TECNICA E TATTICA

 

 

 

 

La pesca del cavedano in acque correnti

(Parte 3. Quali artificiali e quale attrezzatura)

di Filippo Fuligni alias Lippus (Febb. 2008)

In questa terza e ultima parte parleremo dettagliatamente di artificiali visto che sono lo “strumento” principale della nostra azione di pesca, ed in ultima battuta di attrezzatura in generale (canne, mulinelli, ecc), non ho sviluppato troppo quest’ultimo argomento perché molto dipende da abitudini e preferenze personali, io mi sono limitato a dare delle indicazioni di massima.

Quali artificiali

Passo ora a descrivere dettagliatamente le esche che ritengo migliori per insidiare il nostro ciprinide, come noterete in seguito, difficilmente farò nomi di marche o modelli particolari, se non in casi particolari, in quanto, secondo me occorre capire che tipo di artificiale occorre usare, ed in base a questo sceglierlo tra la moltitudine di quelli disponibili sul mercato, o come faccio io, costruirselo ad hoc ;-). Su tutti i tipi di artificiali esprimerò le mie opinioni, che vengono da alcuni  anni di esperienza di pesca al cavedano (troppi anni… ormai si comincia a diventare vecchi e rincog….. ehm …volevo dire … “saggi” …), che ovviamente non sono da prendere per oro colato, non pretendo certo di essere infallibile .

Cucchiaini Rotanti

Cominciamo dall’esca classica per eccellenza, penso che la maggior parte di noi lanciatori, soprattutto i più anziani, hanno cominciato con i cucchiaini rotanti, io compreso, e mi è sembrato giusto partire proprio da essi.

Inizio subito con una affermazione poco ortodossa, che sicuramente mi attirerà le ire di molti pescatori, e cioè che la colorazione del cucchiaino non conta nulla!!, o meglio non conta nel modo in cui siamo stati abituati a pensare. Mi spiego, avere la paletta argentata, invece che dorata oppure color rame , o con i pallini rossi, gialli, verdi, rosa shocking, conta meno di zero, quello che invece fa la differenza è tipo di colorazione. Faccio un esempio per essere più chiaro, in condizione di sole a picco, acqua limpida e lama d’acqua esposta da ogni angolazione al sole, l’uso di una paletta molto riflettente tipo la classica paletta argentata, nonché dorata o comunque a finitura metallica lucida, può essere controproducente, in quanto emette dei forti bagliori che spaventano il pesce, facendo sembrare quell’aggeggio rotolante più grosso di quel che è spaventando le nostre possibili prede, in queste condizioni conviene usare rotanti con paletta scura (tipo i Black Fury della meps) o comunque con colorazione non riflettente. Al contrario in situazioni di luce scarsa, in zone coperte dalla vegetazione, o comunque non con sole a picco, la paletta a finitura lucida da maggiori chance perché è, appunto, maggiormente visibile. Ma vi posso assicurare che pescare con una paletta argentata o dorata non fa nessuna differenza quanto a catture.

Anche dire che i cucchiaini con cavalierino (Meps) sono migliori di quelli con paletta in asse (Martin), o viceversa, non ha senso, in quanto tutti e due sono ugualmente catturanti, la differenza sta nello scegliere quello giusto a seconda delle situazioni, in quanto hanno caratteristiche di nuoto diverse. Praticamente va scelto il rotante in modo che possa “frullare” in maniera ottimale nel punto in cui il pesce è in caccia e scelto solo in funzione di questo. Ci sono quindi situazioni in cui rende maggiormente un rotante con cavallierino ed altre in cui rende di più uno con paletta in asse.

Ovviamente a tutto quanto sopra detto ci sono delle eccezioni, quasi sempre dovute alla pressione piscatoria in un determinato luogo, ad esempio, se in un tratto di fiume tutti pescano con il classico Martin Vespa 3gr, dopo un po’ questa esca diventerà poco produttiva, in quanto i pesci cominciano a collegare quel “coso” al pericolo.

Passiamo alla fine a descrivere quali sono i cucchiaini da usare per la pesca al cavedano, cominciamo con quelli dotati di cavalierino, le misure utilizzabili sono quelle che vanno dal nr.0 al nr.4, anche se i più utilizzati sono il nr.1 e il nr.2. Il nr.0 ha la sua resa migliore in estate, pescando nelle correntine con pochi cm di acqua, al contrario il nr. 3 o 4 danno il meglio su acque profonde oppure in condizioni di pesce affamato ed in caccia, per selezionarne la taglia.

