi in calata.

Un altro sistema se le distanze da raggiungere non sono impossibili, consiste nell’utilizzare il sistema del Bi-Spinning, fatto conoscere verso la fine degli anni ottanta da Roberto Cazzola.

Ci basterà legare all’esca principale più pesante ad esempio un ondulante, uno spezzone di filo sull’anello di coda lungo dagli ottanta centimetri al metro ed al termine di questo mettere un’esca più leggera ad esempio un piccolo grub od un mini tubes.

Noterete che spesso viene attaccata proprio la piccola e leggera esca di coda, dopo che magari la prima aveva attirato il salmonide nelle vicinanze. Anche quando l’esca principale arriva sul fondale, quella più leggera tarda a posarsi sullo stesso e viene avvistata molto meglio dalla trota che si avvicina incuriosita e che la attacca considerandola molto più naturale e verosimile ad un boccone abituale.

Perché abboccano ?

Sicuramente per rispondere correttamente a questa domanda, dovremmo rivolgerla direttamente ai pesci, ma vista la risaputa storia dell’acqua in bocca, questi sembra facciano davvero fatica a farsi capire da noi umani.

Proveremo perciò a fornirvi il nostro personalissimo punto di vista; stiamo parlando di pesci di allevamento, abituati fin dalla nascita a nutrirsi con mangimi in pelletts che cadono dalla superficie e vanno verso il fondo.

Ecco perché un esca che compia lo stesso percorso – alto, caduta verticale oscillante, fondo - non allarma le trote e che, anzi, si avvicinano e  girano loro attorno fino a decidere il momento dell’abboccata.

Questa forse è la spiegazione più plausibile delle numerose abboccate dei salmonidi mentre le esche scendono - senza alcun recupero da parte nostra - verso il fondo.

I pesci se sono imbrancati si nutrono freneticamente in competizione alimentare mentre le esche cadono e poi successivamente con più calma cominciano un andirivieni di perlustrazione del fondale per nutrirsi anche delle esche che giacciono inerti sul fondo e che - essendo ferme - non rappresentano certamente alcuna minaccia ma solamente una ghiotta opportunità.

Da sapere

Da recenti studi compiuti, i pesci soprattutto quelli predatori, riescono a percepire suoni a bassa frequenza, anche meno di un Hertz, attraverso la linea laterale e l’orecchio interno.

Per darvi un’idea della loro sensibilità (quasi un sesto senso), pensate che un Hertz corrisponde approssimativamente al rumore prodotto dal muoversi di una zampetta di formica!

Sembra ad esempio che il Black Bass, lo percepisca da una distanza di sedici metri!

Ecco perché il Bass, le Trote ed i Lucci attaccano anche un lombrico di gomma che a noi appare assolutamente fermo sul fondo, anche la corrente più debole magari prodotta proprio dal pinneggiare dei pesci stessi, potrebbe dar loro una piccola vibrazione... una parvenza di vita.

E’ facile intuire che anche la trota, abituata da millenni a percepire insetti che cadono in acqua o larve che vivono soto ai sassi, magari nella schiuma dei torrenti, possieda organi di senso molto simili, se non ancora più sviluppati!

Appare allora molto verosimile che non ci sia bisogno di particolari rumori, per attirare anche le Trote che stazionano ad una decina di metri dalla ns. esca; esse sono perfettamente in grado di percepirla e di decidere eventualmente di avvicinarsi ed abboccare.

Ci sono sicuramente giornate, che il pesce non gradisce i rumori “violenti” ed inseguimenti alle esche veloci…bene, è proprio in questi momenti che l’utilizzo delle esche siliconiche può avere il suo momento di gloria; riuscendo persino a convincere all’abbocco grosse Trote scampate per mesi od addirittura anni alle tradizionali insidie.

La soddisfazione per il pescatore è allora grande, non si tratta della cattura delle trote “pollo” o trote “topo” come vengono in modo dispregiativo definite da qualcuno…ma di grosse Fario e smaliziate Iridee, con le pinne perfettamente integre e dalla difesa davvero lunga e divertente.  

