TECNICA E TATTICA

 

 

 

 

La pesca del cavedano in acque correnti

(Parte 1. Introduzione e Tecniche di pesca)

di Filippo Fuligni alias Lippus (Febb. 2008)

Il cavedano, un ciprinide diffuso praticamente su tutto il territorio nazionale, che colonizza sia i torrenti che i grandi laghi, che riesce a sopportare buone dosi di inquinamento, che mangia di tutto e ….. che fa impazzire i lanciatori italici. Ebbene si, benché sia di bocca buona e mangi di tutto, è proverbiale la sua astuzia e diffidenza, sarà per questo che è uno dei pesci che insidio più volentieri. Ricordo con nostalgia i miei primi approcci, ero poco più che bambino, infarcito degli articoli di GdB (Gian Domenico Bocchi) letti su Pescare, lanciavo come un pazzo i miei rotanti, ma per 2 (due ) anni ho cappottato miseramente, ma sono un cocciuto, e se decido di riuscire in qualcosa, ci DEVO riuscire, alla fine ne sono venuto a capo, catturandone con discreta continuità.

Questo pesce può dare grosse soddisfazioni tutto l’anno ed in tutte le condizioni, tanto che difficilmente torneremo con il cappotto addosso, a condizione però di insidiarlo nel modo giusto, perchè altrimenti sarà difficile indurlo ad abboccare.

Vi chiederete come mai ho deciso di parlare della pesca al cavedano solo in acque correnti, il motivo è che …. li pesco solo li , visto che in zona non ci sono laghi ben popolati, quindi, anche se penso che alcune indicazioni siano valide pure in acque lacustri, evito di generalizzare per non correre il rischio di dire una montagna di stupidaggini (oltre la mia solita dose giornaliera).

Cercherò di dare le informazioni essenziali, ma nello stesso tempo precise, su come insidiarlo, senza scendere in dettagli inutili e fini a se stessi, o particolari che solo la nostra esperienza ci può permettere di capire. Tutto quello che dirò non è ovviamente un dogma di fede, ma solo il frutto della mia esperienza, quindi se dirò delle stupidaggini immonde cercate di non insultarmi troppo che ho il cuoricino debole e sensibile .

Conosciamo il Cavedano

Innanzitutto cominciamo a capire quale è il nostro avversario e quali sono le sue abitudini, in modo da sapere ottimizzare la nostra azione di pesca in base ad esse.

Il cavedano è un ciprinide, onnivoro, mangia quindi qualsiasi cosa, ed è  pure un aggressivo predatore. E’ attivo tutto l’anno, ci consente quindi di insidiarlo con continuità, facendoci passare la classica “crisi di astinenza piscatoria”, tipica dei mesi invernali, ma le sue abitudini cambiano notevolmente a seconda delle stagioni. E’ un pesce che vive in branco,  difficilmente girovaga da solo, e quando lo fa, vuol dire che è grosso, molto grosso. In estate invade praticamente ogni mm cubo di acqua, mentre in inverno tende a raggrupparsi nelle buche, ai margini della corrente principale. Ha una astuzia e diffidenza nettamente superiore agli altri pesci d’acqua dolce, da non confondere con la “timidezza” della trota, in quanto la signora dei torrenti più che astuta è paurosa, fugge a gambe levate se ti vede ho avverte rumori strani, ma se evitiamo questo, attacca con veemenza tutto quello che gli lanciamo davanti. Il cavedano invece prima di mangiare qualcosa, la osserva e se c’è qualcosa che non gli torna la ignora. Quante volte ci è capitato di vedere frotte di pesci che pinneggiano allegramente, noi naturalmente lanciamo vicino ad essi il nostro artificiale, ma questo viene stranamente ignorato, quasi schifato, manco avessimo lanciato la foto di una padella .

Per capire come insidiarlo farò una panoramica delle tecniche di pesca e degli artificiali da usare a seconda delle stagioni.