Una cosa importante da considerare è il tipo di paletta, fondamentalmente ce ne sono in commercio di 3 tipi (in realtà sono molti di più ma alla fine sono dei derivati di questi 3 principali):

-         Colorado (Praticamente rotonde)

-         Francese (Meps Classico)

-         Willow, o a foglia di salice (Tipo Meps Aglia Long)

Le palette “Colorado” muovono molta acqua e sono indicate per recuperi lenti, principalmente in superficie, in presenza di acque ferme o molto lente, tali caratteristiche li rendono inutilizzabili in presenza di acqua veloce.

La paletta “Francese” è a forma ovale allungata, è quella dei Meps classici per capirci, ed è quella più versatile, in quanto riusciamo a pescare in praticamente tutte le condizioni, sia in acqua lenta che in corrente. In presenza però di correntoni molto veloci e profondi entra in crisi, difficilmente riusciremo a fare stazionare il nostro artificiale nei pressi del fondo, in questo caso entrano in gioco i rotanti con paletta Willow. Le palette Willow hanno una forma molto allungata, come una foglia di salice, questa forma permette di risentire meno degli effetti della corrente, rimanendo perfettamente efficiente anche in presenza di acque molto veloci, sono però inadatte all’uso in acque lente o ferme.

Quando ci troviamo in condizioni particolari, dove con gli artificiali che ci sono in commercio non riusciamo a pescare, può essere utile costruirsi da solo i propri rotanti, oppure riassemblare alcuni di quelli acquistati. Negli ultimi anni sto pescando praticamente solo con rotanti autocostruiti/assemblati, in quanto li ho fatti apposta per le condizioni che trovo nelle mie zone di “caccia”. Una situazione classica è quando è necessario avere un artificiale di un certo volume ma con peso diverso da quello standard, ad esempio avere un cucchiaino del volume di un nr.2 ma il peso di un nr1 o anche meno, ho risolto assemblando la paletta di un nr 2, con il corpo di un nr.0. Altro motivo per autocostruire/assemblare i rotanti è l’uso dell’amo singolo, in quanto in commercio ce ne sono davvero pochi, e la cosa mi suona strana, perché se montati con l’amo giusto (lungo dritto, con filo non troppo grosso e pancia tonda), hanno la stessa percentuale di strike dell’ancoretta, ma con percentuale di slamature nettamente inferiore, prossima allo zero.

Per quanto riguarda i rotanti con paletta in asse sono da utilizzare quelli da 2gr a 12gr, con preferenza dai 3gr ai 6gr. Come detto per i rotanti con cavalierino le misure più piccole sono ottime in estate su correntine poco profonde, mentre quelli più pesanti sono da utilizzare per i correntoni profondi e/o in presenza di pesce molto attivo e vorace.

Come avrete notato, non ho parlato di colori del corpo/paletta, perché dopo ennemila prove sul campo, non ho notato differenze di catture tra un colore ed un altro, soprattutto per quanto riguarda il corpo, mentre per la paletta vale quanto detto in cima a questo capitolo. Ed è per questo motivo che i rotanti che costruisco sono molto semplici e con colorazione “sobrie” , proprio perché trovo inutile perdere tempo a realizzare dei particolari non necessari ai fini della resa in pesca.


Figura 1. In alto potete vedere dei rotanti commerciali
 con cavalierino, in basso dei rotanti autocostruiti.


Figura 2. Nella prima fila in alto sono presenti dei rotanti
 con paletta in asse commerciali, in basso gli autocostruiti, purtoppo 
alcuni di questi ultimi sono stati maltrattati dai morsi 
di alcuni pesciacci cattivi ;-) ...

Minnow, crank e popper

Anche il minnow è una esca classica, ottima sia nella versione galleggiante che affondante. Anche in questo caso affermo che la colorazione è relativamente importante, ma non irrilevante come nel caso dei cucchiaini. La cosa importante è che la livrea del minnow ricordi quella dei pesciolini di cui si ciba abitualmente, senza andare troppo sul dettagliato, ad esempio non ho notato nessuna differenza di catture pescando con il classico color argento/nero, che color oro/nero che color persico, che color trota, la differenza la fa solo il movimento che l’artificiale ha e come lo utilizziamo (anche se, sinceramente prima di usare un minnow di un bel colore rosa shocking qualche dubbio lo avrei ).

