VIAGGI DI PESCA |
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I Furbastri di Miami Testo e foto di Enrico Ghedini – Genn. 2011
Sabalo,
poon, silver king…….sono tutti nomi che servono ad identificare nella mente
di ogni sportivo, una vera e propria ossessione per migliaia di lanciatori e
pescatori a mosca e spinning nel mondo. Parliamo
della massima espressione di sportività e di quello che può essere definito
come il “game fish”
di mare per eccellenza, sua maestà il
Tarpon. Pochi
però in realtà sanno che non esiste unicamente una specie, cioè il famoso
Megalops Atlanticus, una specie migratoria presente appunto nell’oceano
atlantico e nei paesi caraibici, ma in natura esiste anche il suo cugino
Megalops Cyprinoides, che si può trovare nelle aree dell’africa orientale,
sino all’Australia al giappone ed al sud est asiatico. Questo
specie, pur avendo tendenze migratorie, si è acclimatata in varie aree del
mondo,formando una nutrita popolazione di tarpons
“resident”, cioè appunto residenti. Questi
in realtà sono proprio i tarpons più difficili da catturare, in quanto molto
più esperti dei loro fratelli migratori, sopratutto in tema di esche
artificiali. Come
ben potete immaginare questo pesce è oggetto , soprattutto in america e nei
paesi tropicali caraibici, quasi di culto e quindi di una forte pressione di
pesca da parte dei pescatori ricreativi, in primo luogo a mosca, ma è anche
insidiato molto con tecniche da spinning e con esche vive o morte. Non
starò tanto a dilungarmi sulle acrobazie, e sulla tenacia ben nota di questa
specie, ma voglio unicamente farvi presente un particolare: il tarpon, insieme a
pochissimi altri pesci tra cui alcuni di acqua dolce (arapaima gigas, gar
alligator), è un pesce in grado di respirare utilizzando la vescica natatoria
incamerando aria con la bocca, questo ne fa uno dei pesci più tosti e
combattivi al mondo. Infatti,
se molte altre specie quando arrivano a galla sono praticamente dome, il tarpon
è un pesce che non è mai, e dico mai, domo. Anche dopo un ora di combattimento
, quando finalmente lo avrete sotto barca, farà di tutto per liberarsi , quindi
occorre una attenzione estrema, viste le dimensioni degli artificiali o degli
ami che si usano: diversi incidenti si sono verificati proprio in Florida a
causa di questo motivo. Se
mentre maneggiate un tarpon da 60-70 chili sotto la barca, per sfortuna vi
impigliaste nell’amo o nelle ancorine che sono ancora saldamente conficcate
nella bocca del tarpon, è quasi certo che sarete “accompagnati” a farvi in
giretto subacqueo per i canali di Miami, con l’esito che potete ben
immaginare. Quindi,
quando si affronta questo pesce, la prima cosa è la sicurezza e la seconda la
preparazione metodica sia degli artificiali, che delle operazioni di slamatura. In
tema di furbizia forse i tarpon più difficili in assoluto al mondo sono quelli
presenti in Florida, dove esistono popolazioni di resident abbastanza numerose. Quindi l’obiettivo di uno dei miei ultimi viaggi in questo stupendo stato americano, che possiamo definire come la patria mondiale della pesca in mare, è stato proprio quello di riuscire a catturare uno dei “furbastri” presenti sotto alcuni ponti della città di Miami.
E qui sto per svelarvi un vero hot spot di Miami per questi pesci, dovrete ringraziarmi a vita se vi troverete a pescare sotto al ponte in questione, cioè il ponte del SEAQUARIUM.
E’
forse una delle zone di Miami che in certi periodi dell’anno richiama il
numero maggiore di tarpons residenti, data la grande presenza in questo luogo di
gamberi, che durante i
periodi del loro passaggio si trovano ad essere fagocitati a migliaia da questi
enormi predoni del mare. Questo fenomeno avviene in alcuni periodi precisi, ma posso dirvi per certo che un ottimo mese è sicuramente marzo, seguito anche da aprile. Occorre tenere conto che la pesca migliore si effettua durante la notte, e che per riuscire a fregarli, occorrerà pescare innescando un gambero vivo su un amo minimo del 3/0 ma anche sino al 6/0, preferibilmente un circle hook.