Tecniche di pesca

Parto subito con la descrizione delle tecniche che io reputo più redditizie, tenete presente però, che vanno utilizzate a seconda delle situazioni e delle stagioni, cosa che spiegherò in seguito.

Insisto molto sulla tecnica, perché, più che in altri casi, con il cavedano FA la differenza, non che siano cose difficili o segreti della CIA,  ma sono fondamentali per prendere pesci con continuità.

Vi faccio un esempio, tempo fa porto a pescare un mio caro amico, che ogni tanto si diletta a pescare a spinning, ci rechiamo in uno spot molto produttivo e lo faccio pescare, comincia a lanciare a destra e a manca per una decina di minuti buoni e alla fine sentenzia “qui oggi i pesci non ci danno a spinning”, alchè io gli dico: “visto che hai finito di rodare il mulinello (si lo so, sono un bastard inside ) cominciamo a pescare”. Per farla corta al primo lancio dopo pochi cm di recupero, incanno il primo pesce e di seguito diversi altri. Questo per farvi capire, non quanto sia bravo (ovviamente non lo sono proprio ) ma quanto sia importante il “come” pescare.

Pesca con Cucchiaini rotanti

La tecnica migliore per pescare con queste “storiche” esche (ma tuttora validissime) è questa. Occorre lanciare leggermente a valle di dove siamo, e se la larghezza del fiume lo permette, a ridosso della sponda opposta, e recuperare facendo in modo che il grosso del lavoro lo faccia la corrente e la “passata” che fa l’artificiale verso di noi sia la più lenta possibile, la cosa fondamentale è che il rotante rimanga praticamente in asse con la direzione della corrente,  e non trasversale anche se  si trova molto distante da noi, è un po’ difficile, ma con i classici 2 o 3 miliardi di lanci ci si riesce . I luoghi più produttivi per il loro utilizzo (come pure per tutte le esche veloci ;-) ) sono all’inizio dei raschi, nei punti di ingresso delle spianate (o pool per fare gli internazionali ) , e alla fine delle stesse, proprio dove comincia la rapida di uscita


Figura 1. Un approccio corretto allo spot in figura è posizinarsi nel punto 1
 e lanciare tra i punti 2 e 3, oppure posizionarsi nel punto 4 lanciando tra i punti 5 e 6.

Pesca veloce con minnow galleggianti / affondanti & similari

Praticamente vale quanto detto sopra per la pesca con cucchiaini rotanti, sia come approccio che come recupero, ma con tre differenze:

è fondamentale mettere subito in tensione la lenza, anzi, io blocco la fuoriuscita del filo un attimo prima che l’artificiale tocchi l’acqua, questo perché, soprattutto in estate, la maggior parte degli attacchi si avrà appena l’esca si posa sulla superficie.

Il recupero andrebbe rallentato ancora di più, animando la nostra esca con frequenti brevi colpetti di cimino, in modo che spanci, ma senza esagerare, movimenti troppo bruschi tendono a spaventare i pesci.

Cura nella posa, come ho già detto prima, spesso gli attacchi avvengono all’ingresso in acqua dell’artificiale, ma se questo ci arriva troppo “rumorosamente”, l’unica cosa che otteniamo è un fuggi fuggi generale.

Per completezza di informazione,  con i minnow sia galleggianti che affondanti, non sarebbe fondamentale, per avere l’attacco lanciare a valle (anche se è comunque più produttivo) , ma aumenta esponenzialmente le nostre possibilità di strike andato a buon fine. Infatti il cavedano è un fetentone di pesce anche quando addenta le nostre esche, è velocissimo nell’assaggiarle e nello sputarle, pescando a valle la corrente ci aiuta ad avere un contatto diretto con l’esca e quindi a ferrare rapidamente, cosa difficoltosa pescando a monte, infatti, in questo caso le ferrate a vuoto saranno molte di più.