Per i minnow galleggianti le misure da utilizzare sono quelle da 3cm a 9cm ed in certe condizioni ci possiamo spingere fino a 12cm, sia monopezzo che snodati, mentre quelli affondanti sono da utilizzare nelle misure da 2cm a 9cm, anche loro sia monopezzo che snodati. La dimensione dell’artificiale, oltre che in base alla distanza da raggiungere e/o la profondità dell’acqua, va scelta in proporzione all’attività dei cavedani. Cioè in presenza di pesce attivo va aumentato la dimensione dell’esca, al contrario con pesce apatico va diminuita, almeno questo come linea di massima, sarà poi la nostra esperienza che ci dirà quale sarà la dimensione giusta da usare a seconda delle condizioni del momento.


Figura 3. Minnow galleggianti commerciali, da 3, 5 e 7 cm.


Figura 4. Minnow galleggianti autocostruiti di 6, 5 e 3 cm.


Figura 5. Minnow Affondanti, in alto dei minnow commerciali
 di 2, 3, e 5 cm. In basso dei minnow autocostruiti di 5 e 3 cm.

Dei minnow particolari ma molto catturanti sono i WTD (Walking the Dog), galleggianti da recuperare a strappetti in modo da farli sbandare a destra e a sinistra, come “un cane al guinzaglio”, movimento da cui prendono il nome. Sono da usare quelli di dimensioni da 4 a 9cm con preferenza per quelli da 5/7cm.


Figura 6. Artificiali Top Water. In alto un popper
 ed un WTD commerciale, in basso dei WTD ed 
un piccolo popper autocostruiti.

Anche i crank (minnow panciuti con il classico palettone anteriore) soprattutto nelle dimensioni più piccole, da 3 a 5cm, possono risultare molto catturanti, soprattutto in primavera e autunno, quando notiamo che i pesci sono attivi ma tendono a stazionare in profondità. L’unica controindicazione è che vanno in crisi in presenza di corrente. Per questo motivo mi sono costruito un crank con una paletta stretta in modo da lavorare bene anche in presenza di corrente medio forte.


Figura 7. Piccoli crank adatti alla pesca del cavedano,
 sono quasi tutti autocostruiti tranne l'ultimo a destra.

Anche i popper sono esche prettamente di superficie, con la loro grande bocca concava alzano molti schizzi d’acqua ad ogni colpo di cimino, anche in questo caso sono da scegliere nelle misure più piccole, dai 4 ai 7/8cm, oltretutto nel recupero occorre fare attenzione a non alzare troppa acqua, altrimenti otteniamo il solo scopo di far scappare tutti i pesci.

Filibustieri

Benché siano una tipologia di minnow, inquadrabile nella categoria minnow “lipless”, cioè senza paletta, ho deciso di descriverli a parte, perché è forse l’esca che amo di più, anche se l’ho scoperta di recente, in quanto non ne avevo mai trovati in commercio che andassero bene per le mie necessità, ma da quando ho cominciato ad autocostruirmeli me ne sono innamorato.

Per chi non li conoscesse, i filibustieri, sono dei minnow di origine, una volta tanto, Italica , caratterizzati dal fatto che sono senza paletta, affondanti, con un movimento particolare, e cioè, in fase di caduta oscillano sull’asse di rollio con un movimento molto adescante, tanto che la maggior parte degli attacchi si hanno proprio in questa fase, mentre recuperati linearmente oscillano a destra e a sinistra quasi come un minnow dotato di paletta.

Anche il recupero di questo artificiali è un po’ particolare, praticamente si alternano previ recuperi lineari, in genere abbastanza lenti, a colpetti di cimino in modo da fare spanciare l’artificiale, a cui segue un momento di stop per farlo affondare ed esaltare il suo particolare movimento in caduta.

E’ efficace tutto l’anno, ha il suo picco di rendimento in autunno,  restando ugualmente valido in inverno, dove spesso riesce a farci togliere il classico cappotto di dosso, ed in primavera. In estate ha una resa minore rispetto ad altre esche, soprattutto quelle galleggianti, ma in alcuni casi, magari quando passa un fronte freddo ed i cavedani tendono a rimanere a ridosso del fondo, è una delle poche esche che riesce a smuovere qualche pesce.