Bisogna
poi tenere presente che le maree all’interno della baia di Miami hanno a volte
una forza impressionante e generano delle correnti molto forti, quindi occhio
alle tavole di marea, se vorrete catturare un pesce importante dovrete sempre
andare quando questa raggiunge il suo culmine. Ma veniamo al sodo; innanzitutto se avrete la fortuna, come me, di trovarmi in una sera di forte presenza di pesce, vi troverete sotto a ciascuna arcata del ponte, non meno di una ventina di tarpon, alcuni veramente enormi, intenti a “rollare” e a cibarsi e a “gulpare” sui gamberi.
Quindi
sin qui sembrerebbe facile, cosa ci vuole, basta lanciare! Ma qui viene il
difficile; in primo luogo sappiate che durante questi periodi, troverete
innumerevoli barche di “shrimpers”, cioè pescatori di gamberi normalmente
di origine cubana, che faranno di tutto per rendere la vostra sessione quasi
impossibile, e se ne fregheranno altamente di trainare le loro reti sopra ai
“vostri” pesci. Infatti
compieranno diversi passaggi al di fuori degli archi del ponte, e spesso in
circa 1 chilometro di lunghezza del ponte, vi troverete a dividere lo spazio con
anche più di 25 barche, tutte intente a gettare reti e a catturare quintali di
questi gustosi crostacei, che saranno poi serviti nei numerosi ristoranti della
città. Ma
esiste anche un altro problema non da poco, appunto la forza della corrente di
marea. Le
difficoltà principali sono due: si deve lanciare con una canna potente (io
avevo una canna da 30 lbs di potenza), un esca dal peso praticamente nullo senza
alcun piombo aggiuntivo, spesso contro la corrente uscente o entrante. Il
che significa che appena il gambero tocca l’acqua, dopo pochi secondi vi
troverete la lenza e l’esca a non meno di 4-5 metri dietro alla vostra
imbarcazione! Quindi sono necessari lanci precisissimi, altrimenti il tarpon non
avrà il tempo di ingoiare la vostra esca. Consideriamo
poi che la bocca di questo animale, come tutti ben sapete, è dura quasi come il
marmo e l’unico aggancio sicuro è sul palato (ma difficilmente si riesce a
bucare) o nell’angolo dell’apparato buccale, che però è protetto da una
placca ossea veramente durissima. Quindi in questa pesca, oltre ad un livello tecnico decente, occorre anche tanta ma tanta... fortuna.
Utilizzando
con esca viva l'amo circle hook, avrete la possibilità di migliorare nettamente
le percentuali di ferrate andate a buon fine, sempre che riusciate poi a gestire
le fughe tremende di questo pesce. Pescando sotto ad un ponte (normalmente con una skiff boat da flat), vi posso garantire che la prima cosa che ogni tarpon aggancerete farà subito, ovvero quella di lanciarsi come un pazzo verso i piloni del ponte, che sono incrostati dai mitili, e se non riuscirete a controllare di forza e con l’ausilio di un ottimo capitano, le prime fughe rabbiose del pesce, di sicuro lo perderete!
Inoltre
utilizzando il circle hook, come tutti voi ben sapete, non bisogna mai ferrare,
ma dare linea al pesce e semplicemente recuperare lentamente con il mulinello,
fino a che l’amo non si posizionerà proprio all’angolo della bocca, quando
farà presa e si aggancerà vi garantisco che ve ne accorgerete! Ricordatevi
che per chi ha esperienza principalmente di spinning, non è facile trattenersi
dal ferrare, quindi occorrerà pensare bene a tutte le fasi e quasi immaginare
l’esca entrare nella bocca del pesce! Ho avuto la fortuna a Miami di pescare insieme a due leggende della pesca light tackle in America e due grandi amici dai quali ho imparato tantissimo, Becky e suo marito Jay Wright.
