SECONDO ME... |
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Il senso
dell'acqua.... in mare. Testo di Claudio Saba 05/02 È passato
già un po' di tempo da quando l'amico Loris ha pubblicato il suo bell'articolo sul senso
dell'acqua che ha scatenato qualche polemica tra gli spinner d'acqua dolce. Calmate le
.... acque, ho sentito il desiderio di scrivere due righe sull'argomento, visto con gli
occhi del pescatore di mare. Per
riprendere la battuta di un amico, il senso dell'acqua è quella cosa indefinibile che
viene chiamata "culo" dai pescatori che non la possiedono. È indiscutibile,
infatti, che esiste un fattore che a parità di condizioni può fare la differenza tra due
pescatori ed è apparentemente spiegabile solo con la fortuna. Se è vero che il c... ehm,
la fortuna, può essere determinante in diverse occasioni (come per tutte le cose della
vita) è da ingenui pensare che la "bravura" conti assai poco a pesca e che il
"caso" sia invece il fattore dominante. Nel
concetto di "bravura" comprendo ovviamente, oltre all'abilità, alla competenza
ed alla esperienza anche il senso dell'acqua, così come lo ha già definito Loris. Lo spinning
è fondamentalmente una tecnica semplice, nella quale le varianti controllabili dal
pescatore sono relativamente poche (rispetto ad altre discipline). Si lancia e si
recupera, ogni pescatore ha a sua disposizione una sola canna e quindi un solo artificiale
per volta. Molto più numerose e complesse sono le variabili esterne, legate alla presenza
ed al comportamento dei pesci, alle condizioni metereologiche, alla pressione, al vento,
al movimento del mare. Alla semplicità degli strumenti a disposizione del pescatore si
contrappone la complessità dell'ambiente, ancora più evidente nello spinning marino. Una delle
difficoltà maggiori di questa tecnica in mare è proprio quella di individuare "dove
lanciare" e "quando lanciare", i posti migliori dove insistere, gli angoli
da esplorare, i momenti migliori per insidiare i predatori. L'ambiente marino appare
sterminato a chi inizia: ho visto spesso lo sgomento e il disagio sul volto dei miei
"allievi" (se mi consentite di chiamarli così). E adesso dove lancio? Mi fermo
qui o vado più avanti? Meglio la spiaggia o la scogliera? Devo lanciare verso il largo o
lungo la costa? Smetto o continuo a lanciare?
Il vento è troppo forte, il mare è troppo mosso? Avendo avuto
la fortuna di "portare a spinning" un buon numero di pescatori, ho potuto
constatare la diversità di comportamento tra i vari lanciatori. Alcuni di loro, pur essendo novizi dello
spinning,
hanno manifestato immediatamente uno spiccato "senso dell'acqua" (regolarmente
premiato con qualche bella cattura), mentre altri hanno trovato difficoltà a muoversi ed
a interpretare l'ambiente, difficoltà poi superate con l'esperienza. Tra i primi, molti
provenivano da altre discipline alieutiche (surf casting, pesca sub) e questo può
spiegare la loro facilità di integrazione con l'ambiente,
mentre per alcuni si è rivelato un istinto innato, non giustificato da esperienze
precedenti. Il senso
dell'acqua è fondamentale nello spinning proprio a causa della semplicità di questa
tecnica e dei suoi strumenti. Per spiegarmi meglio, visto che Loris ha utilizzato una
metafora musicale, mi permetto di impiegarne
una pittorica: uno degli esercizi che consigliano agli aspiranti pittori è quello di
dipingere utilizzando soltanto i tre colori primari (giallo, rosso e blu), più il bianco, e ottenere da questi tutte le sfumature di colore
necessarie. In questo modo si affinano la capacità di ottenere i cromatismi voluti e la
sensibilità al colore. Semplificare gli strumenti per migliorare le nostre capacità, la
nostra sensibilità e l'intuito, questa è una regola valida per qualsiasi disciplina.
Tanto più semplici sono i mezzi a disposizione, tanto più il risultato dipenderà
dall'abilità di chi li utilizza. Nello
spinning la semplificazione degli strumenti non è una scelta, ma una caratteristica
intrinseca di questa tecnica; il pescatore non può provare troppe varanti nella stessa
battuta, non può ad esempio sperimentare nello stesso momento tre esche differenti su
altrettante canne come il pescatore a fondo, ma è costretto a operare scelte precise tra
tante variabili in base al suo istinto. Ogni scelta preclude le altre. Ecco che il senso
dell'acqua assume importanza fondamentale, chi lo possiede ottiene i migliori risultati
perchè compie le scelte giuste (spesso automaticamente, senza pensarci) per quel luogo e
per quel momento. Anticipare e
comprendere i comportamenti dei pesci, capire quali sono i punti dove concentrare i lanci
o quelli da trascurare immediatamente, saper interpretare il colore del mare, i suoi
movimenti, la direzione e l'intensità del vento, l'umidità dell'aria, percepire i
piccoli segnali dell'ambiente. Il senso
dell'acqua è tutto questo, è quell'istinto che ti fa fermare su uno scoglio e ti spinge
ad insistere, quella sensibilità che ti consente di ottenere buoni risultati anche in
luoghi sconosciuti, è quell'impulso che ti fa rimanere ancora qualche minuto perchè
senti che lì davanti a te c'è il predatore e ti consente di salvare in extremis la
battuta di pesca (e agli amici che avevano già smontato le canne e ti guardano male
rispondi semplicemente alzando le spalle: "...fortuna!",
non puoi mica spiegargli che te lo sentivi). Il senso dell'acqua non si spiega e non si
insegna, si acquista e si arricchisce con l'esperienza, lancio dopo lancio, battuta dopo
battuta. Qualcuno
potrà obiettare che quello che chiamiamo "senso dell'acqua" non è altro, per
un pescatore, che l'esperienza o una componente di essa. Certamente può aumentare con
l'esperienza, ma è una particolare sensibilità che può essere innata, quindi nelle
persone predisposte può esprimersi senza lunghi apprendimenti, così come pescatori
competenti, preparati e con lunga pratica alle spalle, non raggiungono i risultati che ci
si aspetterebbe da loro proprio per la mancanza, o la carenza, di quel "quid"
che è il senso dell'acqua.
Claudio Saba
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