Figura 8. Serie di filibustieri tutti autocostruiti di 6, 5,  4 e 4 cm.

Imitazioni di insetti

Sono i cosiddetti “terrestrial”, cioè imitazioni di insetti che non vivono in acqua, ma che spesso e volentieri ci cadono dentro, diventando preda dei nostri ciprinidi preferiti. Possono essere fatti sia in legno, che in plastica dura che in gomma siliconica, e, soprattutto in estate, sono molto catturanti, soprattutto se usati a modo, cioè fatti cadere nelle zone dove questi insetti cadono in acqua naturalmente, precisamente a ridosso delle sponde, a ridosso di alberi o altra vegetazione che si propende in acqua, in corrente, soprattutto quelle più basse. L’azione di pesca poi è molto semplice, in quanto nella maggior parte dei casi, si lancia, avendo cura di ottenere una posa più silenziosa possibile, e …… basta!, non serve recuperare, l’esca viene attaccata a galla proprio perché imita un insetto caduto inavvertitamente in acqua, al limite dare dei leggerissimi colpetti di cimino, in modo da fare leggermente vibrare la nostra imitazione, proprio come un insetto in difficoltà.

Le mie preferite sono le imitazioni in gomma siliconica dei grilli, ma ugualmente molto valide sono le imitazioni in legno o plastica delle cavallette, delle cicale o delle libellule, cercando di usare le misure più piccole.

Una esca che mi ha dato molte soddisfazioni, soprattutto in inverno, ma non imita un insetto “terrestre”, è l’imitazione di camola della “Yo-Zuri”, realizzata in plastica cava,  è affondante e dotata di paletta.

Esche siliconiche

Premetto subito che non le uso quasi mai perché non mi piacciono, e forse per questo non ho mai avuto grossi risultati, ad esclusione delle imitazioni di insetti terrestri. Comunque posso dire che qualche risultato l’ho avuto utilizzando piccoli shad (imitazioni di pesciolini) con colori naturali, mentre con i classici grub (falcetti), sia montati su testina piombata sia direttamente su un amo, ho avuto solo delusioni, nel senso che in genere qualche mangiata l’ho sentita, ma di catture effettive poche. In ogni caso la resa di queste esche mi è sembrata sempre molto limitata rispetto alle altre, ma è probabile che questa mia impressione sia dovuta al fatto che non mi piacciono e non sappia come impiegarle adeguatamente.

Cucchiaini ondulanti

Gli ondulanti mi hanno sempre dato notevoli soddisfazioni, soprattutto con le trote ma con i cavedani ancora non sono riuscito ad avere gli stessi risultati. A differenza di quello che si può pensare queste esche richiedono una tecnica  leggermente diversa per essere produttive. So per certo infatti che Luciano Cerchi le impiega sistematicamente e con grande successo anche a Cavedani. Personalmente tuttavia non entro troppo nei dettagli perché, non avendo grosse esperienze dirette, rischierei di dire grosse inesattezze.

Attrezzatura

Ho lasciato per ultimo questo argomento, non perché non sia importante, ma perché può passare in secondo piano rispetto agli argomenti precedenti, anche se la canna giusta e/o il mulinello giusto può significare la cattura o la perdita del pesce.

Qui di seguito parlerò solo di attrezzatura da spinning, in quanto le dimensioni ed i pesi delle esche che dobbiamo lanciare, male si addicono al casting, anche se qualche temerario (come il sottoscritto ) ogni tanto ci prova.

La canna giusta per pescare i cavedani, secondo me, deve avere le seguenti caratteristiche, lunghezza 2,10m (7 Piedi), che riesca a lanciare fino a 12/15gr (1/8-3/8 oz per chi ama le misure anglosassoni), rapidissima ad azione moderatamente di punta, una via di mezzo tra azione prettamente di punta ed una parabolica. Rapidissima perché occorre reagire con prontezza alle veloci mangiate del cavedano, e leggermente parabolica perché il suo l’apparato boccale è piuttosto delicato, quindi se agganciamo un pesce di taglia una canna con azione particolarmente di punta rischia di non assecondarne le fughe, facendo allargare la ferita intorno all’amo favorendo la slamatura della preda, mentre una canna con una azione leggermente più parabolica limita questo pericolo.