Pesca Top Water

E’ la mia tecnica preferita, pesca estiva per eccellenza (anche se io ci ho preso dei pesci anche a dicembre ..), è la più divertente e spettacolare, ma anche quella che fa saltare i nervi a tutti i pescatori, infatti, se intendete cimentarvi in questa tecnica preparatevi ad una infinità di ferrate a vuoto.

Come esche si possono utilizzare sia minnow “Walking The Dog” (es. Heddon Zara Spok) sia minnow galleggianti, sia piccoli popper. La tecnica di pesca è in teoria semplicissima, si lancia, cercando di avere una posa più silenziosa possibile, e poi semplicemente si danno dei colpetti di cimino facendo semplicemente “cerchiare” il nostro artificiale, lo si lascia tremare in superficie, il tutto tenendo la lenza sempre in tensione.

Detto così sembra semplice, il difficile è riuscire a ferrare, l’attacco sarà rapidissimo e spesso spettacolare, solo che la nostra ferrata arriverà sicuramente fuori tempo . Per ovviare a questo può aiutare pescare a valle per i motivi spiegati precedentemente, ma per riuscire a prendere qualcosa, occorre ferrare al momento giusto, e cioè quando avvertiamo il pesce in canna e non quando vediamo la classica “esplosione a galla”, per questo è fondamentale che la lenza sia sempre in tensione. Lo so è difficile non ferrare quando vediamo la bollata, io per primo ci casco spesso e volentieri, ma dobbiamo farci “violenza morale” ed aspettare (si fa per dire si tratta comunque di centesimi di secondo) di sentire la botta.

Do “quasi” nothing

Ho parafrasato una tecnica di pesca al Bass, che consiste nel lanciare l’esca e …. non fare nulla, nel caso dei cavedani, in realtà, è “quasi” nulla in quanto qualcosa bisogna comunque fare.

Si effettua principalmente con esche affondanti, minnow, filibustieri e similari,  lanciandoli leggermente a monte della nostra posizione, e lasciandoli trasportare dalla corrente, dando semplicemente, ogni tanto, dei colpetti di cimino, appena sufficienti a fare spanciare l’esca. La lenza deve, ovviamente, stare costantemente in tensione e occorre ferrare al minimo accenno di abboccata o di “appesantimento” della lenza, questo perché, soprattutto in inverno, le abboccate sono molto lievi e possono essere confuse con dei contatti con il fondo.

Minnow jigging

Il nome me lo sono inventato io, ma rende l’idea, si tratta  comunque di una variante del “do quasi nothing”. L’idea mi è venuta in risposta ad una situazione molto precisa, e cioè pesci fermi, apatici acqua limpida e temperatura bassa, tradotto “cappotto preannunciato” . In questi casi i cavedani diventano iperselettivi, sembra che prima di mangiare qualcosa vogliano pure l’esame del DNA.

Per sbrogliare questa matassa e averla vinta con questa diffidenza, ho dovuto ridurre le dimensioni dell’esca ed adottare un recupero (si fa per dire recupero …) molto particolare, sono necessari minnow affondanti molto piccoli, dai 2 ai 3 cm, per fare un esempio un CD3 della Rapala può andare bene, occorre lanciarli, farli affondare e poi farli ballonzolare presso il fondo, dove in queste situazioni stazionano i pesci,  praticamente vanno “jiggati” con piccoli colpetti di cimino facendo in modo che saltellino quasi sul posto, i movimenti devono essere i più leggeri possibili, l’esca deve appena spanciare, movimenti bruschi non danno esito, oltretutto anche i tempi tra un colpetto di cimino e l’altro vanno variati a seconda dell’attività , ma in genere tendo a dilatare molto questo tempo, in alcuni casi occorre lasciare l’esca immobile sul fondo e dare qualche colpetto “vitalizzante” ogni tanto, in questo modo si simula perfettamente un avannotto in agonia sul fondo, e se c’è un cavedano li vicino non può esimersi dal mangiarlo!