Sono pesci in ottima forma fisica, segno evidente che non sono soggetti di recente immissione, di nuovo inselvatichite e che vivendo in un ambiente dalle mille insidie quotidiane diventano giocoforza  oltremodo difficili e smaliziate assumendo quasi una sorta di intelligenza umana.

L’ultimo trucco :

Se le abboccate sono comunque svogliate e le ferrate a vuoto sono numerose, vi consiglio di provare oltre al sale già presente sui worm della Yamamoto e similari, anche gli Scent gelatinosi appositamente creati per la pesca alla trota da Berkley, sono ricchi di sostanze sapide ed aminoacidi essenziali, in forma concentrata, che dovrebbero indurre il pesce a continuare la mangiata, almeno per alcuni istanti in più, permettendoci di mandare a buon fine un maggior numero di abboccate.

Provate con fiducia, quando vi imbattete in condizioni critiche inusuali, questi nostri suggerimenti, ne rimarrete certamente entusiasti… spesso riuscendo a capovolgere positivamente una giornata altrimenti da dimenticare.

Vi basterà farlo una sola volta per non abbandonarli più; vi garantiamo che poi non vi recherete più a Trote con solamente le esche classiche ma anzi, ricorrerete a loro solamente nel caso i pesci avessero un comportamento oltremodo aggressivo o stazionassero al largo a distanze talmente importanti da costringerci ad insidiarle con esche molto più pesanti.

Ricordatevi poi di evitare le inutili mattanze, fotografando e rimettendo in acqua tutto il pescato che non si utilizzi dal punto di vista alimentare.

Da consigliare fortemente, anche se non obbligati dal regolamento del lago, l’utilizzo di ami Barbless ovvero senza ardiglioni, come quelli illustrati nella foto sottostante.

Il grande anello di cui sono dotati li rendono poi adatti anche per l’impiego sui piccoli windows o sulle piccole hard bait  come i rotanti e gli ondulanti quando vorremo essere davvero sportivi.

Certo, qualche trota potrà pure liberarsi compiendo i consueti spettacolari salti durante la furibonda lotta, ma sarà estremamente sportivo e la soddisfazione sarà doppia quando riusciremo portarle a riva!

Sarà poi estremamente facile liberarle una volta giunte sotto ai nostri piedi, evitando così di maneggiarle troppo e rovinare la delicata epidermide di questi splendidi salmonidi.

Conclusioni :

Forse qualcuno dei lettori, non gradirà molto questi sistemi, i puristi del rotante o dei minnow, non troveranno abbastanza “da spinning” queste tecniche di approccio ai salmonidi, trovandole troppo simili alla pesca con esche naturali o a quella del Black Bass.

Il nostro obiettivo, spero raggiunto, era solamente quello di illustrare questi metodi di pesca alla trota con esche alternative.

Lasciamo ad ognuno di voi ogni opinione e decisione riguardo all’etica, e l’opportunità o meno di mettere in pratica queste tecniche.

Siamo però convinti che se ci limitassimo ad insidiare i salmonidi solamente con minnows, plughi e rotanti (come si consigliava sulle riviste, fino a pochi anni fa), non cattureremmo pesci in quantità soddisfacente in almeno la metà delle battute di pesca.

Ovvio quindi che non ci balena minimamente nel cervello l’idea di abbandonare le esche siliconiche; anzi, vi diremo di più, se fossimo costretti ad una scelta, abbandoneremmo senza esitare le esche classiche a favore di quelle in “gomma” perché le riteniamo molto più realistiche e sinuose nel nuoto, più economiche e decisamente più catturanti.

Se inizierete a pescare in cava, con le esche siliconiche, teneteci informati dei risultati, scrivendoci, sulle vs. esperienze pratiche, fateci partecipi dei progressi raggiunti, segnalateci eventuali vs. particolari esperienze e, non fateci mancare neppure critiche ed osservazioni; ci serviranno per migliorare sempre di più come pescatori e divertirci maggiormente durante le ore passate a pesca.

Ciao e buona p…. ermanenza sul sito !

Loris Ferrari & Gianni Burani

(gli indirizzi mail li trovate sulla Home Page del sito)

 

 

 

  Black Bass & Co
|Home | | Indice per argomento | | Indice per autore |