Il mulinello da abbinare sarà uno dalla taglia 1000 alla 2500, con preferenza verso quest’ultima, da scegliere in base alla canna (secondo me una buona equilibratura è fondamentale, in quanto un abbinamento mulinello/canna con pesi e baricentro giusti, riduce quasi a zero lo sforzo e quindi la nostra stanchezza a fine giornata), e alle distanze di lancio dove un mulinello di taglia maggiore garantisce una gittata più lunga a parità di diametro del filo. Inoltre se vogliamo pescare con i cucchiani rotanti la scelta di un mulinello di taglia maggiore è quasi obbligata, in quanto ha una maggiore velocità di recupero e quindi riusciremo a controllare meglio il nuoto del nostro artificiale.

Però io predico bene e razzolo male infatti ho sempre montato un mulinello di taglia 1000, anche se oggettivamente un 2500 renderebbe di più, ma siccome pesco sempre molto “lento”, una maggiore velocità sul recupero non mi serve e  preferisco avere un attrezzo più leggero che mi stanchi meno (lo so sono pigro ..).

I monofili da abbinare ai suddetti mulinelli saranno quelli con diametro tra lo 0.18 e lo 0.25 oppure tracciati fino a 12lbs , che secondo me rappresentano il miglior compromesso tra tenuta e gittata di lancio. Scendere sotto monofili dello 0.18 significa scendere troppo come carico di rottura senza avere eguali vantaggi in gittata e nessuno in termini di numero di attacchi. Al contrario salire sopra lo 0,25 significa accorciare troppo la gittata del lancio, visto il peso non troppo elevato delle esche che usiamo.

Per quanto mi riguarda, dopo tante prove, alla fine ho selezionato i 2 tipi che secondo me hanno il migliore rapporto tra lanciabilità, tenuta e soprattutto resa, e cioè il fluorocarbon da 5lbs (diametro 0,20) e il trecciato da 8lbs. Come vedete non sono andato troppo per il sottile, in quanto usare monofili sotto lo 0,20 non mi ha mai dato vantaggi in termini di catture, scendere di diametro può avere senso solo se vogliamo guadagnare qualche metro sul lancio usando esche molto leggere, ma sinceramente queste situazioni non mi capitano quasi mai.

Il trecciato lo uso praticamente sempre, e per quanto possa sembrare strano, nonostante sia molto più visibile del fluorocarbon, non da disturbo al cavedano, anche perché, come ho spiegato all’inizio, lanciando quasi sempre verso valle il filo rimane dalla parte opposta rispetto alla visuale del pesce, e quindi non lo disturba più di tanto.

Il trecciato ha due grossi vantaggi:

1)      Un carico di rottura nettamente superiore al monofilo a parità di diametro, e questo permette di diminuirne il diametro ed avere vantaggi in gittata del lancio senza andare a scapito della tenuta.

2)      Non ha nessuna elasticità, quindi riusciremo a ferrare molto più rapidamente che con monofili in nylon/fluorocarbon, avendo un contatto diretto ed immediato con il nostro artificiale.

Il monofilo in fluorocarbon invece lo uso solo in presenza di pesci molto apatici, non attivi, con acqua molto limpida e lenta/ferma. Situazioni in cui i cavedani tendono a guardare tutti i particolari prima di mangiare, in questo modo evito il possibile disturbo dato dalla visibilità del trecciato.

Ma se devo essere sincero, ho avuto maggiori attacchi sul florocarbon rispetto al trecciato solo pochissime volte durante l’anno, praticamente solo in inverno con acqua più che cristallina, e per poche intendo non più di 2 o 3.

Conclusioni

Per ora mi fermo qui, spero di essere stato di aiuto per chi vuole iniziare ad insidiare questo astutissimo pesce. Come ho già detto precedentemente questo non vuole essere un trattato scientifico sulla pesca al cavedano, ho solo voluto mettere a disposizione di tutti quella che è stata la mia esperienza, con la consapevolezza di avere ancora molto da capire su questo pesce, e chiedendo clemenza per gli eventuali errori commessi.

Buona p……………..ermanenza sul sito.

Filippo Fuligni
lippusCHIOCCIOLAinwind.it (al posto della scritta “CHIOCCIOLA” inserire il simbolo)  

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La pesca del cavedano in acque correnti : parte 1 ; parte 2 ; parte 3

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