Tanto per dare qualche dettaglio, Becky è stata coordinatrice dell’ufficio record IGFA di Dania Beach per diversi anni, e suo marito Jay è un grandissimo pescatore e capitano, nonchè "partner" e guida nella maggior parte dei records omologati da Becky,al momento diverse decine su specie differenti. Come
se non bastasse, entrambe sono stati insigniti del massimo riconoscimento che
IGFA da alle persone importanti e carismatiche nel mondo della pesca ricreativa,
cioè il "Lifetime Achievement". Questo riconoscimento è stato dato a leggende della pesca mondiale del calibro di Lefty Kreh, Flip Pallot, Billy Pate, Gary Loomis…solo per citarne alcuni.
Inoltre,
alla guida della barca come capitano, un giovane ragazzo, ma con un esperienza
invidiabile, Adrian Gray, che si occupa in IGFA del coordinamento delle attività
legate alle pubblicazioni, ed è anche un ottimo fotografo. Come potevo non prendere pesci insieme a questi grandi personaggi e far sfigurare il nostro panorama nazionale, eheheheh?
In
quell’unica sera dove ci sono state le condizione giuste
per provare a pescarli, ne ho agganciati cinque, portandone in barca tre,
con l'esemplare più grande di circa 80-90 lbs, con mia grandissima
soddisfazione come testimoniano le foto. Anche
se purtroppo sono state fatte senza l’ausilio di flash potenti, credo che la
mia faccia tipo “Urlo di Munch” possa darvi molte indicazioni circa i litri
di adrenalina che scorrono nel sangue di chi ha a fortuna di combattere con
questo magnifico lottatore. I
due tarpon persi, si sono riusciti a liberare senza rompere, ma pescando con una
treccia da 50 lbs e dovendo applicare un forza disumana per contrastare il
pesce, si sono semplicemente drizzati gli ami come fossero degli spilli…e
questi esemplari credo fossero largamente oltre le 100 lbs! Mi scuso ancora per la scarsa qualità delle fotografie, soprattutto di quelle notturne, non possono rendere al massimo la maestosità di questi animali, ma spero di trasmettervi un po’ della gioia e dell’eccitazione che ho provato quella sera, ripromettendomi che prima o poi sotto al quel ponte, catturerò il mio primo tarpon resident over 100 lbs, con l’ambizione dichiarata di riuscire a passare le 150 lbs. Sarà certamente un obiettivo difficile, ma comunque possibile con un po’ di tempo in più e con la piccola esperienza che ho maturato durante questa unica sessione!
Ho
allegato anche altre foto che si riferiscono alle uscite che ho fatto
successivamente alla Mosquito lagoon a pesca di Gator Trouts, ed alcune che si
riferiscono alla sessione che ho
avuto con un altro grande capitano IGFA americano Chris Morrison (con oltre 76
record IGFA all’attivo ed anche lui
prossimo Lifetime Achievement IGFA) a Marathon Key, cercando di omologare
alcuni records sugli squali (senza riuscirci purtroppo) e catturando comunque un
paio di squali nutrice ed alcune razze. Purtroppo il tempo non è stato dalla mia parte, infatti ci siamo trovati nel mezzo di una simil tempesta tropicale, che ci ha fatto riparare sotto ad un ponte per quasi tre ore, sarà per la prossima volta!
Per
chiunque abbia voglia di cimentarsi, in un suo prossimo viaggio, con questa
tipologia particolare di pesca al tarpon, o chiunque voglia altre informazioni
circa queste destinazioni, sarò lieto di dare ulteriori indicazioni ed i
contatti di alcuni capitani di Miami che di certo, vi faranno catturare almeno
un “furbastro combattente” che rimarrà nei vostri ricordi forse per tutta
la vita! Ed
ora come di consueto, buona p... ermanenza sul nostro sito! Enrico
Ghedini enrico.ghedini
CHIOCCIOLA fastwebnet.it
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