La difficoltà di questa tecnica sono svariate, la prima è che occorre far stazionare l’esca il più possibile nello stesso punto, la seconda è percepire le abboccate, che in condizioni di pesci apatici e acqua molto fredda sono molto leggere, tanto che io, per capire quando ferrare ho dovuto pescare praticamente a vista, poi una volta capito come interpretare tutti i vari “segnali” che ti da la canna, si riesce a ferrare in tutte le condizioni, perdendo poche mangiate.

E’ una tecnica un po’ particolare, e non adatta a tutte le situazioni, ma in inverno, quando i pesci sono inchiodati sul fondo, nei giri di corrente, è semplicemente devastante (per i cavedani ovviamente ). Faccio questo esempio, di una cosa che mi è capitata, per far capire quanto possa essere produttiva: siamo in inverno, temperatura esterna  sotto zero, acqua molto molto fredda e limpidissima, ci sono comunque altri pescatori a spinning che stanno pescando con scarsi risultati, alcuni non hanno preso niente, altri solo un pesce, bene, per farla breve, in poco più di una ora ho preso oltre 20 pesci più diversi altri slamati, mentre gli altri pescatori praticamente non hanno preso niente.

Suggerimenti generali

In tutte quante le tecniche sopra descritte, ci sono comunque degli accorgimenti comuni da adottare, se vogliamo insidiare correttamente i nostri amati ciprinidi.

Il primo accorgimento è sicuramente NON FARCI VEDERE, se i pesci si accorgono della nostra presenza, anche se non fuggono, diventeranno ancora più selettivi e rifiuteranno tutte le esche, soprattutto gli esemplari più grandi.

Il secondo, anche se può sembrare strano, è il NON ENTRARE IN ACQUA, se non costretti, questo per il motivo detto prima. Anche se entriamo in acqua molto lontano, il rumore che facciamo si diffonde in acqua molto rapidamente e soprattutto molto lontano, mettendo in preallarme i pesci, anche se non ci vedono e quindi non hanno ancora la certezza del pericolo, questo però fa aumentare la loro attenzione e quindi diminuire la loro propensione ad abboccare.

Il terzo è mantenere sempre il contatto diretto con l’esca durante il recupero, e ferrare SEMPRE al minimo accenno di mangiata che AVVERTIAMO SULLA CANNA. La ferrata deve essere tempestiva, non importa che sia violenta come quando peschiamo i Bass con esche siliconiche, ma deve essere istantanea perché altrettanto istantaneamente i cavedani sputeranno l’esca.

Il quarto è cercare di sfruttare tutte quelle situazione e/o condizioni in cui il cavedano non riesce ad osservare bene e a lungo la nostra esca,  infatti più a tempo di studiarla, più c’è la possibilità che scopra il pericolo e se la dia a pinne levate. In pratica, occorre insistere ad esempio sulle correnti, dove entra l’acqua nella buca, in quanto la turbolenza non fa distinguere bene il nostro artificiale, ed ed il cavedano ha poco tempo per decidere di mangiare o lasciare andare il boccone. Altre condizioni da sfruttare sono i cambi di luce, alba e soprattutto il tramonto dove la poca luce ha lo stesso effetto della corrente. Oppure sfruttare l’acqua leggermente intorbidita da una recente piena, prima che si schiarisca del tutto.

La prima parte è finita qua, nel prossimo articolo parleremo di come applicare le tecniche di pesca illustrate qua sopra a seconda della stagione.

A presto e ………………… Buona P…..ermanenza sul sito.

Filippo Fuligni
lippusCHIOCCIOLAinwind.it (al posto della scritta “CHIOCCIOLA” inserire il simbolo)

_______________________

La pesca del cavedano in acque correnti : parte 1 ; parte 2 ; parte 3

 

  Black Bass & Co
|Home | | Indice per argomento | | Indice per autore |